Acqua in Sicilia: ecco come Crocetta e il PD hanno creato i presupposti per affossare la gestione pubblica

6 maggio 2017

Gli attori di questa sceneggiata li individua bene Antonella Leto, del Forum per l’acqua pubblica. Là dove spiega che gli articoli della legge regionale del 2015 contestati oggi dalla Consulta sono stati voluti proprio dal Governo regionale per imbrogliare le carte. Le maggiori responsabilità sono della presidenza dell’Ars, che ha insabbiato il disegno di legge d’iniziativa popolare spianando la strada a un imbroglio legislativo. Neanche i grillini siciliani si sono chiamati fuori da questa recita a soggetto 

Finalmente c’è qualcuno che comincia a fare chiarezza sulla sceneggiata sulla gestione dell’acqua in Sicilia culminata con una non certo inattesa presa di posizione della Corte Costituzionale. Lo fa Antonella Leto, esponente del Forum dei Movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni e del Comitato promotore della legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione delle Acque in Sicilia.

“Gli articoli della legge 19/15 (il riferimento è alla legge regionale n. 19 del 2015 ndr), giudicati incostituzionali dalla Corte Costituzionale – sottolinea Antonella Leto – sono gli stessi che il Presidente Crocetta e l’Assessore Contraffatto hanno voluto inserire, come emendamenti al testo di legge esitato dalla IV Commissione ambiente Ars, in fase di approvazione in Assemblea regionale siciliana”.

Questo è un passaggio fondamentale per capire chi è che ha imbrogliato le carte in questa vicenda per difendere gli interessi dei privati. Già nei primi mesi del 2013, quando la commissione Ambiente del Parlamento siciliano era presieduta dal grillino Giampiero Trizzino, si era capito che la maggioranza di centrosinistra, con in testa il PD (tranne qualche rara eccezione: è il caso del parlamentare del Partito Democratico, Giovanni Panepinto, uno dei pochi esponenti di questo partito che, ogni tanto, si ricorda di essere stato comunista), non aveva alcuna intenzione di tornare alla gestione pubblica dell’acqua.

L’assessore regionale con la delega all’acqua dell’epoca, il magistrato Nicolò Marino, temporeggiava. E temporeggiavano quasi tutti, compresi i grillini. C’era il disegno di legge d’iniziativa popolare che, se discusso e approvato, non avrebbe creato alcun problema. E’ a questo punto che sono cominciati i ‘giochi’. Obiettivo: eliminare il disegno di legge d’iniziativa popolare (e a questo ha pensato il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che in questa vicenda è stato scorrettissimo) e approvare un testo a ‘coda di topo’ che avrebbe dovuto essere per forza di cose considerato incostituzionale.

Obiettivo da raggiungere non subito. Bisognava perdere tempo affinché la programmata ‘bocciatura’ della legge, da parte della Consulta, arrivasse a fine legislatura. Infatti per tre anni il Parlamento dell’isola non fa nulla. Poi arriva la contestata legge n. 19 del 2015. Da qui le accuse di Antonella Leto rivolte al presidente della Regione, Rosario Crocetta, e all’assessore, Vania Contraffatto che, nel frattempo aveva assunto la delega alla gestione dell’acqua per conto dei renziani siciliani, ovvero i difensori dei privati:

“Avevamo già scritto – sottolinea sempre Antonella Leto – che (gli articoli di legge voluti dal Governo Crocetta ndr) sembravano messi apposta per dare l’opportunità di far impugnare la legge a Renzi come è infatti avvenuto. La disparità di trattamento per la durata della gestione tra pubblico e privato e la determinazione delle tariffe in ambito regionale, ‘cassati’ dalla legge, erano scontati; tutti conoscono le leggi nazionali ed europee a tutela della concorrenza e che è il sistema tariffario è di competenza dell’AEEGSI, su proposta delle Autorità d’Ambito, e non della Giunta regionale”.

A questo punto arriva un secondo inghippo che anche l’avvocato Gaetano Armao, ieri, commentando il pronunciamento della Corte Costituzionale, sembra aver dimenticato:

“Quello che il Governo Crocetta non ha voluto difendere, rinunciando guarda caso a costituirsi come parte resistente all’impugnativa di Renzi – scrive ancora Antonella Leto – è la possibilità delle gestioni dirette e la costituzione dei sub-ambiti da parte dei Comuni, ‘bocciate’ dalla Corte in funzione dalla modifica introdotta all’art. 149 bis del d.lgs 152/2006, che introduce l’unicità di gestione in luogo dell’unitarietà. Questa possibilità, a nostro parere, sarebbe rimasta del tutto legittima se la legge avesse interessato l’intero patrimonio idrico regionale per tutti gli usi, anche irrigui ed industriali, e non solo per l’idropotabile, così come era previsto dalla proposta di legge di iniziativa Popolare e dei Consigli Comunali di cui la legge 19/15 è figliastra”.

