Non ci sono i soldi per gli ospedali pubblici, ma all’Ars vogliono la Finanziaria elettorale…

15 febbraio 2017

La Sicilia affonda giorno dopo giorno. Ma la politica fa finta di non accorgersene e pensa ad altro. A cosa? Intanto a scippare 200 milioni di Euro ai Laboratori d’analisi, che sono diventati l’agnello sacrificale di una Regione siciliana massacrata dagli scippi finanziari del Governo nazionale. I deputati dell’Ars, da parte loro, non ne vogliono sapere di una manovra economica e finanziarie 2017 secca; vogliono una legge omnibus per promettere ciò che non potrà essere mai mantenuto, ma che potrebbe servire a ingannare i cittadini in cambio di voti 

La Sicilia affonda. Il paradigma del caos che oggi travolge la nostra Isola ha due volti: le difficoltà che si registrano nella sanità pubblica e la legge di stabilità regionale in queste ore in discussione a Sala d’Ercole. In tutt’e due i casi i conti non tornano.

Nella sanità siciliana si aprono voragini provocate, con molta probabilità, da un fiume di soldi che, invece di sostenere gli ospedali pubblici, finisce in parte nelle ‘casse’ di importanti soggetti sanitari privati (ISMET, Maugeri, Fondazione Giglio di Cefalù, Istituto Rizzoli di Bagheria, l’Oasi di Troina) e, in parte, per sostenere spese improprie, dalle rate dei mutui contratti dalla Regione all’ARPA, fino al pagamento degli stipendi ai dipendenti di società regionali.

In Assemblea regionale siciliana, intanto, con i pochi ‘spiccioli’ rimasti risulta praticamente impossibile approvare una manovra economica e finanziaria elettorale. Morale: si va verso un inevitabile esercizio provvisorio, forse per un altro mese, forse per altri due mesi: il tempi necessario per illudere i Siciliani che cadranno in questo tranelli in cambio di voti.

Caos, caos, caos. Caos negli uffici della Regione, caos in Assemblea regionale siciliana, caos nei Comuni, caos nelle ex Province, caos negli enti e nelle società regionali e comunali (tre o quattro società del Comune di Palermo rischiano il default perché non sanno come pagare il personale). E caos in quello che resta dei partiti.

Roma, è noto, non solo non eroga alla Regione i fondi che dovrebbe erogare, ma si tiene anche le entrate regionali con il consenso del Governo dell’Isola. Il Governo regionale, negli ultimi anni, invece di chiedere al Governo nazionale le risorse finanziarie che Roma trattiene illegittimamente ha trovato molto più facile erodere i 9,2 miliardi di Euro di spese della sanità. Ma adesso, come dire?, siamo arrivati alla fine del giro, semu a strinciuta, come si usa dire dalle nostre parti: e da qualche parte i soldi debbono venire fuori.

Da dove? Il Governo regionale di centrosinistra ha già trovato il modo per reperire circa 200 milioni di Euro. Li sta chiedendo ai Laboratori d’analisi. Le Aziende Sanitarie Siciliane (ASP) hanno già inviato le ‘letterine’ ai titolari di queste strutture sanitarie private. I Laboratori d’analisi dovrebbero restituire i soldi che avrebbero incassato illegittimamente. Perché illegittimamente? Perché le ASP hanno applicato con ritardo il nuovo tariffario introdotto alla fine degli anni ’90 del secolo passato dall’allora ministro delle Salute, Rosy Bindi.

La storia è complicata. Perché un gruppo di titolari dei Laboratori d’analisi ha inoltrato ricorso al TAR Sicilia: ricorso che ha bloccato la restituzione delle somme in attesa di entrare nel merito. Tutto chiaro, allora? No. L’Amministrazione regionale, per bocca del dirigente generale di due dipartimenti dell’assessorato alla Salute, Ignazio Tozzo, sostiene che il TAR ha autorizzato il recupero delle somme per i Laboratori d’analisi i cui titolari non hanno presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale. In questa storia c’è anche un ricorso al TAR Lazio.

