Le primarie del centrodestra? Una mezza balla. Musumeci, Pogliese e Armao “l’indipendentista”…

8 febbraio 2017

Per ora l’unico che potrebbe insediare la candidatura alla presidenza della Regione di Nello Musumeci nel centrodestra è Salvo Pogliese. Ma su di lui incombe un’inchiesta giudiziaria che potrebbe bloccarlo. La candidatura di Armao a sindaco di Palermo, con gli indipendentisti che l’hanno seguito che, oggi, si ritrovano berlusconiani… La trasformazione, quasi ‘teratologica’, del Movimento 5 Stelle che, almeno in Sicilia, da formazione politica espressione della volontà popolare, si sta trasformando in un consesso di satrapi che prendono ordini da Beppe Grillo  

Nel grande buio del centrodestra siciliano c’è una sola certezza: il secco “No” di Forza Italia alla candidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione siciliana. A non volerlo non è solo il commissario degli azzurri siciliani, Gianfranco Miccichè. Non lo vogliono il capogruppo dei berlusconiani all’Assemblea regionale siciliana, Marco Falcone; non lo vuole il parlamentare nazionale, Basilio Catanoso, e non lo vuole, soprattutto, l’europarlamentare, Salvo Pogliese. Quest’ultimo sarebbe già in campagna elettorale se non dovesse fare i conti con un possibile impedimento: un’inchiesta giudiziaria a suo carico che potrebbe configurarsi come una mezza bomba ad orologeria.

La vicenda giudiziaria che coinvolge Pogliese riguarda le cosiddette ‘spese pazze’ dell’Ars. Fatti che risalgono agli anni in cui era vice capogruppo di Alleanza nazionale del Parlamento siciliano. Non è un grande reato: ma la legge Severino crea problemi anche in presenza di una condanna di primo grado. Vero è che, in alcuni casi, anche in presenza di condanna, non ci sono state dimissioni. Ma nessuno, nel centrodestra dell’Isola, sembra disposto ad affrontare una campagna elettorale, risultare eletto a Sala d’Ercole e poi, magari, andare a casa per un eventuale ‘scivolone’ del presidente della Regione.

Insomma, allo stato attuale la candidatura di Pogliese, benché autorevole, resta bloccata da una vicenda giudiziaria della quale non si conoscono ancora gli esiti. Anche se Pogliese può sempre contare su un tifoso d’accezione: Gianfranco Miccichè. E il motivo è semplice: una volta eletto a Palazzo d’Orleans, Pogliese lascerebbe lo scranno di parlamentare europeo al primo dei non eletti: cioè allo stesso Miccichè.

Vero è che Miccichè punta a farsi rieleggere alla presidenza dell’Ars (poltrona che ha già occupato dal 2006 al 2008). Ma siccome la strada che porta al vertice di Palazzo Reale è sempre impervia, per lui sistemarsi a Strasburgo potrebbe comunque essere una sicurezza.

E allora? Tutto resta in aria, in questo centrodestra siciliano dove le decisioni definitive tardano ad arrivare. La vicenda giudiziaria di Pogliese crea problemi. Così resta in pista la candidatura di Musumeci. Ma, come ci capita di scrivere spesso, è una candidatura azzoppata dall’ostracismo di Forza Italia.

Su altri giornali abbiamo letto delle primarie del centrodestra siciliano. Coloro i quali le davano per sicure adesso tirano un po’ i remi in barca. Precisando che a non volerle sarebbe Berlusconi. Questo sarà anche vero. Ma la motivazione reale per la quale sarà difficile, se non impossibile, assistere alle primarie del centrodestra in Sicilia è legata alle difficoltà di organizzarle.

A differenza del centrosinistra, che può contare su un partito – il PD – radicato, bene o male, in tutti i Comuni dell’Isola, il centrodestra siciliano è una sommatoria di soggetti politici ‘liquidi’ che sul territorio non hanno articolazioni. Insomma, i moderati in Sicilia i voti li prendono, ma non sono organizzati nel territorio.

Tra l’altro, non sarebbe facile gestire i possibili elettori. Nelle primarie, con molta probabilità, si ‘infilerebbero’ soggetti che nulla avrebbero a che fare con il ‘perimetro’ del centrodestra, vuoi per seminare discordia, vuoi in forza di possibili accordi trasversali (cosa, ad esempio, avvenuta alle primarie del centrosinistra di Palermo del 2012, che avrebbero dovuto designare il candidato sindaco: vinse Fabrizio Ferrandelli, ma Leoluca Orlando si candidò a sindaco, vincendo e mandando all’aria il risultato delle stesse primarie).

Resta da capire come finirà nel centrodestra siciliano. Perché Musumeci – che conosce benissimo le difficoltà delle improbabili primarie di centrodestra (e sa anche che il suo avversario più pericoloso, Pogliese, per ora è a ‘bagnomaria’ a causa della citata vicenda giudiziaria) – non si è mosso: candidato era e candidato è rimasto.

