Dissesto idrogeologico: “Forestali indispensabili, ma alla politica e ai sindacati fa comodo tenerli al laccio”

29 novembre 2016

Con Maurizio Grosso, segretario del Sifus, parliamo delle condizioni disastrate del territorio siciliano che, complice il maltempo, provocano vittime e danni. E, ancora, della proposta di legge che mira ad ampliare le competenze dei forestali proprio in direzione della sicurezza, di chi rema contro a questa prospettiva, di incendi e di stampa…

Quanto sia disastrato il territorio siciliano è sotto gli occhi di tutti e non da ora. Da Licata a Sciacca a Messina, solo per attenerci ai recenti fatti di cronaca, appena piove un po’ più del consueto, è un disastro. Che diventa, in alcune occasioni, tragedia:un cadavere è stato ritrovato a Messina, ancora un disperso a Sciacca dopo le alluvioni dello scorso weekend. Per non parlare degli ingenti danni economici alle colture.

E, all’indomani di ogni catastrofe, puntuali come orologi svizzeri, arrivano annunci e promesse. In questo periodo, vista la coincidenza della campagna elettorale, si stanzia pure qualche soldo, ma il problema resta e nessuno se ne occupa. Da due anni, ad esempio, in Commissione Territorio e Ambiente dell’Ars, giace indisturbata una proposta di legge popolare che prevede di affidare ai Forestali siciliani la messa in sicurezza del territorio. Ne abbiamo parlato con Maurizio Grosso, segretario del Sifus (Sindacato forestali uniti per la stabilizzazione), promotore della proposta di cui sopra. Lo abbiamo incontrato a Santa Caterina Villermosa, in provincia di Caltanissetta, nel corso del convegno Agricoltura e Territorio, organizzato dal Movimento Siciliani Liberi di cui vi abbiamo parlato qui. 

Grosso, accusa la politica senza se e senza ma di strumentalizzare la precarietà della categoria per fini clientelari. Ma non solo. Anche i sindacati tradizionali avrebbero le loro colpe e non sono di secondo piano. Con lui parliamo anche degli incendi e di come la stampa nazionale usi questo argomento per screditare la Sicilia anche quando è in possesso di informazioni dettagliate. Ma andiamo con ordine.

Cosa prevede la vostra proposta di legge?

In sintesi, prevede un allargamento delle competenze dei lavoratori forestali che dovrebbero occuparsi non solo di quello di cui si occupano oggi in maniera non programmata, ovvero la manutenzione del territorio e la prevenzione degli incendi, ma anche di messa in sicurezza del territorio siciliano. La Sicilia non ha una legge che riguarda la messa in sicurezza e il suo territorio è tra i più disastrati. Circa 270 comuni sono a rischio idrogeologico. I drammi di questi giorni confermano questa fotografia. I forestali  potrebbero essere fondamentali, hanno le competenze per occuparsi di territorio e della sua messa in sicurezza. Il comparto potrebbe anche reperire nuove fonti di finanziamento, soprattutto dall’Ue che stanzia fondi per la sicurezza idrogeologica e il lavoro, oltre ad essere utilissimo tutto l’anno, sarebbe stabile. C’era stato un impegno da parte di un assessore, ma una volta decaduto, tutto si è fermato.

Se il suo iter si è fermato, evidentemente, questa legge non piace. A chi?

Non piace alla politica perché con una legge del genere perderebbe il controllo sui forestali che essendo precari sono ricattabili. Con la stabilizzazione, sarebbero impegnati tutto l’anno, liberi e autonomi. E questo non si vuole. Ma anche ai sindacati tradizionali perché perderebbero la possibilità di gestire il servizio della domanda di disoccupazione che costituisce una voce importante dei loro bilanci.

Facciamo un po’ di chiarezza. Quanti sono i forestali in Sicilia? 

Sono 22mila, con un età media di 52 anni. Ma di questi, 10mila lavorano 78 giorni l’anno, 10mila lavorano 101 giorni e gli altri lavorano 151 giorni.

