Giovanni La Via: “Dimmi la tua”. Lo accontentiamo? Onorevole, ci parli del suo sì al CETA e dell’agricoltura siciliana…

16 aprile 2017

Da tempo occupa uno spazio pubblicitario importante perché potrebbe essere uno dei candidati alla Presidenza della Regione. Per convincere i siciliani a votarlo gli basterà ricordare che ha votato Sì all’accordo con il Canada che si annuncia come il colpo letale all’agricoltura e ai piccoli produttori: “Ancora una volta siamo di fronte a un trattato che intende affermare gli interessi della grande industria, a scapito sia dei cittadini che dei produttori di piccola scala” dice Slow Food. Ma il nostro si è schierato con le grandi lobby…

E’ ormai da un po’ di tempo che su un famoso quotidiano online campeggia una mega pubblicità di Giovanni La Via, eurodeputato del centrodestra eletto nella nostra Isola (Ncd? Forza Italia? Entrambi?), nonché ex assessore regionale all’Agricoltura. In questo banner (così si chiama lo spazio pubblicitario su internet) campeggia la sua faccia sorridente e rassicurante accanto alla quale leggiamo:

“Dimmi la tua, vieni a Bruxelles”. Un invito, cioè, a suggerire idee da potere proporre a livello europeo.

Bella trovata, non c’è che dire. Ma al di là della bravura dello staff che si occupa della sua comunicazione, cosa c’è dietro questa trovata pubblicitaria? Perché il professore universitario catanese (La Via insegna Economia Agraria presso la facoltà di Agraria di Catania) lancia questa campagna? Quali sono i suoi obiettivi? Neanche Babbo Natale crederebbe ai contenuti dello spot: e, allora, cosa c’è dietro?

Non ci giriamo intorno. Giovanni La Via potrebbe essere il candidato alla Presidenza della Regione siciliana dell’area centrista, gradito anche a Forza Italia. Sappiamo che in quest’area per un lungo periodo si è recitata la farsa delle primarie che, come ampiamente previsto, non si celebreranno. Sull’eurodeputato ci potrebbe essere una convergenza, ma i nomi ufficiali si faranno solo dopo le amministrative. In pratica, vogliono capire quanto forte sarà la batosta che prenderanno alle comunali per decidere, ma La Via resta tra i più papabili (per loro, si intende).

E, allora, proviamo a fare questo gioco. Immaginiamo che La Via sia davvero candidato alla guida della Sicilia e, come è ovvio, chiediamoci cosa ha fatto per la Sicilia in questi anni a Bruxelles, non ricordando nulla di che dei tempi in cui è stato assessore.

Facciamolo seguendo le regole del suo gioco: diciamogli la nostra. Ce lo chiede e lo accontentiamo.

Onorevole La Via, ci spiega il suo Sì al CETA? Come giustifica dinnanzi ai Siciliani il suo voto favorevole ad un accordo che, secondo l’opinione di tanti esperti del settore, danneggerà ulteriormente la nostra agricoltura e metterà ulteriormente a rischio la nostra salute? Non bastava già il magro bilancio a carico del suo gruppo sui provvedimenti che hanno già massacrato l’agricoltura italiana, meridionale in particolare?

Il CETA, come già saprete, è il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada, ratificato lo scorso Febbraio a Strasburgo, anche con il voto di Giovanni La Via (qui tutti i nomi). Contro quest’accordo c’è stata una grande mobilitazione in tutta Europa, perché è considerato un favore alle grande industrie ed un attacco agli agricoltori e ai piccoli produttori.

“Ancora una volta siamo di fronte a un trattato che intende affermare gli interessi della grande industria, a scapito sia dei cittadini che dei produttori di piccola scala. In Europa – ha sottolineato una nota Slow Food – abbiamo 1300 prodotti alimentari a indicazione geografica, 2800 vini e 330 distillati. Di questi, il CETA ne tutelerebbe solamente 173″.

“Questo significa che alcune denominazioni di origine di prodotti legati al territorio e con una tecnica produttiva tradizionale potrebbero essere tranquillamente imitati oltreoceano, senza essere passibili di alcuna sanzione”, ha precisato Carlo Petrini, presidente di Slow Food. Qui potete leggere per intero la nota di Petrini, in cui si parla anche di carne agli ormoni, OGM (Organismi Geneticamente Modificati) e tante belle cose che con questo accordo potranno circolare liberamente in Europa.

Per non parlare del grano duro canadese: già ne importiamo in quantità industriali (in senso letterale, poiché è usato dalle industrie della pasta), con l’accordo non ci sarà più scampo. Parliamo di un grano, anche questo lo sapete già, ricco di sostanze tossiche come il glifosato (proprio ieri vi abbiamo raccontato che anche il Canada lo ha ammesso ufficialmente) e le micotossine DON (come potete leggere qui).

“IL CETA – scrive sempre Slow Food – non riguarda solo il glifosato, ovviamente, sono 1600 pagine di trappole, su tanti settori: dai lavori pubblici agli OGM, dalla carne agli ormoni ai titoli universitari e professionali. In più, su alcuni si deciderà mantenendo la segretezza: e uno di questi settori è proprio quello relativo agli OGM e ai pesticidi. Stiamo parlando, in sostanza, di abbassare la qualità (della vita, dell’ambiente, del lavoro, del cibo, dell’economia stessa) per aumentare i profitti. Di nient’altro”.

E, allora, onorevole La Via, come la mettiamo? Certo, magari lei ci ci dirà che non poteva fare diversamente, perché la linea del suo gruppo era quella di votare a favore. Che tutti gli eurodeputati italiani della sua area hanno detto sì. E che probabilmente, quando sarà il momento di ratificarlo a livello italiano, direte ancora sì.

Ma è proprio questo quello di cui la Sicilia non ha bisogno: di un Presidente della Regione che, per obbedire alla segreteria del suo partito, vada contro i nostri interessi. Ne abbiamo già avuti tanti, un altro sarebbe difficile da digerire.

Superfluo aggiungere che il suo silenzio sulla questione del grano duro non fa che confermare le nostre osservazioni. Perché lei, professore, sa benissimo che il grano duro importato dal Canada con il quale le industrie italiane fanno la pasta, non solo fa male alla salute, ma fa malissimo anche alla nostra economia, perché i produttori di grano duro del Sud Italia in generale e siciliani in particolare sono sull’orlo del lastrico, proprio perché la speculazione mantiene bassissimo il prezzo del grano duro italiano che, a differenza di quello estero, non contiene né glifosato, né Micotossine DON.

Tutte queste cose, onorevole professore la Via, lei sa conosce molto bene.

Ebbene, lei dov’è mentre nel Sud Italia è in corso la lotta titanica dei produttori di grano duro contro la speculazione finanziaria e contro le grandi industrie? A Strasburgo, seduto accanto ai lobbisti delle multinazionali? E perché non ci resta?

Ci creda, professore onorevole La Via: della sua presenza, in Sicilia, non avvertiamo proprio il bisogno.

 

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