La presenza di Musumeci, ostacolato da Forza Italia, e il punto interrogativo su Pogliese creano, come già accennato, non pochi problemi al centrodestra. Soprattutto con le voci che raccontano di un sondaggio che vedrebbe i grillini siciliani molto avanti. Ma i sondaggi, si sa, lasciano il tempo che trovano, perché, spesso, sono ‘addomesticati’: insomma, può che dare indicazioni sulla volontà degli elettori cercano di orientarne il voto, peraltro mancando quasi sempre l’obiettivo.

Intanto sula propria pagina facebook l’ex parlamentare azzurro Salvo Fleres osserva:

“In Sicilia, l’atteggiamento dei vertici ufficiali della Forza Italia di oggi non è quello tipico dei dirigenti di un partito leggero che, alla fine dello scorso millennio, tentavano di mettere insieme i moderati per interpretarne il desiderio di guidare la rivoluzione liberale sognata, e ancora auspicata, dal Paese. Sembra invece quello del fiacco e viziato nobile decaduto, senza denari né idee, il quale, dopo aver dissipato un patrimonio enorme, pretenderebbe adesso di continuare ad essere servito a tavola da maggiordomi in livrea e persino che siano questi ultimi a pagare di tasca propria i debiti contratti dalla casa. Tutto questo accade mentre i cittadini attendono lavoro, giustizia, sicurezza, libertà e vogliono scegliersi direttamente i propri rappresentanti, ma anche mentre tanti volenterosi, fuori da ogni vecchio schema, vorrebbero aprirsi alla politica che cambia”.

E allora? Si chiarirà la vicenda giudiziaria di Pogliese e questi sarà il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione? Potrebbe anche andare così. In questo caso il centrodestra potrebbe offrire a Musumeci un posto nella futura Giunta regionale in caso di vittoria: magari la guida dell’assessorato ai Beni culturali. O la presidenza dell’Ars.

Altri candidati credibili e autorevoli, in questa fase, non è facile individuarli. L’avvocato Gaetano Armao, già assessore del Governo di Raffaele Lombardo, fino a qualche settimana fa veniva dato tra i possibili candidati del centrodestra alla guida della Sicilia. Ma adesso il suo nome sembra più spendibile come possibile candidato a sindaco di Palermo nel centrodestra. Anche se su Palermo i centristi avrebbero fatto il nome di Ester Bonafede, già assessore regionale.

A proposito della candidatura di Armao – che ricordiamolo ha dato vita a un Movimento indipendentista, Sicilia Nazione – viene da chiedersi che fine faranno i suoi alleati indipendentisti: parliamo di Sebastiano Rapisarda, Salvo Musumeci e i nuovi ‘capi’ del Fronte Nazionale Siciliano. Sono veramente sicuri, questi esponenti dell’indipendentismo, di mettere le proprie facce accanto a quelle del centrodestra siciliano?

Qualcuno ha fatto notare che, alcuni di loro, negli anni passati, sono stati vicini all’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Questo spiegherebbe la loro odierna vicinanza ad Armao, che di Lombardo è stato stretto collaboratore. Ma il problema, alla fine, non riguarda né Rapisarda, né Musumeci: il problema, semmai, tocca gli esponenti del Fronte Nazionale Siciliano – formazione indipendentista storica – e i tanti militanti indipendentisti che sono andati dietro ad Armao e a Rino Piscitello e che oggi si ritrovano sul carro dei berlusconiani siciliani…

Anche nel mondo grillino non tutto sta filando liscio, al contrario di quello che cercano di far credere. Di fatto – contravvenendo alla ‘filosofia’ del Movimento 5 Stelle, che dovrebbe lasciare alla base la scelta dei candidati – il parlamentare regionale, Giancarlo Cancelleri, ha annunciato la sua candidatura alla presidenza della Regione.

Forse senza accorgersene – di queste trasformazioni, di solito, i protagonisti sono gli ultimi a rendersene conto – Cancelleri si presenta come una sorta di satrapo con l’investitura di Beppe Grillo… Quello che cerchiamo di dire è che il Movimento 5 Stelle, almeno in Sicilia, lungi dall’essere un movimento di espressione popolare, si muove come un’oligarchia.

E’ successo a Vittoria, dove il Movimento aveva un grande seguito popolare, ma dove i parlamentari regionali hanno provato a condizionare le elezioni comunali determinando la sconfitta del Movimento. La scena si sta ripetendo a Palermo con la candidatura di Ugo Forello a sindaco, con i suoi avversari che si ritiravano uno dietro l’altro. E lo scenario – oligarchico più che democratico – rischia di riproporsi con la candidatura di Cancelleri alla presidenza della Regione siciliana…

 

 

 

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