“Il paradosso invece – prosegue la nota di Antonella Leto – è che la sentenza della Corte risulta avversa alle gestioni dirette facendo perno proprio sull’art. 14 dello Statuto autonomo che affiderebbe competenze esclusive in materia di acque pubbliche alla Regione, dando un’interpretazione riduttiva anziché espansiva dell’articolo 14 e dell’Autonomia, al contrario di quanto avvenuto per le Province autonome di Trento e Bolzano che hanno rafforzato nel proprio Statuto la competenza sull’idrico”.

Una ‘botta’ Antonella Leto la riserva anche al Giornale di Sicilia che ieri titolava: “Bocciata la riforma dell’acqua, tornano i privati”.

“Al Giornale di Sicilia – precisa l’esponente del Forum dei Movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni – vorremmo dire che i privati non se ne sono mai andati, né sono stati mai stati messi in discussione i loro contratti come prevede la legge 19/15. Parliamo della multinazionale francese Veolia che gestisce, con il 75% delle azioni, insieme al 25% della Regione, il sovrambito regionale Siciliacque spa. Crocetta avrebbe dovuto, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, cioè entro novembre 2015, valutare ‘la sussistenza dei presupposti per l’eventuale esercizio di recesso dalla convenzione con Siciliacque spa’ ed in ogni caso avviare le procedure per la revisione della stessa convenzione, cosa mai avvenuta, mentre rischiamo l’emergenza idrica a causa di invasi e dighe mai ristrutturate”.

Questi sono due punti vergognosi – i più vergognosi – di questa storia. Il Governo Crocetta – e in particolare il presidente Crocetta – avrebbe dovuto rivedere la convenzione con Sicilacque spa. E’ la società che in Sicilia – in forza di una legge ‘intelligente’ voluta nei primi anni del 2000 dal Governo nazionale Berlusconi e applicata dagli ‘ascari’ di Forza Italia della nostra Isola – ha acquisito, a costo zero, per 40 anni, buona parte delle infrastrutture idriche della Sicilia costate migliaia di miliardi di vecchie lire.

Di fatto – questo succede – Sicilacqua spa vende ai Siciliani l’acqua che è già dei Siciliani!

In cambio di questa vergognosa sceneggiata chiamata “gestione del sovrambito”, Sicilacque spa avrebbe dovuto realizzare opere per migliorare la gestione delle infrastrutture idriche.

Quante opere ha realizzato, fino ad oggi, Sicilacque spa? E quante opere hanno realizzato i privati che hanno gestito gli ambiti provinciali?

Aspettiamo ancora che qualche parlamentare dell’Ars – meglio ancora se un gruppo parlamentare – chieda conto e ragione a Sicilacque spa di quanto ha fatto fino ad oggi in Sicilia.

Intanto i privati che gestiscono l’acqua in Sicilia o sono falliti (com’è avvenuto in provincia di Palermo e a Siracusa e provincia), o, in alcuni casi, hanno prodotto danni ai cittadini. Antonella Leto cita i casi di Girgenti Acque ad Agrigento e di Caltacqua a Caltanissetta:

“Non si contano più le inchieste giudiziarie in corso e le condanne in giudicato per diverse tipologie di reato, ma le inadempienze contrattuali, il danno ambientale e le vessazioni sui cittadini non sono mai stati verificati, malgrado diversi articoli della legge 19/15 lo prevedessero con una tempistica preordinata dalla stessa legge. Invano abbiamo chiesto l’accesso agli atti all’assessore ed al Presidente in merito, ad esempio, al rispetto del Protocollo di legalità sottoscritto da Ministero, Confindustria, Federutility e Regione Sicilia nel 2010, delle conseguenti Linee Guida di attuazione del Protocollo del 04/07/11 e Patto d’integrità. Si è chiesto di conoscere se fossero state effettuate dalla Presidenza della Regione, dall’assessorato all’Energia, dal Ministero per l’Ambiente, dalle Prefetture siciliane individualmente e/o congiuntamente le verifiche periodiche sul rispetto del Protocollo e, in particolare, delle relazioni semestrali dei Dirigenti Generali del Dipartimento acqua, rifiuti. Invano abbiamo chiesto in data 3 febbraio 2017 un incontro urgente al Presidente Crocetta, attendiamo ancora risposta”.

