E’ più fallimentare Crocetta o Ardizzone? La scelta è veramente difficile…

12 dicembre 2016

Entrambi hanno portato la Regione siciliana a sbattere. Entrambi non hanno fatto altro che ‘inginocchiarsi’ ai voleri di Renzi. Ora che quest’ultimo ha lasciato Palazzo Chigi che faranno? Si pentiranno di avere piegato gli interessi di 5 milioni di Siciliani a un personaggio e a un partito che esemplificano e sintetizzano il fallimento dell’Italia? 

Si apre oggi, per la Sicilia, un’altra settimana politica e parlamentare. Per fare che cosa? L’Ars ha impiegato quasi quattro mesi per ‘partorire’ una legge di assestamento di Bilancio 2016 che è un esempio di confusione contabile, amministrativa, politica e perfino istituzionale. Ormai è chiaro, ad esempio, che i debiti fuori Bilancio – previsti dalla riforma nazionale della contabilità pubblica (il Decreto n. 118 del 2011) per fare chiarezza sui conti – sono diventati, almeno nel Parlamento siciliano, un modo per aggirare la contabilità pubblica e per coprire magagne che politica e alta burocrazia mettono in campo per favorire amici e parenti.

Quello che è avvenuto e che continua ad avvenire con i debiti fuori Bilancio in salsa siciliana è incredibile. Prima i deputati di Sala d’Ercole (il riferimento è ai parlamentari che appoggiano il Governo, ovvero quelli di centrosinistra) hanno approvato oltre 100 milioni di Euro di debiti fuori Bilancio dei quali si hanno notizie molto scarne: in alcuni casi, addirittura!, non si sa nemmeno chi ha percepito tali fondi regionali; nell’ultima seduta l’Ars ha ‘trasformato’ i debiti contratti durante la partecipazione della Regione all’Expo di Milano (il riferimento è al contestato Cluster Biomediterraneo) – circa 2 milioni e 600 mila Euro – in debiti fuori Bilancio!

Ci rendiamo conto che, ormai, l’Amministrazione regionale della Sicilia è ‘sbracata’: perché quando si trovano deputati disposti ad approvare, con un voto d’Aula, i debiti fuori Bilancio dei quali non si conosce nemmeno l’origine, tutto diventa fattibile: anche che un’Amministrazione regionale partecipi a una manifestazione e si comporti da soggetto privato prendendo prodotti in prestito e mettendoli in vendita, per poi, con il ricavato, pagare i fornitori.

Questo è ciò che sarebbe successo con la gestione del Cluster Biomediterraneo. Le aziende che hanno fornito i beni poi venduti durante la manifestazione sono state selezionate con un’evidenza pubblica? Noi, se dobbiamo essere sinceri, non l’abbiamo capito.

Quello che abbiamo capito è che la partecipazione all’Expo è costata alla Regione un bel po’ di soldi e che, in questo scenario, c’è anche la vicenda, un po’ grottesca, di un’Amministrazione regionale che si trasforma in putiara (leggere bottegaio) per vendere prodotti di altri – i fornitori – diventati tali non abbiamo capito in base a quale procedura.

Dopo di che sono venuti a dire che i fornitori verranno pagati con gli ‘incassi’ della vendita di tali prodotti! Una storia incredibile alla quale il Parlamento siciliano sta mettendo una pietra sopra trasformando i debiti verso i fornitori in debiti fuori Bilancio della Regione!

Inghippi a parte, che cosa prepara l’Ars? Ormai siamo a metà mese. Come questo blog ripete da tempo, l’esercizio provvisorio è ormai nelle cose. Della legge di stabilità regionale (cioè di Bilancio e Finanziaria 2017) se ne parlerà a febbraio, forse a marzo, chissà.

Ci chiediamo e chiediamo: alla luce di tutto quello che è successo il presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone, e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, hanno contezza di tutti i danni che hanno prodotto?

Crocetta, nel giugno scorso, si è sentito in dovere di firmare un secondo ‘Patto scellerato’ con l’allora capo del Governo nazionale, Renzi (il primo l’ha firmato nel giugno del 2014, regalando a Roma circa 5 miliardi di Euro). Ancora una volta – le penalizzazioni che il suo Governo ha inflitto alla Regione siciliana non si contano più – ha agevolato Roma contro gli interessi della Sicilia.

Il presidente Ardizzone non è stato di meno, se è vero che ha fatto in modo che il secondo ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta finisse in una bella legge dello Stato che sancisce la ‘rivisitazione’ delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto. Regalando allo Stato – figuriamoci! – oltre 2 miliardi di Euro all’anno.

Il ‘Patto scellerato’ Atto secondo – che viene citato nella legge di stabilità nazionale approvata in frett’e furia dal Parlamento nazionale la scorsa settimana, dopo la sconfitta di Renzi al referendum – viene considerato una sorta di ‘legge’: e la cosa è strana, perché un richiamo di legge in una legge deve essere rintracciabile come legge. Solo che in questo caso non si capisce dove andare a rintracciare il secondo ‘Patto’ Renzi-Crocetta, che I Nuovi Vespri hanno illustrato e commentato in un’inchiesta in tre puntate che trovare qui di seguito:

‘Patto’ Renzi-Crocetta3/ La Sicilia saluta l’Autonomia finanziaria: a Roma a 90°…

Tutta questa storia è strana. Perché il Parlamento siciliano – presieduto da Ardizzone – avrebbe dovuto contestare la procedura anomala seguita dal presidente Crocetta. L’Ars, infatti, avrebbe dovuto essere informata prima del ‘Patto’ che Crocetta ha firmato a nome di 5 milioni di Siciliani e non dopo!

Invece Ardizzone ha ritenuto legittima una procedura che il professore Massimo Costa, leader di Siciliani Liberi (ma non solo lui) ritiene illegittima.

Tutto questo è avvenuto mentre due siciliani si trovano ai vertici dello Stato italiano: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente del Senato, Piero Grasso.

In tutto questo, nel ‘Patto’ hanno ‘infilato’ la legge di riforma della pubblica amministrazione – che prende il nome della ministra del Governo dimissionario, Marianna Madia – che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale!

Lo stesso Ardizzone, in occasione della riforma delle ex Province, ha ‘piegato’ la volontà del Parlamento siciliano agli interessi romani, facendo approvare una legge che assegna ai sindaci di Palermo, Catania e Messina le presidenze delle tre rispettive e già grottesche Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

Tutto questo perché il presidente Ardizzone, ‘piegato’, a propria volta, agli ‘ordini’ che gli arrivavano da Roma, ha dovuto sacrificare la potestà legislativa del Parlamento siciliano per recepire la legge nazionale di riforma delle Province che prende il nome del ministro Graziano Delrio.

Debolezza politica e istituzionale, inadeguatezza, ‘ascarismo’. Il problema è che, adesso, con la ‘bocciatura’ della riforma costituzionale da parte dei cittadini italiani a Roma, proprio con le ex Province, a Roma non sanno che fare e che farsene.

Almeno in questo il Parlamento siciliano avrebbe potuto mantenere la propria dignità legislativa, approvando un testo meno irrazionale delle legge Delrio.

Ma nemmeno questo ha saputo fare il centrosinistra che oggi governa la Regione siciliana. ‘Inginocchiati’ fino all’ultimo agli interessi di Roma…

 

 

 

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