Il figlio di Poletti non è emigrato: lavora grazie ai fondi pubblici

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Chissà se Roberto Giachetti si riferiva al ministro quando ha parlato di “facce come il culo”. Certo è che le sue parole sui cervelli in fuga risultano, se possibile, ancora più inopportune dinnanzi al fatto che il suo ragazzo lavora in un giornale che campa grazie a tutti noi…

Manuel Poletti, figlio del ministro del Lavoro, Giuliano, dirige un giornale che ha ricevuto solo nel 2015 circa 191mila euro di fondi pubblici. Lo scrive l’Huffington Post. Una notizia che non mancherà di suscitare ulteriori polemiche dopo le infelici parole del ministro sull’emigrazione giovanile:

“Se 100mila giovani se ne sono andati non è che qui sono rimasti 60 milioni di ‘pistola’. Ci sono persone andate via e che è bene che stiano dove sono perché questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”, ha detto il ministro del Lavoro salvo poi correggere il tiro dicendo di “essersi espresso male” ha detto il ministro.

E anche se ha tentato di correggere il tiro (“Mi sono espresso male”) la frase non è andata giù agli italiani: “Facile difendere #JobsAct e #voucher quando persino tuo figlio ha azienda che campa grazie a contributi editoria pagati dallo Stato”, è uno dei tanti commenti fioccati su twitter”.

Parole che hanno ferito e indignato soprattutto le regioni del Sud che detengono il primato di emigrazione giovanile.

Il giornale diretto dal figlio di Poletti, scrive il quotidiano, si chiama “Sette Sere Qui, un settimanale nato nel 1996 che copre i territori di Faenza, Lugo, Ravenna e Cervia, edito dalla Cooperativa giornalisti “Media Romagna” di Imola. Cooperativa a sua volta presieduta da Manuel Poletti”.

E ancora: “il periodico Sette Sere Qui ha ricevuto nel 2015 190.888,48 euro di contributi pubblici. Importo simile a quello corrisposto nel 2014, quando al settimanale sono pervenuti un totale di 197.013,74 euro. Qualche decina di migliaia di euro in meno invece nel 2013 per il quotidiano diretto da Poletti Jr: il totale dei contributi pubblici erogati ammonta a 133.697,24 euro. In tre anni sono circa mezzo milione di euro”.

Non è che Roberto Giachetti,  vicepresidente della Camera e candidato del PD sconfitto alle elezioni per il sindaco di Roma, si riferiva al ministro quando all’Assemblea del PD ha parlato di “facce come il culo”?

La parola agli studenti/ Minardi (Scienze Motorie): “Le parole di Poletti? La solita cecità dei politici”

I giovani che lasciano l’Italia? Meglio non averli tra i piedi. Questo sì che è un ministro del Lavoro!

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  • IL MINISTRO GIULIANO POLETTI, IL CANTANTE MARIO MEROLA E IL DRAMMA DELL’EMIGRANTE.

    Totò: amici…devo farvi una confessione: c’è qualcosa che, nonostante sia trascorso più di un mese dai fatti, non riesco ancora a metabolizzare.
    Renzo: a cosa ti riferisci?
    Totò: alle continue gaffe commesse dal nostro Ministro al Lavoro Giuliano Poletti.
    Ennio: e dire che si tratta di un politico abbastanza “navigato” dal quale nessuno poteva aspettarsi simili “scivolate”!.
    Giacomo: mi parlate di “gaffe” e di “scivolate”! Siete troppo buoni! Io parlerei di insensibilità nei confronti di coloro che vivono il dramma della disoccupazione prima e dell’emigrazione poi.
    Mimmo: frasi, queste del Ministro Poletti, che mi sorprendono non poco e mi amareggiano altrettanto.
    Giacomo: ha fatto decisamente scalpore, per i suoi toni decisamente forti , quando ha detto: “Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi” .
    Alessio: mi sia consentito esprimere il mio pensiero. Il Ministro Poletti questa volta ha parlato utilizzando quella parte del corpo che Carla Fracci utilizzava per lavorare e noi comuni mortali utilizziamo per camminare.
    Giacomo: vorrei ascoltare l’opinione del Prof. Vezio.
    Vezio: amici ….grazie; non vorrei dire banalità. Per noi italiani questo dell’emigrazione è un fenomeno antico che ci parla non solo di mancanza di lavoro e di fame. Si tratta di un fenomeno che ci parla anche del dramma dovuto all’abbandono dei propri cari. Forse il Ministro non ha mai sentito cantare o letto la canzone “Lacreme napulitane” portata al successo dall’interprete Mario Merola. Basta leggerne qualche strofa e avrebbe capito la vita dell’emigrante.
    ….
    E nce ne costa lacreme st’America
    A nuje Napulitane!
    Pe nuje ca ce chiagnimmo ‘o cielo ‘e Napule,
    comm’è amaro stu pane.
    …….
    Mme sonno tutte nnotte à casa mia
    E de ccriature meje ne sento ‘a voce..
    E nce costa lacreme st’America
    a nuje Napulitane!
    ….
    (Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)
    gcastronovo.blogspot.it

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