Cosa risponde a chi dice che siete troppi? A L’Arena di Giletti, dove va di moda il massacro della Sicilia, vi prendono spesso di mira. 

Proprio a Giletti ho spiegato che non è vero che sono troppi perché i forestali non lavorano tutto l’anno, come ho detto prima. Se vogliamo equipararli ai lavoratori a tempo determinato, e come se fossero 6200. Poi, stiamo parlando della Sicilia dove ci sono boschi, non della Lombardia, del Trentino o della Liguria, dove ci sono foreste. Il lavoro nei boschi deve essere necessariamente più intenso, si deve piantare, si deve seguire il ciclo biologico in ogni fase. Nelle foreste la vegetazione è spontanea. E’ una grossa differenza. Il rapporto tra l’attecchimento di una pianta tra la Sicilia e la Lombardia è di uno a dieci, se poi consideriamo la mancata programmazione è di uno a venti. E’ normale che ci vuole più manodopera nei boschi. Ma è anche ovvio che il settore non può essere gestito come si fa ancora oggi. Su Giletti posso dirle questo: sono stato ospite della sua trasmissione, concordo con lei quando dice che non danno spazio al contraddittorio. Ma aggiungo che dietro le quinte un giornalista, dopo avere visto i dati e dopo che gli avevo spiegato le peculiarità del territorio siciliano, mi ha dato ragione. Poi in diretta, ha fatto finta di nulla e mi ha attaccato.

Insomma, devono recitare il copione anti Sicilia anche se vengono in possesso di informazioni concrete?

Lei che dice?

Non dico, conosciamo la tipologia. Torniamo in Sicilia: nessun segnale dal Governo?

Invece di andare avanti, andiamo indietro.C’è un disegno di legge di iniziativa governativa che peggiora le cose. Prevede che questi lavoratori debbano rimanere a disposizione tutto l’anno, per lavorare sempre pochi giorni ma non continuativi e senza garanzie perché le giornate si lavoreranno solo se c’è disponibilità di cassa. Insomma, la manutenzione diventa un optional.

Parliamo di incendi. Perché si verificano e secondo lei è vero che fanno comodo alla speculazione edilizia e o a chi è in cerca di spazi per impianti di energia alternativa?

In questo contesto è normale che ci siano gli incendi visto che non vengono realizzate le opere anti incendio come i viali parafuoco. Quest’anno, che è stato drammatico sotto questo punto di vista, la campagna anti incendi è iniziata quando le erbacce erano più alte degli stessi alberi. Il che è assurdo. Se fosse avviata nei tempi giusti, sarebbe difficilissimo appiccare il fuoco. Chiarisco pure che chi accusa i forestali non si rende conto di esprimere un paradosso: dopo un incendio il terreno non si tocca per dieci anni. Non avrebbero nessun vantaggio ad appiccare incendi. Se c’è stato qualche caso, è un fatto isolato. Anche negli ospedali sono state trovate infermiere che ammazzano i pazienti. Non è la regola e non va ricercato lì il colpevole.

In effetti, quest’estate dopo i drammatici incendi del palermitano, la Procura di Termini Imerese ha parlato di azioni dolose spinte da grossi interessi economici. Lei cosa può dirci al riguardo? Ha mai constatato la presenza di questi interessi?

Cosa posso dire? Sicuramente ci sono stati e ci sono. Fino a qualche anno fa, ad esempio, c’era il business degli elicotteri di società private che trasportavano acqua e di gente che si è arricchita ce n’ è. Oggi ci saranno altri interessi, pale eoliche, edilizia, chissà. Ma ripeto, se ci fosse la manutenzione, chiunque ci sia dietro, sarebbe difficile appiccare incendi di grosse proporzioni.

La prossima estate pensa si potrà evitare il dramma incendi?

Se la politica continua ad agire così come ha fatto finora, ovvero mancanza di programmazione e campagne anti incendi tardive, ne dubito.

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