Il glifosato nelle strade e nelle autostrade: la parola al professore Paolo Guarnaccia, docente di Agricoltura biologica

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Ormai abbiamo capito che nelle strade e nelle autostrade della Sicilia si usano i diserbanti – glifosato in testa – per eliminare le erbe infestanti che crescono ai bordi delle carreggiate. Si utilizzano i veleni chimici per ‘risparmiare’ sulla manodopera. In realtà, questo ‘risparmio’ lo pagano i cittadini e l’ambiente, che vengono avvelenati da queste sostanze, come ci illustra un docente universitario

Ieri sera abbiamo pubblicato un articolo che ripropone il tema dei diserbanti chimici – con molta probabilità si tratta di glifosato – utilizzati per eliminare le erbe infestanti che crescono ai lati delle strade e delle autostrade (che potete leggere qui). Pensavamo, a quanto pare sbagliando, che questo metodo fosse usato solo per le strade statali e provinciali: ma ieri abbiamo appurato che, almeno per l’autostrada Palermo-Catania (gestita dall’ANAS), il diserbo viene effettuato chimicamente. E abbiamo il dubbio che il ricorso ai diserbanti chimici – per fare ‘risparmiare’ le Pubbliche amministrazioni che fanno ricorso ai diserbanti chimici al posto dei lavori manuali – sia una pratica molto diffusa.

Insomma, per dirla tutta, in Sicilia l’uso dei diserbanti chimici per diserbare le strade sembra generalizzato. Detto questo, non possiamo ignorare il cosiddetto ‘effetto deriva’. Proviamo a illustrare, per grandi linee, di che cosa si tratta.

L’effetto deriva in agricoltura è il movimento nell’atmosfera del prodotto chimico utilizzato per combattere agenti patogeni delle piante. Si tratta di particelle sospese nell’aria che si muovono dall’area trattata verso una qualunque direzione. La deriva non comprende il trasporto del prodotto chimico – pesticida o diserbante – attraverso l’atmosfera in forma gassosa, cioè volatilizzato. Nell’effetto deriva non rientra nemmeno l’allontanamento, eventualmente causato del vento, di particelle di suolo contenenti il prodotto stesso.

Si distinguono due tipi di deriva: a terra o nei corsi d’acqua nelle vicinanze dell’area trattata con erbicidi o pesticidi; nell’atmosfera con trasporto a distanza.

Gli effetti prodotti dalla deriva riguardano la salute delle persone e degli animali a causa di una contaminazione diretta; gli effetti sulla qualità delle acque dei corpi idrici superficiali; danni per fitotossicità su colture che si trovano accanto alle aree trattate con i prodotti chimici; la contaminazione con residui di pesticidi ed erbicidi su coltivazioni, comprese le coltivazioni biologiche.

Affrontando questo tema abbiamo più volte posto la questione sull’agricoltura biologica, in considerazione del fatto che la Regione siciliana, ogni anno, eroga circa 50 milioni di Euro di contributi a fondo perduto a sostegno di questo settore.

Ecco, a noi sembra semplicemente incredibile che Sicilia – Regione italiana che, per estensione, è la prima in Italia per coltivazioni biologiche – faccia ricorso al diserbo chimico per eliminare le erbe infestanti dei bordi delle strade e delle autostrade!

Ma come: si spendono 50 milioni di Euro all’anno per sostenere l’agricoltura biologica (che equivalgono a 100 miliardi all’anno di vecchie lire ogni anno!) e non si trovano i soldi per pagare il personale per eliminare le erbe infestanti manualmente, come peraltro prevede una legge nazionale che recepisce una direttiva comunitaria (come potete leggere qui)?

A questo punto la domanda è: questi erbicidi – in questo caso è chiaro che, con molta probabilità, stiamo parlando di glifosato – che, con l’effetto deriva, si propagano a destra e a manca – e quindi anche nelle coltivazioni, comprese quelle biologiche, che effetti producono sulle piante, su frutta e ortaggi e, quindi, su di noi, visto che poi finiscono sui nostri piatti?

L’abbiamo chiesto al professore Paolo Guarnaccia, docente di Agricoltura biologica presso la facoltà di Agraria di Catania.

“Sul glifosato, o meglio, sugli effetti che questo erbicida può provocare nell’uomo – ci dice il docente universitario – il dibattito è aperto. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha definito il glifosato potenzialmente cancerogeno. Mentre l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) dice che le cose non stanno così. Nel breve termine il glifosato non fa male alla salute. Ma che succede nel lungo termine? Io dico che la pratica di utilizzare gli erbicidi lungo i bordi delle strade andrebbe evitata. Il Comune di Acireale, ad esempio, l’ha già fatto: nei giardini pubblici di questa cittadina siciliana non si può più utilizzare il glifosato”.

C’è chi sostiene che il glifosato si degrada entro breve tempo. In effetti, se non viene utilizzato poco prima della raccolta, ma solo in pre-semina è così.

