‘Spese pazze’ all’Ars: male che vada c’è la restituzione, ma non la galera

27 maggio 2017

A quanto pare – a parte il portafoglio – con i fondi dei gruppi parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana nessuno si fa male. Se intervengono quei curiosi dei giudici contabili, al limite bisogna restituirli, magari in parte. Il ‘caso’ dell’ex capogruppo del PD a Sala d’Ercole, Antonello Cracolici, al quale la Corte dei Conti ha ridotto la pena pecuniaria 

Ci ficiru ‘u scuntu, come si dice dalle nostre parti. Ma ad Antonello Cracolici questo gli basta per cantare vittoria. In prima battuta la Corte dei Conti, per la gestione del gruppo parlamentare del PD all’Ars – legislatura 2008-2012 – l’aveva condannato al pagamento di 286 mila euro. Ora, in appello, la condanna è stata ridotta a 72 mila euro.

Ovviamente, ci saranno altri appelli e ‘contrappelli’. Ma un segnale, piaccia o no, c’è: la condanna, in Corte dei Conti, è rimasta.

Questa vicenda è molto istruttiva: abbiamo appreso – nel caso di Cracolici – che una parte dei soldi di un gruppo parlamentare dell’Assemblea regionale siciliana spesi in modo improprio (in questo caso 72 mila euro) dovranno essere restituiti. Ma questo non costituisce reato, se è vero che l’onorevole Cracolici è stato assolto in sede penale.

Il ‘principio’ è interessante: alla fine, se ci ragioniamo, i parlamentari dell’Ars possono prendere i soldi dei gruppi parlamentari e farne un uso che la Corte dei Conti non giudica regolare (non a caso Cracolici e altri parlamentari ed ex parlamentari dovranno restituirli). Ma questo non è un fatto penalmente perseguibile.

Tutto sommato, i fondi a disposizione dei gruppi parlamentari di Sala d’Ercole possono essere considerati come somme depositate di una ‘banca invisibile’ dove, però, ad erogare il credito non è il direttore della banca che istruisce la pratica, chiede le garanzie eccetera eccetera, ma è lo stesso capogruppo che ‘istruisce’ la sua pratica e quella dei parlamentari del suo gruppo ed eroga il ‘credito’: soldi che, attenzione, potrebbero essere trasformati in un contributi a fondo perduto, là dove non dovessero intervenire quei ‘camurriusi’ della Corte dei Conti.

E infatti, se in questi anni la Corte dei Conti non fosse intervenuta sui fondi spesi nella passata legislatura dai gruppi parlamentari dell’Ars, non ci sarebbero state condanne e nessuno avrebbe restituito alcunché.

Quindi, se la magistratura contabile non interviene, oplà: i ‘califfi’ dell’Ars possono utilizzare i fondi dei gruppi parlamentari per farsi i cavoli propri: caffè, cornetti, ma anche regali come anelli, orologi (esclusi i Rolex per evitare confusione con i trasporti via mare…) e, in generale, ricchi premi e cotilions…

Se invece interviene la magistratura contabile, beh, pazienza: il ‘prestito’ va restituito, ma senza il patema d’animo di considerare il fatto un reato penalmente perseguibile…

Come si direbbe dalle nostre parti, megghiu r’accussì un putia finiri… soprattutto in prossimità di due imminenti campagne elettorali.

E’ il ‘segnale’ che i parlamentari uscenti dell’Ars si aspettavano!

E i candidati all’Ars e alla presidenza della Regione siciliana che non dispongono di questo ‘fondo cassa’ legittimato che cosa debbono fare? Mutui onerosi, prestiti dai ‘cravattari’?

E poi ci vengono a parlare di par condicio!

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