Emergenza rifiuti, l’ANAC inchioda la Sicilia: “Amministrazione regionale incapace”

13 gennaio 2017

In un’indagine dell’Autorità Nazionale Anticorruzione tutte le anomalie del sistema di gestione dei rifiuti: dalla schizofrenia legislativa alle continue proroghe, fino alle irregolarità negli affidamenti degli appalti. Critiche anche al disegno di legge del Governo Crocetta che conferma il rischio di “una interminabile fase transitoria”. Il verdetto è chiaro: “Mancanza di scelte politiche nette”

E’ un atto di accusa pesantissimo, quello dell’Autorità Nazionale Anticorruzione contro la Regione siciliana in tema di gestione dei rifiuti. La delibera n. 1375 del 21 dicembre 2016 (resa pubblica da qualche giorno) non lascia spazio ad interpretazioni. Mette nero su bianco tutte le anomalie del sistema, tutte le contraddizioni normative, tutte le irregolarità e le acrobazie amministrative che sembrano andare in una sola direzione: lasciare tutto come è. Almeno, questo è il risultato che è sotto gli occhi di tutti e che l’ANAC stigmatizza parlando di “una fase transitoria che rischia di essere interminabile”.

La delibera è figlia di un’indagine avviata dall’Autorità “a seguito di numerosi esposti” ed è stata trasmessa oltre che alla Regione, anche al Ministro dell’Ambiente e alla Corte dei Conti per eventuali profili di danno erariale.

Nell’indagine si fa riferimento anche all’audizione dell’assessore al ramo, Vania Contrafatto, che ha segnalato il fenomeno dei Comuni che affidano il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti sempre alle stesse ditte e per un arco di tempo che supera i limiti consentiti dalla normativa. E a quella del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in qualità del Presidente dell’Anci Sicilia, che ha denunciato le anomalie derivanti dalla condizione di oligopolio che caratterizza il sistema della gestione delle discariche e del trasporto dei rifiuti. Unica eccezione, la discarica di Bellolampo, nel Palermitano, rimasta pubblica proprio per volere di Orlando (diamo a Cesare quel che è di Cesare).

L’ANAC analizza, innanzitutto, il quadro normativo ed è proprio qui che assistiamo alla schizofrenia amministrativa allo stato puro con leggi contraddittorie, proroghe e ordinanze su ordinanze. Schizofrenia o lucida follia? Non è un mistero che questo stato di cose ha fatto comodo ad un certo sistema di potere: il business dei rifiuti, vale la pena sottolinearlo sempre, è tanto maleodorante quanto miliardario.

Punto di partenza, e non poteva essere altrimenti, “l’adozione della legge regionale 8 aprile 2010, n. 9, recante Gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati“.  Quella legge cioè che ha affidato l’esercizio delle funzioni di gestione integrata dei rifiuti a società consortili di capitali, costituite – in ciascun ATO – dalle Province e dai Comuni. A tali società, denominate ‘Società per la regolamentazione del Servizio di gestione Rifiuti (S.R.R.)’, sono attribuite le funzioni di Autorità d’Ambito, “tra le quali quella di espletamento delle procedure per l’individuazione del gestore del servizio integrato di gestione dei rifiuti”.

L’ANAC valuta lo stato d’attuazione di questa riforma pari quasi a zero, denunciando le continue modifiche apportate negli anni successivi alla sua approvazione. Tra queste, la legge regionale 9 gennaio 2013 che, contrariamente allo spirito originario del nuovo disegno normativo, consente ai singoli Comuni di continuare “a gestire il servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti”.

Quindi passa al setaccio la liquidazione dei 27 ATO: nota dolentissima. Intanto, la loro gestione si è distinta “per logiche clientelari e si è rivelata disastrosa sotto ogni punto di vista: l’affidamento degli appalti e delle concessioni è avvenuto con procedure opache e le società partecipate sono state sfruttate per reclutamenti incontrollati”.

Ma, nonostante ciò (e nonostante le pesantissime denunce della Corte dei Conti siciliana), hanno continuato ad operare. Come? Attraverso i commissari liquidatori: una ordinanza della Presidenza della Regione del 2013, infatti, ha affidato loro l’incarico di “garantire la continuità del servizio, prorogando – in buona sostanza – le gestioni in essere”.

