Vitalizi, la differenza tra informazione e Giletti: 2000 ex senatori e deputati lo intascano in silenzio

22 febbraio 2017

Mentre la Rai continua a denigrare la Sicilia con programmi come quello di Giletti che ha messo alla berlina i vitalizi siciliani, ecco il Fatto quotidiano che svela quanto il problema riguardi Roma molto più di Palermo

Lo aveva detto il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, dopo l’ennesima puntata del programma di Giletti dedicata al linciaggio della Sicilia: “Perché parlano dei vitalizi siciliani e non di quelli concessi dal Parlamento nazionale”?

Perché, in realtà, lo sappiamo tutti. Lo sport di massacrare la Sicilia è la passione della Rai che pretende pure i soldi dei siciliani per sponsorizzare l’opera di denigrazione di un intero popolo. Si è raggiunto l’acme in un pomeriggio: con Antonio Fiumefreddo che ha dipinto i siciliani come grandi evasori confondendo capre e cavoli (ve ne parliamo qui),  e con Giletti intento a parlare dei vitalizi siciliani come se non esistesse altro.

Per fortuna, c’è ancora chi fa informazione. Vera. E’ il caso del Fatto quotidiano che lanciando una petizione online in cui chiede, tra le altre cose, la romodulazione dei i vitalizzi, dice come stanno le cose:
“Quello dei vitalizi è uno dei più grandi scandali della Repubblica. Per gli sfacciati privilegi che i parlamentari si sono dati, per lo spreco di risorse che hanno comportato e comporteranno, per il peso che continueranno ad avere sui bilanci di Camera e Senato, dunque sulle finanze pubbliche.
C’è un esercito di oltre duemila ex deputati e senatori che gode di questi ingiustificati trattamenti. In base ai quali persino chi non ha mai messo piede in Parlamento o ha partecipato a pochissime sedute delle Camere riscuote assegni di circa 2.000 euro netti mensili. Magari sommandoli ad altri vitalizi delle Regioni o del Parlamento europeo, oppure a trattamenti pensionistici maturati per le attività lavorative svolte. Per non parlare dei parlamentari eletti per più legislature, che arrivano ad incassare anche oltre 10 mila euro netti mensili. Cifre che i comuni cittadini neanche si sognano”.
“Vero che a partire dal 2012 il sistema è stato riformato. E il vecchio sistema di calcolo dei vitalizi è stato rimpiazzato dal contributivo. Ciononostante, il trattamento dei rappresentanti del popolo continua a presentare elementi di smaccato favore rispetto a quello riservato ai normali lavoratori. A cominciare dall’età pensionabile”.

Va da sé che quelli che percepivano il vitalizio prima del 2012 continuano a farlo con il vecchio metodo.

Quindi le proposte:
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1) Ricalcolare tutti i vitalizi attualmente in essere con il sistema contributivo in vigore a Montecitorio e Palazzo Madama dal 2012. E che prevede, in sostanza, un ammontare di circa 200 euro lordi al mese per ciascun anno di mandato parlamentare.

2) Elevare il limite d’età per la percezione dell’assegno previdenziale allo stesso livello previsto dalla legge Fornero per i comuni lavoratori.

3) Introdurre un tetto massimo al vitalizio di 5.000 euro lordi al mese. Anche per coloro che, avendo rivestito cariche in diverse assemblee elettive (Parlamento nazionale, Parlamento europeo e Consigli regionali), percepiscono o percepiranno, in base alle regole attualmente vigenti, più assegni previdenziali.

4) Analogo tetto deve valere anche per tutti coloro che godono o godranno di un trattamento previdenziale frutto dei contributi versati nel corso della propria carriera professionale: se la pensione maturata attraverso l’attività lavorativa privata è pari o superiore a 5.000 euro lordi al mese, l’ex parlamentare non avrà diritto al vitalizio erogato dall’organo elettivo nel quale ha svolto il mandato, ma solo al rimborso dei contributi versati.

Qui potete leggere per intero la petizione e firmarla. 

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