Ma c’è, soprattutto, la Regione siciliana che ha bisogno di soldi.

Di fatto, per pagare oltre 200 milioni di Euro all’anno di rate dei mutui, per pagare l’ARPA e, soprattutto, per pagare gli stipendi agli oltre 2 mila dipendenti della società regionale SAS, il Governo – con il consenso silenzioso della politica (leggere di tutti i deputati dell’Assemblea regionale siciliana, di maggioranza e di opposizione) – ha strappato i fondi alla sanità pubblica siciliana, erodendo il Fondo sanitario regionale e ignorando gli ‘avvertimenti’ della Corte dei Conti: ha tagliato posti letto, ha fatto scomparire reparti, non ha attivato la medicina nel territorio, non ha sostituito i medici che vanno in pensione (a cominciare dai primari) e tiene da anni bloccate le retribuzioni degli stessi medici pubblici. 

Il risultato è il caos nei Pronto Soccorso e in quasi tutti gli ospedali pubblici.

Insomma, da qualche parte bisogna arraffare un po’ di soldi. In parte per rimpinguare i fondi che sono stati scippati alla sanità pubblica, in parte per la manovra finanziaria elettorale in discussione in queste ore all’Ars.

I Laboratori d’analisi hanno percepito somme illegittimamente? Che le restituiscano! Manca il giudizio finale della magistratura amministrativa? Intanto l’attuale Governo regionale, ormai in uscita, vorrebbe acchiappare almeno una parte di questi soldi. Il dopo lo affronterà il Governo regionale che verrà, per l’appunto, dopo.

Cosa potrebbe succedere dopo? Intanto i giudici amministrativi potrebbero dare ragione ai titolari dei Laboratori di analisi: e per una Regione siciliana quasi fallita sarebbe la fine. Si moltiplicherebbe per 200 quello che sta succedendo all’ospedale ‘Cannizzaro’ di Catania, chiamato a restituire un milione e 700 mila Euro circa ai genitori di una bimba rimasta paralizzata.

Ma il vero caos esploderebbe negli ospedali pubblici. Piaccia o no, ma sono proprio i Laboratori d’analisi privati che intercettano il flusso di cittadini: cittadini che si recano, ogni giorno, in questi Laboratori per le analisi cliniche. Se una parte di questi Laboratori di analisi dovesse chiudere i battenti i cittadini dovrebbero rivolgersi o ai Laboratori d’analisi che resterebbero aperti, o agli ospedali pubblici.

Gli ospedali pubblici – che già sono nel caos – dovrebbero iniziare a fare un’attività che non svolgono da anni: ovvero gli esami clinici per il pubblico. Con un inevitabile aumento della confusione.

Intanto all’Ars il caos non è certo inferiore a quello che si registra nella sanità. Anche da quelle parti semu a strinciuta: a novembre si andrà a votare per eleggere il nuovo presidente della Regione e la nuova Assemblea regionale siciliana. I deputati, da 90, passeranno a 70. Molti degli attuali parlamentari resteranno a casa. E tutti, in queste ore, ‘riflettono’ su come salvare la propria poltrona…

Su un fatto quasi tutti concordano: no a una manovra economica e finanziaria 2017 secca – schitta schitta, per dirla sempre con la lingua delle nostre parti -: e sì invece a una manovra clientelare, piena di promesse più che di soldi (che infatti non ci sono più).

Non avendo più soldi a disposizione – o comunque avendo pochi soldi a disposizione – i deputati uscenti vorrebbero trasformare una manovra economica e finanziaria in una legge omnibus promettendo nuove assunzioni, promozioni, premi, aumenti di retribuzione e bla bla bla. Tutte cose irrealizzabili per una Regione semi-fallita. Ma, si sa, in una pubblica amministrazione una promozione è una promozione: poi penserebbe la Giustizia, tra una decina di anni, a far valere i diritti.