Non solo. La gestione commissariale non ha nemmeno garantito l’avvio del passaggio ai nuovi assetti introdotti dalla legge del 2010: “Il nuovo sistema – scrive l’ANAC-  che ha, di fatto, procrastinato i termini legislativi di cessazione dell’attività e di scioglimento delle società d’ambito attraverso la compresenza di commissari straordinari (per la gestione dall’1 ottobre 2013 in poi) e di commissari liquidatori (per la gestione dell’esposizione debitoria fino al 30 settembre 2013), non sembra, tuttavia, aver garantito adeguatamente la transizione verso i nuovi assetti gestionali. A conferma di ciò si rileva che sono state adottate – ad oggi – numerose altre Ordinanze ex art. 191, D. Lgs. n. 152/2006, con le quali si sono reiterati gli effetti dell’Ordinanza presidenziale n. 8/rif del 27 settembre 2013″. 

Si è continuato come se nulla fosse.

Ed ecco una batosta più che esplicita:

“La disciplina sui rifiuti contenuta nella L.R. n. 9/2010 si è dimostrata non solo contraddittoria, ma anche difficilmente applicabile”. E non solo, come si potrebbe pensare, per i continui interventi di modifica (i più importanti sono cinque e “sono stati disposti ad opera delle leggi regionali n. 11/2010, n. 26/2012, n. 49/2012, n. 3/2013, n. 13/2014”), ma soprattutto per altri gravi criticità:

  1. “La prima concerne la gestione della fase transitoria: l’incapacità della Regione di programmare i tempi di entrata in vigore della nuova disciplina e i ritardi – a volte colpevoli – delle amministrazioni comunali che spingono a sistematici differimenti.  Dal 2013 al 2016 si contano molteplici ordinanze del Presidente della Regione ex art. 191, D. Lgs. n. 152/2006 e innumerevoli ordinanze contingibili e urgenti adottate dai sindaci.
  2. “Un ulteriore elemento disgregatore della coerenza normativa della L.R. n. 9/2010 è rappresentato dalle circolari assessoriali, adottate secondo le contingenti necessità amministrative: questo modus operandi ha tuttavia ingenerato un sostanziale svuotamento dello schema originario della legge di riforma”.

A fianco della normativa legislativa si collocano, poi, gli atti amministrativi generali di pianificazione e programmazione del ciclo dei rifiuti e di localizzazione degli impianti:

Questo particolare meccanismo è in parte da ascrivere alla complessità del disegno istituzionale e al numero eccessivo dei soggetti titolari di competenze e funzioni in materia; in altra parte, all’incapacità dell’amministrazione regionale di adottare scelte politiche nette e al conseguente rinvio ad altre sedi decisionali di livello inferiore”. 

In questo passaggio il Governo regionale viene inchiodato alle sue responsabilità. Senza se e senza ma.

Nell’indagine c’è anche una critica alla natura giuridica delle SRR:

Nonostante l’esperienza fallimentare delle 27 società d’ambito, il legislatore regionale ha nuovamente optato per il mantenimento della forma di società consortile di capitali (S.p.A. o S.r.l.) per l’ente di governo dell’ATO. La nuova SRR, pur non esercitando alcuna attività di impresa, ma solo compiti autoritativi non può ricorrere – avendo adottato una formula organizzativa deputata all’esercizio di un’attività economica disciplinata dal codice civile – alle tutele offerte dal diritto amministrativo, in primis l’autotutela amministrativa”.

“Inoltre – si legge sul documento dell’Autorità anticorruzione – la disciplina codicistica sui processi decisionali societari delinea un sistema chiuso che non solo non tollera interventi esterni nella governance societaria da parte di organi tutori (ad esempio, la Regione), ma, almeno per la società azionaria, limita l’intervento dell’assemblea dei soci in generale e del socio in particolare in spazi definiti e mai invasivi delle competenze dell’organo gestorio. Queste brevi riflessioni inducono a ritenere che le SRR sarebbero connotate dalle medesime criticità proprie delle ex società d’ambito e a suggerire la loro trasformazione in enti di diritto pubblico”.

Cosa che, ad esempio, introdurrebbe l’obbligatorietà dei concorsi pubblici per il personale. Ma nulla sembra casuale. L’ANAC fa notare anche che:

“Negli statuti delle ex ATO, come in quelli delle SRR, è indicata come norma che regola la vita di queste società la disciplina civilistica e questo è uno degli elementi che la Cassazione pone in primo piano per negare la giurisdizione della Corte dei conti…”.

L’assessore Vania Contrafatto

Non mancano critiche anche al ruolo degli UREGA (Ufficio Regionale Espletamento Gare di Appalto):

“Dall’analisi dei bandi pubblicati si evince che il ruolo svolto dagli UREGA non sembra paragonabile a quello normalmente svolto dalla SUA (Stazione Unica Appaltante). Gli schemi dei bandi di gara vengono infatti predisposti dai Comuni, presso i quali sono conseguentemente disponibili il capitolato d’oneri e la documentazione complementare di gara”. Confusione, insomma.