“Certo – dice il professore Guarnaccia – si degrada. E poi cosa succede? Nessuno ha mai studiato tutti gli effetti che si verificano dopo. La verità è che viviamo immersi nei veleni, anche se non ce ne accorgiamo. Nel caso degli erbicidi, come per i pesticidi, l’effetto deriva c’è. Magari il glifosato che arriva con l’effetto deriva non si ritroverà nelle piante. Ma nel terreno cosa succede? Quali sono gli effetti sulla flora batterica del suolo? E quali sono gli effetti sulla flora batterica del nostro organismo?”.

Il docente dell’Università di Catania tocca un tema molto delicato legato alla genesi della Gluten Sensitivity, una malattia simile alla Celiachia: malattia, la Gluten Sensitivity, che potrebbe essere legata proprio a un’alterazione della nostra flora batterica (temi che abbiamo affrontato in questo articolo).

Il professore Garnaccia ci ricorda che la vita sulla Terra dipende dai microrganismi che vanno tutelati e non distrutti. E cita un argomento sul quale si discute da tempo: gli interferenti endocrini, chiamati anche pertubatori o distruttori endocrini.

Si fa riferimento, leggiamo su Wikipedia, “ad una vasta categoria di molecole e/o miscele di sostanze che alterano la normale funzionalità ormonale dell’apparato endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, della sua progenie o di una popolazione o sottopopolazione dello stesso (European Workshop on the impact of endocrine disruptors on human health and wildlife, 2-4 December, 1996, Weybridge). Le conseguenze possono causare tumori, difetti (teratogeni) alla nascita, alterate capacità riproduttive e altri disturbi dello sviluppo in relazione all’apparato bersagliato dai singoli interferenti. Recentemente (2015) The Endocrine Society ha pubblicato una dichiarazione sugli interferenti endocrini (Endocrine-Disrupting Chemicals, EDCs) citando specificamente l’obesità, il diabete, la riproduzione femminile e maschile, tumori ormono-sensibili nelle donne, il cancro alla prostata nei maschi, patologie tiroidee e dello sviluppo neurologico e neuroendocrino come bersagli biologici dell’essere esposti agli EDCs”.

Insomma, non sono sostanze che fanno bene alla nostra salute: sostanze che ritroviamo anche tra i fitofarmaci. Che si sta facendo per prevenire i danni provocati da queste sostanze? Leggiamo ancora su Wikipedia:

“Il 16 dicembre 2015 la Corte Generale dell’Unione Europea, in un caso sollevato dal governo svedese contro la Commissione europea, ha stabilito che la Commissione europea deve affrontare al più presto il problema dell’impatto sulla salute umana dei biocidi, cioè le sostanze chimiche impiegate in pesticidi, insetticidi, disinfettanti e in molti altri prodotti non alimentari come le vernici. Il Tribunale Ue ha stabilito che l’esecutivo comunitario ‘è venuto meno agli obblighi’ imposti dal regolamento europeo che prevedeva ‘la definizione dei criteri scientifici’ per definire i cosiddetti ‘interferenti endocrini’ entro il 13 dicembre 2013”.

In pratica, non si sta facendo alcunché di concreto.

Il tema non è da prendere sottogamba: perché tra le sostanze che ‘viaggiano’ con l’effetto deriva ci sono anche gli interferenti endocrini.

“Andare a contestare il danno diretto è difficile – ci dice sempre il professore Guarnaccia -. Faccio un esempio concreto: fra trent’anni-quarant’anni si potrebbe morire con un semplice mal di gola. Sapete perché? Perché l’uso degli antibiotici in zootecnia va selezionando batteri che sono sempre più resistenti agli antibiotici. Continuando di questo passo arriverà il giorno in cui gli antibiotici non saranno più in condizione di combattetre i batteri dannosi per la nostra salute”.

A proposito degli erbicidi, ci fa notare un particolare al quale non avevamo mai pensato:

“Anche le Ferrovie utilizzano i diserbanti per eliminare le erbe infestanti. Nel caso della strada ferrata, il diserbante si va a depositare nel legno e lì rimane. Quante persone si sono portate nella propria casa le vecchie traversine che contengono sostanze dannose per la salute?”.

Quanto abbiamo trovato sulla rete, su tale argomento, rafforza le parole del professore Guarnaccia.  

In conclusione? “Vanno trovate soluzioni alternative – ci dice il docente universitario -. Eliminando l’uso di sostanze chimiche. Anche perché – particolare che spesso viene trascurato – quando le autorità calcolano i quantitativi di una sostanza chimica che non dovrebbe arrecare danni alle persone, lo fanno su una persona che, in media, pesa 70 kg. E i bambini? Nessuno si occupa dei bambini. Per non parlare dell’effetto cocktail: nessuno, ancora oggi, si pone il problema degli effetti combinati che tutte queste sostanze dannose possono avere sull’organismo umano”.

Sull’effetto cocktail delle varie sostanze chimiche potete leggere questo articolo.  

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