Il ‘buco nero’ dei 5 miliardi di fondi europei in agricoltura spariti. Ora la Corte dei Conti lancia l’allarme

25 febbraio 2017

Già un anno fa I Nuovi Vespri hanno sollevato il tema dei fondi europei destinati all’agricoltura siciliana – circa 5 miliardi di Euro negli ultimi anni – di cui si sa poco o nulla. Oltre ai contributi sui terreni sarebbe interessante capire cosa c’è dietro il mondo dei ‘giovani agricoltori’ copiosamente sovvenzionati con i fondi europei. L’articolo di Franco Busalacchi – editore di questo blog e candidato alla presidenza della Regione – di un mese fa 

Finalmente c’è qualcuno che si occupa dei fondi europei ‘a pioggia’ in agricoltura distribuiti in tutti questi anni in Sicilia. L’hanno fatto i giudici della Corte dei Conti in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ha detto Luciana Savagnone:

“Si verificano casi di fondi comunitari assegnati in maniera strana. Qualcosa che non funziona nel sistema c’è. Questi contributi sono stati assegnati e riscossi senza controllo da parte di tanti soggetti che si occupano dell’erogazione dei soldi. Siamo davanti ad un fenomeno vasto: proprietari che dichiarano terreni di persone che invece risultano defunte. Non c’è un monitoraggio, un controllo, occorre coinvolgere nei giudizi di responsabilità non solo gli enti concessori, ma i soggetti intermedi che sono quelli che sbrigano le pratiche. Questo vale sia per i contributi agricoli che per i Por, dove le banche fanno da intermediari. Le banche dovrebbero ad ogni tranche di contributo erogato controllare su quello che si è fatto con la prima rata. È indispensabile agire su questo fronte, ma l’amministrazione è inerte”.

Per I Nuovi Vespri le parole dei giudici della Corte dei Conti non sono una novità. Questo blog ha più volte espresso dubbi sulla gestione dei fondi europei in agricoltura.

Circa un mese fa Franco Busalacchi, editore e protagonista di questo blog e candidato alla presidenza della Regione siciliana, scriveva:

“Dal 2000 ad oggi l’Unione Europea ha destinato all’agricoltura siciliana quasi un miliardo di Euro all’anno, quindi circa 15 miliardi di Euro (300 miliardi di vecchie lire).

Un buontempone ha fatto qualche calcolo e due ipotesi.

La prima: se, invece che in Sicilia, questi soldi fossero stati investiti per bonificare una superficie del Sahara pari a quella della nostra Isola, quello spicchio di deserto oggi sarebbe la riproduzione del Paradiso terrestre per come descritto nella Bibbia (Genesi, 8-14). Il tutto, per di più, fornito e dotato di tutti i miglioramenti della tecnologia più avanzata: antigelo, antinebbia, antipioggia e pro pioggia, impianti e vasche di irrigazione, impianti di riscaldamento e di raffreddamento, fertilizzazione biologica e naturale, competenze e professionalità umane al più alto livello in tutti i settori, scuole, dipartimenti universitari dedicati, formazione, studi e laboratori, ricerca avanzata, impianti di stoccaggio, silos, capannoni, capillare rete viaria di tutti i livelli, aeroporti e porti dedicati, reti telematiche di distribuzione e vendita in tutto il mondo e, non ultima, una vera borsa valori dei prodotti.

Se, tra chi mi sta leggendo, c’è gente del mestiere, capisce bene che tutto questo poteva e PUO’ farsi in Sicilia, basta cacciare via i ladri e i furbi.

La seconda ipotesi: se quei soldi fossero stati distribuiti con un minimo di criterio a tutti i siciliani con un reddito inferiore ai minimi INPS, la povertà in Sicilia sarebbe un ricordo.

E invece le cose, in realtà, stanno così: l’agricoltura siciliana sopravvive – e sopravvive nonostante i danni provocati dal maltempo di questi giorni – grazie ai pochi, veri agricoltori e ai circa 100 mila addetti che si levano la vita per andare avanti e per “campare” uno stuolo di parassiti, mentre la gran parte dei soldi è finita altrove, salvo qualche eccezione. Dove?

Una parte non è stata spesa per l’incapacità della politica di organizzare la burocrazia (o forse è cattiva volontà), e Bruxelles non l’ha versata.

Una parte si è dovuta restituire perché la spesa non era conforme ai regolamenti UE (e nessuno ha pagato i danni erariali).

Una parte se ne è andata in truffe colossali e false fatturazioni.

Una parte nella creazione di finti corsi di formazione, nella invenzione di progetti strampalati, impossibili e irrealizzabili, ma fruttuosi.

Una parte nella creazione di legioni di finti agricoltori, singoli e associati, tra cui parenti, amici, figli e fratelli di politici,  assessori e presidenti della Regione.

Quando, prima o poi, si andrà a fare una seria e implacabile indagine sui patrimoni dei politici che hanno ‘maneggiato’ fondi per l’agricoltura, con lo stesso rigore col quale vengono condotte quelle sulle proprietà dei mafiosi e dei loro prestanome, si scoperchieranno i veri letamai della politica, siciliana e non”.