“Quella che abbiamo avuto di fronte – scrive sempre Antonella Leto – è una Regione autistica ed asservita alla logica neoliberista di privatizzazione promossa a livello nazionale, incapace di rispondere alla volontà Popolare e dei Comuni siciliani che hanno lottato negli ultimi 10 anni per l’Acqua Pubblica e che hanno trovato negli ultimi tre Governi regionali un muro di gomma. La legge regionale 19/15, anche spogliata degli articoli ‘cassati’ dalla Corte, resta una legge per la ripubblicizzazione delle Acque. Se in questi due anni si è temporeggiato in attesa della sentenza ora bisogna correre per non vedersi servire qualche ulteriore polpetta avvelenata di cui si ha già sentore”.

E qui, purtroppo, non possiamo che essere pessimisti: come abbiamo già accennato, si è fatto in modo – e qui la responsabilità politica, lo ribadiamo, è della presidenza dell’Ars – di arrivare a sei mesi dalla conclusione della legislatura proprio per creare di presupposti del nulla o di qualche “polpetta avvelenata”.

“Ai sindaci riuniti nelle ATI il compito di definire la gestione pubblica e partecipativa delle acque in Sicilia – dice ancora Antonella Leto – di rescindere i contratti con i gestori privati, di pretendere dal Presidente e dall’assessore l’applicazione della legge. Come movimenti continueremo a lottare affinché la volontà popolare venga rispettata e faremo valutare ai nostri legali possibili interventi sulle inadempienze della Regione in merito all’applicazione della legge. Si scrive Acqua si legge Democrazia e non siamo disposti a cedere ne l’una ne l’altra!”.

Sulla vicenda interviene anche il parlamentare Giovanni Panepinto:

“La sentenza della Corte Costituzionale che ha sostanzialmente cassato gli articoli che riguardano la gestione del servizio idrico in Sicilia e il modello tariffario – compresa la parte relativa al costo dell’acqua fornita da Siciliacque – di fatto azzera il referendum al quale hanno votato 27 milioni di italiani e calpesta l’Autonomia siciliana e le prerogative statutarie. La grande lobby dell’acqua – aggiunge il vice capogruppo del PD all’Ars – non pensi che sia una partita chiusa. Chi oggi festeggia questa sentenza dovrebbe ricordare che, nel 2004, fu stipulata una convezione di 40 anni con una società per la gestione di risorse idriche, strutture e dighe pagate dai contribuenti siciliani (il riferimento è alla già citata Sicilacque spa ndr). Credo che questa vicenda metta in discussione anche i rapporti fra il Partito Democratico, il governo regionale che non si è costituito di fronte ai giudici della Corte e che non ha applicato la legge in questi due anni, e il governo nazionale che ha impugnato la legge”.

Sulla vicenda interviene anche il senatore del gruppo misto, Francesco Campanella:

“La legge sull’acqua pubblica in Sicilia nasce da un’iniziativa popolare. Tanti cittadini preoccupati hanno dato vita ad un percorso molto importante confluito nel ‘Forum dei movimenti per l’acqua bene comune’ che lotta affinché l’acqua sia pubblica e quindi accessibile a tutti già dal 2006. Crocetta con la sua Giunta ha stravolto la proposta di legge, sulla quale tanto ha lavorato il Forum, aggiungendo degli articoli che sono gli stessi che oggi la Corte Costituzionale impugna ‘bocciando’ la legge. I cittadini che si sono impegnati e si sono battuti in tutti questi anni, oggi hanno dovuto ingoiare l’ennesimo boccone amaro. Ma sono certo che continueranno la loro battaglia insieme a tutti i siciliani di buon senso, ed io sono tra questi. Quello del Governo Crocetta è un comportamento inqualificabile, l’impressione che si ha è che neanche l’occupazione di un esercito nemico avrebbe potuto procurare tanta rovina. Mi chiedo: Crocetta e tutta la Giunta, stanno in Sicilia per governare contro quest’Isola? E hanno anche la presunzione di ricandidarsi alle prossime elezioni, francamente mi pare grottesco”.

P.S.

Di fatto, l’onorevole Giovanni Panepinto ha finalmente capito che gli avversari, per lui che difende la gestione pubblica dell’acqua in Sicilia, sono dentro il PD, cioè nel suo partito. Partito del quale è vicecapogruppo all’Ars…

Complimenti vivissimi al ‘rivoluzionario’ presidente Crocetta e al suo mentore, senatore Giuseppe Lumia, che sono riusciti, in questa legislatura, ad affossare la gestione pubblica dell’acqua prevista dal referendum popolare del 2011. In fondo, per un partito che si dice di sinistra calpestare la volontà popolare è la massima aspirazione…

Complimenti anche a Michele Emiliano, che, nel Partito Democratico, si è posto e si pone all’opposizione di Renzi ‘da sinistra’: con Crocetta e Lumia avrà tanta sinistra nel motore… 

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