Perla Ionica: nella bufera la società amica del PD. L’accusa è di gestione ‘allegra’ di finanziamenti pubblici

14 dicembre 2016

La Waste Italia, finita nel mirino della Procura di Catania per il caso della ristrutturazione del complesso alberghiero di Acireale, è un un gruppo molto noto in ambienti politici: è tra i soci fondatori di due Fondazioni vicine al Partito Democratico. In Sicilia si era aggiudicato l’appalto per il termovalorizzatore di Paternò

La notizia di cronaca di oggi è la seguente: due gruppi milanesi, secondo la Procura di Catania, avrebbero dirottato fondi pubblici destinati alla ristrutturazione del complesso alberghiero ‘La Perla Ionica’ di Acireale, verso altri lidi. Si tratta della società Waste Italia (già Kinexia),specializzata nella gestione dei rifiuti e quotata in Borsa a Milano, e della Volteo, impresa attiva nel settore delle fonti di energia rinnovabili ed è inserita nella compagine societario della prima. Stamattina, le Fiamme Gialle hanno sequestrato beni per un valore di 5,7 milioni di euro alle società e il presidente del cda della prima, Pietro Colucci, e l’ex amministratore della seconda, Raimondo Flavio sono indagati per malversazione.

La storia, come ricordano le agenzie di stampa, comincia nel 2014 quando il rinomato complesso alberghiero venne acquistato da uno sceicco arabo della famiglia reale di Abu Dabhi, al prezzo di 33 milioni di euro, tramite la società partecipata italiana Item Capomulini srl (del tutto estranea alle indagine). Obiettivo: costruire un nuovo polo turistico eco-sostenibile denominato “Hotel Hilton Capomulini”. A fronte di un investimento totale stimato in circa 80 milioni di euro, la società acquirente è stata beneficiaria di uno dei contratti di sviluppo promossi nel 2014 dal Ministero dello Sviluppo Economico – attraverso Invitalia- finalizzati alla concessione di finanziamenti europei a fondo perduto in settori strategici per la crescita economica quale è appunto quello turistico. Al progetto, riconosciuto tra gli investimenti cruciali per il rafforzamento delle aree del Mezzogiorno, e che doveva essere ultimato nel 2015,  sono stati destinati  24 milioni di euro di soldi pubblici.

Sempre nel 2014, la Item aveva affidato alla Volteo Energie la ristrutturazione del complesso alberghiero, girando sul suo conto corrente 7 milioni di euro ricevuti come anticipo da Invitalia.

Seguendo le tracce dei movimenti bancari e mossi dal sospetto della persistente fase di stallo dei lavori, i militari della Guardia di Finanza hanno scoperto che la Volteo Energie s.p.a. avrebbe utilizzato parte del denaro pubblico per scopi del tutto diversi da quelli cui era destinato.  Nei fatti, – si legge sulle agenzie di stampa- dei 7 milioni di euro versati sul conto corrente della Volteo Energie s.p.a. per la “commessa Capomulini”, solo 1 milione di euro circa è stato effettivamente impiegato per pagare la fornitura di beni e servizi utili al cantiere della Perla Jonica. Il resto sarebbe sono finiti nei bilanci di altre imprese appartenenti al gruppo Waste Italia spa, addirittura si parla di 1.800.000 euro, finito direttamente nelle casse della capogruppo che con questi soldi avrebbe acquistato una foresteria a Londra.

Ci sarebbero anche intercettazioni pesantissime. In una di queste, Pietro Colucci, per giustificare il ritardo nei lavori, dice al rappresentante della Item srl: “Noi abbiamo destinato delle risorse a eventi che non riguardano il cantiere e quello purtroppo è una sciocchezza che abbiamo fatto per sopperire alle necessità di altri”. Altri chi? Altre società del gruppo? Tangenti? Sponsorizzazioni? Shopping compulsivo? Beneficenza?

Inutile aggiungere che se si fosse trattato di società siciliane, la notizia avrebbe fatto molto più rumore e sarebbe stata protagonista della prossima puntata di qualche trasmissione domenicale alla Rai, quelle che come obiettivo hanno il linciaggio della Sicilia.

Ma a parte queste considerazioni, spulciando qua e là scopriamo altre particolari interessanti sul gruppo Waste Italia. Per esempio che è molto noto in ambienti politici: Pietro Colucci è nel comitato dei promotori della Fondazione Symbola di Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e deputato nazionale del PD.

E, ancora, la Waste Italia, risulta tra i soci fondatori della la Fondazione Sviluppo Sostenibile di Edo Ronchi, ministro dell’Ambiente del governo Prodi, poi parlamentare e fondatore del Partito Democratico. fondazione-1

Insomma, una società ben ammanigliata.

Apprendiamo pure che i conti della Waste Italia (che controlla, direttamente o indirettamente la gestione dei rifiuti in diverse zone del territorio nazionale) sono in stato comatoso. Tanto che lo scorso Maggio non è stata in grado di ripagare gli obbligazionisti, con conseguente crollo in Borsa. Tutt’ora il gruppo è alle prese con una crisi che in alcuni momenti ha suggerito agli analisti un imminente default.

La società, inoltre, era  già nota in Sicilia per essersi aggiudicata l’appalto per uno dei quattro termovalorizzatori (quello di Paternò) progettati dal Governo Cuffaro. Una storia ricca di scandali sulla quale ha indagato anche la Procura di Palermo per il sospetto di un giro di tangenti a sei zeri. Tutto si chiude, come racconta Live Sicilia, nel luglio di quest’anno: i fatti sono datati e non c’è più tempo per arrivare ad uno sbocco processuale. 

Da aggiungere che sul caso del complesso Perla Ionica lo scorso Luglio, i deputati siciliani del M5S a Montecitorio avevano chiesto conto e ragione al Governo ( come potete leggere qui a pag 9).  In particolare, nel mirino c’era Invitalia e le ispezioni che avrebbe dovuto fare prima di concedere il finanziamento. Non è la prima volta che la società del Ministero per l’Economia finisce nel mirino (vedica caso Fiat Termini Imerese) per finanziamenti concessi più o meno rigorosamente. Ma ne esce sempre indenne. Fortunata.

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