Interessante è anche un articolo pubblicato da questo blog oltre un anno fa e precisamente nel gennaio del 2016. Questo è il titolo:

Dietro i 320 milioni di Euro a rischio per l’agricoltura biologica c’è, in realtà, il grande ‘buco nero dei 5 miliardi di cui non si sa nulla

Questo il sommario:

A tanto – cioè a 5 miliardi di Euro – ammontano i fondi europei destinati all’agricoltura siciliana arrivati in questi anni in Sicilia. Risorse delle quali si sa poco o nulla. E’ in questo ‘buco nero’ che si inserisce l’incredibile storia del bando per l’agricoltura biologica – 320 milioni di Euro – bloccato dal TAR Sicilia. Con la Regione che non ha presentato ricorso al CGA. Il mancato ricorso è casuale, o si sta provando a tenere al riparo dai ‘curiosi’ tutto quello che si nasconde dietro i fondi europei che non hanno mai rilanciato l’agricoltura siciliana? I controlli carenti sulle filiere dell’agricoltura biologica siciliana

Il tema di oggi non riguarda solo il bando da 320 milioni di Euro per l’agricoltura biologica (detto per inciso, non sarebbe male scoprire perché, a un certo punto, l’Amministrazione regionale decide di bloccare l’erogazione di questi fondi per poi tornare sui propri passi e optare per il completamento della spartizione di questi fondi senza nemmeno attendere il pronunciamento della magistratura amministrativa), ha i 5 miliardi di Euro distribuiti – sempre ‘a pioggia’ – negli ultimi anni dei quali si sa poco o nulla.

Ricordiamo che, nell’agosto del 2015, proprio sulla ‘pioggia’ di fondi europei distribuiti in Sicilia negli ultimi anni, è intervenuto l’europarlamentare eletto in Sicilia, Ignazio Corrao:

“È necessario una volta per tutte – scriveva Corrao oltre un anno e mezzo fa – reclamare una banca dati che fornisca tutte le informazioni pubbliche ai cittadini e pretendere con forza la trasparenza del funzionamento dei Fondi per l’agricoltura, sia per i soldi già spesi relativi alla Programmazione 2007-2013, sia per quelli della nuova Programmazione 2014-2020 che farà arrivare in Sicilia altri 5 miliardi di Euro”.

“Lo stato di salute dell’agricoltura dell’Isola è pessimo – scriveva sempre l’esponente grillino – e sembra incredibile che in Sicilia, negli ultimi 7 anni, sono arrivati ben 5 miliardi di Euro. Stiamo parlando dei 2,2 miliardi di euro del cosiddetto PSR 2007-2013, il Piano di Sviluppo Rurale gestito dal Dipartimento dell’Agricoltura della Regione, e dei circa 3 miliardi di fondi FEASR, meglio noti come fondi ‘PAC o ‘AGEA’, che arrivano agli agricoltori direttamente dalla Commissione Europea come sostegno al reddito senza passare dalla Regione. Dove sono andate a finire queste risorse fondamentali per la Sicilia? Chi ha intascato i fondi europei per lo sviluppo agricolo?”.

“Purtroppo  – scriveva Corrao un anno e mezzo fa circa – non è semplice rispondere. A differenza dei Fondi strutturali (il FESR e il FSE), per i quali il sito di Open Coesione fornisce con puntualità le informazioni sui beneficiari e sull’andamento dei progetti, il mondo dei fondi per l’agricoltura è coperto da un inquietante velo di opacità. Sul sito di AGEA, ovvero l’organismo pagatore ministeriale che eroga i fondi agli agricoltori, non è possibile avere una lista completa di beneficiari per i fondi FEASR. E la stessa cosa vale per i fondi del PSR, gestito per anni dalla dirigente Rosaria Barresi, neo assessore dell’Agricoltura del governo Crocetta (lo scorso anno, per la cronaca, Rosaria Barresi è stata sostituita ndr). Le informazioni sono inafferrabili, sparse, confusionarie, prive della necessaria trasparenza, nascoste tra le pieghe del sito del PSR Sicilia ed è semplicemente scandaloso che la Regione in tutti questi anni non si sia mai degnata di fornire un elenco organico, completo, trasparente e consultabile pubblicamente dei beneficiari di questi fondi. Nel frattempo, però, il PSR ha finanziato di tutto: dai corsi di formazione all’insediamento di giovani agricoltori, dall’ammodernamento delle aziende agricole ai premi di compensazione per le zone svantaggiate”.

“E’ vero che per molti agricoltori questi fondi sono stati fondamentali per sopravvivere – concludeva Corrao – ma anche la mafia ne ha saputo approfittare, come dimostrano i numerosi casi di boss che hanno accumulato milioni di euro di fondi UE grazie al controllo e all’accaparramento delle terre a colpi di intimidazioni, furti, racket e violenza. Adesso basta è giunta l’ora di conoscere, di capire cosa ne è stato di queste risorse”.

Tutti gli assessori regionali all’Agricoltura che si sono succeduti fino ad oggi non hanno mai fatto chiarezza sulla gestione di questi fondi europei destinati all’agricoltura. Solo l’ex assessore, Nino Caleca, prima di dimettersi, ha detto a chiare lettere che una parte di questi fondi sarebbe finita nella tasche dei mafiosi. Poi il silenzio.

Sarebbe interessante capire se una parte di questi fondi europei sarebbe finita anche nelle tasche di politici e alti burocrati. magari la Corte dei Conti ci dirà qualcosa. Così come sarebbe interessante verificare come operano in questo settore i ‘giovani agricoltori’ copiosamente sovvenzionati in tutti questi anni. E verificare, magari, se fondi europei destinati alla Sicilia, siano finiti in luoghi lontani dalla Sicilia.

 

 

 

 

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