Tagli alla sanità per curare i migranti? E ai Siciliani quanto costerebbero?

22 aprile 2017

Un articolo nella manovra del Governo Gentiloni sta preoccupando la Lombardia: prevede di trasferire i costi delle spese mediche per i migranti dal Ministero dell’Interno a quello alla Sanità: “Sarebbe un vero e proprio taglio al budget sanitario”. E, in Sicilia, chi paga per le cure mediche dei migranti? E chi si preoccuperà di verificare quali conseguenze avrebbe tale norma?

C’è un articolo nella manovra ‘correttiva’ del Governo Gentiloni che sta preoccupando non poco le regioni, soprattutto quelle che ospitano il maggiore numero di migranti. E’ l’articolo 31 il cui titolo è il seguente: “Trasferimento competenze in materia sanitaria per stranieri”. Secondo quanto leggiamo su La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, l’articolo prevede il passaggio di tali competenze dal Ministero dell’Interno al Ministero della Sanità che si farebbe carico anche del pregresso.

La domanda che il quotidiano pone è la seguente: questo trasferimento sarà finanziato fuori budget o entrerà direttamente nel budget ordinario, quello cioè che finanzia i servizi ai cittadini italiani e agli stranieri regolarmente registrati?

La questione non è di poco conto perché se rientrasse nel budget ordinario equivarrebbe ad un nuovo taglio alla sanità che si aggiungerebbe ai drastici tagli dell’ultimo decennio. Gli italiani, cioè, si ritroverebbero a dovere subire ulteriori prelievi alla sanità pubblica per finanziare la schizofrenica politica italiana in tema di migranti, un mix di affari e cialtroneria finto-buonista.

Nessuno- o quasi- mette in dubbio che le vite dei migranti vanno salvate, né che vadano curati. Ma chiedere agli italiani di rinunciare anche ad una minima parte del già asfittico budget sanitario è davvero troppo.

La notizia sta allarmando particolarmente la Regione Lombardia che, insieme con la Sicilia, ospita il maggiore numero di migranti: “Sento puzza di potenziale fregatura – dice a La Verità l’assessore al Bilancio, Massimo Garavaglia – ho visto in bozza l’articolo 31, penso che faremo gli approfondimenti necessari per evitare imbrogli. Ai tre commi attuali ne aggiungerei un quarto che dovrebbe recitare più o meno così: in ogni caso il Ministero dell’Interno si fa carico degli oneri pregressi e di quelli futuri senza gravare sul Fondo sanitario nazionale. Il silenzio del ministro Lorenzin ha due spiegazioni: o non l’ha letto o non sa cosa dire”.

E come si fa a calcolare il pregresso? Le Regioni devono effettuare una ricognizione e comunicarle al Ministero della Sanità entro la fine di questo mese. Nell’articolo firmato da Giorgio Gandola e pubblicato oggi sul quotidiano diretto da Belpietro, si ricorda che la Regione Lombardia ha chiuso una transazione a suo vantaggio di 150 milioni di Euro dovuti dal Ministero dell’Interno per le questioni sanitarie legate all’emergenza profughi a Milano. Solo per Milano. Solo per un caso specifico. 

Se dovesse presentare conti simili al Ministero della Sanità, è plausibile che andrebbe ad incidere “sugli assetti finanziari del servizio sanitario nazionale”.

Il problema, va da sé, potrebbe ripercuotersi ancora di più gravemente sulla Sicilia, solo che qui a farlo notare non sarà certo l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei, il quale essendo stato inviato in Sicilia dal Governo nazionale non oserà certo dispiacere i suoi mandanti. Anzi, al contrario, può solo andargli incontro (solo un assessore inviato da Roma avrebbe potuto rinunciare ai soldi dei contenziosi con lo Stato, soldi cioè che la Sicilia avrebbe potuto incassare grazie ai pronunciamenti favorevoli della Corte Costituzionale ed, infatti, Baccei lo ha fatto).

Ricordiamo che già la Sicilia si fa carico di costi extra per i migranti (vedi il caso dei minori non accompagnati i cui costi ricadono in parte sui Comuni) e, ancora più grave, con ogni probabilità si fa già carico delle spese sanitarie per i migranti che arrivano. Non ci risultano, infatti, rimborsi in favore delle Aziende Sanitarie Provinciali (ASP) e delel Aziende ospedaliere della Sicilia, ma gireremo la domanda all’assessore, Baldo Gucciardi.

Gli interrogativi quindi rimangono aperti: la Sicilia si fa rimborsare i soldi per le cure mediche prestate alle migliaia di migranti che sbarcano nei nostri porti? Qui sbarca il 90% degli immigrati che arrivano in Italia e qui si svolge tutta la prima assistenza a carico delle ASP di pertinenza e a carico delle Aziende ospedaliere della Sicilia là dove i migranti vengono ricoverati. Da notare che, a differenza della Lombardia, che sostiene costi per l’assistenza sanitaria ordinaria dei migranti ospitati dai suoi centri di accoglienza (pochi i casi straordinari, come l’esempio dell’emergenza profughi di Milano), in Sicilia c’è anche la spesa straordinaria del primo soccorso. 

Chi paga?

Se c’è stato un rimborso a quanto ammonta?

Se no, dove sta scritto che i Siciliani debbano pagare per la folle politica migratoria del Governo italiano?

Qualche politico siciliano si premurerà di informarsi sull’articolo 31 della manovra del Governo Gentiloni e approfondire le conseguenze che questo potrebbe avere sulla ripartizione del Fondo sanitario nazionale?

L’assessore alla sanità, Baldo Gucciardi, si premurerà di fare una ricognizione dei costi sostenuti dalle Asp siciliane e pretendere un rimborso come ha fatto la Lombardia? 

Baldo Gucciardi

Sappiamo che il tema della sanità per la Sicilia è delicatissimo. Non solo da un punto di vista dei servizi erogati, ma anche da un punto di vista prettamente economico. Questioni, che va da sé, si intrecciano.

Come abbiamo ricordato qui, infatti,  nel 2006, il Parlamento nazionale ha aumentato la quota di compartecipazione alle spese della sanità della Regione siciliana, portandola, in tre anni, dal 42% circa a quasi il 50%. In cambio – così c’è scritto nella legge Finanziaria nazionale del 2007 – la Regione siciliana avrebbe dovuto ricevere, a titolo di compensazione, una quota delle accise sui consumi di carburante pari a circa 600 milioni di Euro.  Cosa che non è mai avvenuta. Fate i conti voi: 600 milioni di Euro che la Sicilia avrebbe dovuto incassare dal 2009 ad oggi. Senza considerare che lo Stato considera come fondi statali l’IRAP pagata dalle imprese siciliane, quindi, in pratica, paghiamo più del 50% e il contributo dello Stato non supera i 2.2 miliardi di Euro (su una spesa di 9.2 miliardi).

Quindi, lo Stato non ci dà i 600 milioni di Euro l’anno che avrebbe dovuto darci in cambio dell’aumento della compartecipazione alla spesa sanitaria. Parte di quello che ci trasferisce arriva dalle imprese siciliane. Con i soldi dei Siciliani, dunque, al momento e fino a prova contraria, si pagano anche le cure mediche ai migranti. Con l’approvazione dell’articolo 31 della manovra Gentiloni verrebbero conteggiate come parte del già ridottissimo budget statale ordinario?

Che facciamo? L’Italia che non sa contare a livello europeo presenta il conto della sua debolezza ai Siciliani? Ma non eravamo i peggio d’Italia? O fa comodo dipingerci così per depredarci meglio?

Foto tratta da controradio.it

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