Il tutto, ovviamente, in cambio di voti, visto che questo modo di discutere e approvare le leggi non è sanzionato. Passerà questa linea folle? Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, si è già pronunciato per l’esercizio provvisorio. Insomma, un altro mese, o altri due mesi per capire come organizzare la montagna di promesse per illudere gli elettori.

Intanto l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, in un comunicato, ci aggiorna sul caos che coinvolge il mondo dell’agricoltura biologica siciliana (qui potete leggere gli articoli che I Nuovi Vespri hanno dedicato a questa vicenda).

“Il CGA – si legge nel comunicato dell’assessore Cracolici – ha accolto la richiesta di anticipazione della data dell’udienza di pronunciamento sul  bando biologico 2012, avanzata dal Dipartimento Agricoltura che è stata fissata per il 23 febbraio. Data nella quale verrà determinato l’esito del contenzioso. La richiesta è stata presentata dopo che le controparti hanno proceduto a depositare le rinunce. Nel caso di un esito favorevole  sarà possibile procedere con la ripresa delle erogazioni attese da 8000 aziende, bloccate dall’anno 2015”.
La CGIL siciliana interviene sugli ex PIP e attacca il Governo regionale:
“Ancora in alto mare la sorte degli ex PIP. Oggi (ieri per chi legge ndr) in V commissione Lavoro, l’assessore Gianluca Miccichè (assessore regionale al Lavoro ndr) ha rimandato lo studio di un percorso per la stabilizzazione del bacino a dopo l’approvazione della legge finanziaria. Prevediamo ancora una volta che si parlerà delle assunzioni durante durante le campagne elettorali già avviate. La solita strumentalizzazione politica – dichiarano Laura Di Martino, della segretaria Filcams Cgil Palermo e Mariagrazia Guttuso, rappresentante dei lavoratori -. Il Presidente Crocetta, alla riunione dello scorso dicembre, aveva parlato di contratti triennali. Registriamo che gli impegni assunti dallo stessoGoverno vengono puntualmente disattesi”.
“Sono circa 2500 i lavoratori coinvolti – si legge sempre nel comunicato – che da 16 anni svolgono attività per la pubblica amministrazione, in scuole, assessorati, ospedali, enti, senza alcun contratto di lavoro e senza diritti, a partire dai contributi previdenziali (se non nei tre anni della Social Trinacria, sciolta da Crocetta nel 2013). E’ stata riapplicata ai lavoratori l’art 8 della 468/97 che riconosce diritti in tema di ferie, malattia,104 e maternità, ma non siamo soddisfatti. Il vero obiettivo – aggiungono i sindacalisti della CGIL – è l’assunzione a tempo indeterminato con un contratto collettivo che dia tutti quei diritti essenziali, a partire dai contributi previdenziali, e restituisca dignità a questo bacino di lavoratori. Oggi (sempre ieri per chi legge ndr) invece in commissione, con l’aula disertata dalla maggior parte dei deputati regionali, l’assessore in pochi minuti ha comunicato che si inizierà a studiare un percorso per un’eventuale assunzione, solo dopo l’approvazione della finanziaria”.
P.S.
Precisazione: le rate dei mutui che si stanno pagando con i soldi del Fondo sanitario regionale non attengono alla sanità, ma all’Amministrazione regionale nel suo complesso.
Ricordiamo che il mondo della sanità siciliana ha già pagato il prezzo del proprio deficit con il Piano di rientro e i soldi che, attualmente, vengono utilizzati per pagare gli oltre 200 milioni di Euro di rate di mutui sono soldi della sanità che dovrebbero essere utilizzati per la sanità e non per pagare i mutui della Regione!
Laboratori di analisi: se è vero che, per anni, hanno ricevuto somme in più perché non è stato applicato il tariffario introdotto alla fine degli anni ’90 dall’allora ministro della Sanità, Rosy Bindi, qualcuno, questo tariffario, non lo ha applicato. Chi non lo ha applicato? E perché non lo ha applicato? Qualcuno ne sta rispondendo?    

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