Povertà, RES: “In Sicilia il 50% delle famiglie vive con meno di 1.500 euro al mese”

16 febbraio 2017

Gli anni della crisi economica tra il 2008 e il 2015 hanno alimentato le diseguaglianze economiche e sociali. La distanza tra ricchezza e povertà aumenta e la crisi ha approfondito i divari, ampliando l’area del disagio e rendendo le classi sociali sempre più distanti.

Fenomeni questi che sono ancora più visibili nel Mezzogiorno e in Sicilia, in particolare dove il 50% delle famiglie vive con 1.500 euro al mese. La povertà relativa colpisce nell’Isola l’11,7% delle famiglie (6,1% nella media nazionale) e il 10,8% delle persone (media nazionale 7,6%).

Sono questi i dati del focus sulle disuguaglianze contenuti nel numero I/2017 di CongiunturaRes, l’osservatorio congiunturale della Fondazione Res, presentato a Palermo.

Anche la povertà assoluta è cresciuta negli anni, raggiungendo in Sicilia livelli massimi: secondo stime Res, circa 260 mila famiglie e oltre 720 mila persone, su una popolazione di poco più di cinque milioni di abitanti. La povertà colpisce soprattutto le fasce più deboli, giovani fino a 35 anni e anziani oltre i 65 anni di età, ed è solo in parte compensata dalla presenza di meccanismi di “welfare familiare”.

Il fenomeno è più accentuato nelle grandi città che nei centri minori e per le famiglie di maggiore ampiezza. La distanza fra i redditi è aumentata all’interno della regione e rispetto alle altre aree del Paese. Il reddito medio familiare (21.800 euro) e quello mediano (17.900 mila euro) sono i piu’ bassi a livello nazionale (29% al di sotto la media) e il 50% delle famiglie in Sicilia vive con meno di 1.500 euro al mese.

L’incidenza della povertà risulta in aumento anche fra le persone dotate di un titolo di studio anche di livello superiore, come emerge dai dati dell’Osservatorio, che segnala la crescente difficolta’ di trovare una posizione lavorativa e una remunerazione sufficienti per un dignitoso standard di vita.

“Oltre che tra i disoccupati e le persone in cerca di lavoro, il disagio cresce anche fra le persone che hanno già un lavoro, con il deterioramento relativo e la precarizzazione delle loro condizioni reddituali – sottolineano dalla Fondazione – Il fenomeno risulta relativamente più evidente e in maggiore accelerazione per le fasce degli impiegati, quadri e dirigenti e coinvolge persino il pubblico impiego, categoria molto ampia nell’Isola”.

(ITALPRESS)

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