Quindi si arriva alla valutazione de DDL n. 1243 presentato dal Presidente Crocetta su proposta dell’assessore Contrafatto il 27 luglio 2016:

“Nell’individuazione dei 9 ATO con i relativi Enti di Governo, il legislatore regionale ha applicato il criterio territoriale coincidente con quello delle ex Province, disattendendo così sia l’indicazione contenuta nella diffida del Governo del 7 agosto 2015 (non più di cinque ambiti), sia quella posta dal Ministro dell’Ambiente nel rilascio dell’intesa (ambiti territoriali preferibilmente di dimensione ultraprovinciale)”

“Ad avviso dell’Autorità, la dimensione degli ATO dovrebbe essere improntata al perseguimento di logiche di tipo concorrenziale e nel caso della Sicilia i territori di determinate province potrebbero risultare non sufficientemente ampi, sotto il profilo della dimensione territoriale, da assicurare una gestione del servizio secondo una scala ottimale”.

E ancora: seppur apprezzabile l’istituzione – all’interno della stazione regionale unica di committenza – di una sezione per la gestione degli affidamenti dell’intero sistema integrato dei rifiuti, “al di sotto di determinate soglie, tuttavia, le procedure di affidamento saranno gestite direttamente dagli Enti di Governo. Ritiene, in proposito, l’Autorità che sia necessario chiarire il ruolo degli Urega provinciali ed evitare, conseguentemente, una prevedibile disomogeneità della gestione del servizio a livello territoriale provinciale”.

In conclusione, l’Autorità valuta positivamente l’intervento legislativo regionale di superamento della LR n. 9/200, ma il punto non è la nuova legge, né la sua necessarietà. Il punto è che di legge in legge, di ordinanza in ordinanza, di proroga in proroga, tutto resta come è. E anche l’iniziativa del Governo Crocetta sembra confermare l’andazzo del ‘cambiamo tutto per non cambiare nulla”:

“Ciò che tuttavia preoccupa – dice l’ANAC sempre a proposito del nuovo testo di legge – è il permanere di una interminabile fase transitoria posto che, come già avvenuto in occasione dell’adozione della LR n. 9,  anche l’attuale DDL garantisce – nella fase transitoria – la prosecuzione del servizio attraverso le Società d’ambito in liquidazione ma ancora operative”. 

Come la legge del 2010, anche questo ddl garantisce la prosecuzione delle vecchie società d’ambito.

Siamo sempre punto e a capo, sembra dire l’ANAC.  E chissà se non sia proprio questo il disegno. 

 

Aggiornamento:

post su facebook di Francesco Aiello, già parlamentare regionale e assessore regionale e d ex sindaco di Vittoria:

Per Anac, l’autorità guidata da Raffaele Cantone, “i ritardi, a volte colpevoli, delle amministrazioni comunali spingono a sistematici differimenti”. Insomma: un caos, una “interminabile fase transitoria”.
Un pasticcio che per l’Anac dovrebbe essere superato con l’istituzione all’interno della stazione regionale unica di committenza di una sezione per la gestione degli affidamenti dell’intero sistema integrato dei rifiuti”. Gli appalti assegnati in ordine sparso, del resto, erano uno dei punti emersi questa estate: molti Comuni, infatti, hanno affidato il servizio di raccolta dell’immondizia senza passare da una gara. A questo elemento si aggancia l’assessora ai Servizi di pubblica utilità Vania Contrafatto per commentare positivamente la lettera: “L’Anac – osserva – riconosce che il lavoro che abbiamo fatto va nella giusta direzione. Accoglieremo i suggerimenti che vengono forniti per rendere più efficaci le nuove disposizioni”. Entro 60 giorni l’assessora scriverà a Cantone per rispondere.
L’Anac dice: la Sicilia viene da un periodo di “logiche clientelari”, con “condizioni di oligopolio” e un quadro economico “disastroso”. Sul futuro, però, si addensa ancora qualche nube: sugli appalti “il permanere degli Urega provinciali rischia di provocare sovrapposizioni di competenze”, mentre gli ambiti territoriali ipotizzati dalla Regione potrebbero essere secondo l’autorità “non idonei a generare economie di scala”. Cioè potrebbero portare a nuovi sprechi. In un settore, quello dei rifiuti, che da un’emergenza all’altra non brilla certo per efficienza.

Palermo, 13/01/2017

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