Femminicidi: al Nord il triste record. In netto calo al Sud

25 novembre 2016

L’indagine dell’Istituto Eures fornisce una mappa delle donne uccise quest’anno: in tutto sono 116 e, nella maggior parte dei casi, il delitto è maturato in ambito familiare. Gli assassini sono italiani, pochi i casi che vedono coinvolti stranieri. Il trend è costante, tanto che le associazioni in difesa delle donne parlano di una vera e propria emergenza sociale 

Nei primi dieci mesi del 2016, ogni due giorni è stata uccisa una donna. Sono infatti 116 i femminicidi registrati dal 1° gennaio al 31 ottobre 2016, solo 4 in meno rispetto ai 120 dello stesso periodo dell’anno passato ( -3,3%). Lo svelal’indagine “Caratteristiche, dinamiche e profili di rischio del femminicidio in Italia. Le tendenze 2016” realizzato dall’Istituto EURES – Ricerche economiche e sociali.

E’ il Nord a confermarsi l’area geografica a più alto rischio di femminicidio, con ben 62 donne uccise (il 53,4% del totale). Solo in Lombardia, alla quale va la maglia nera, sono state 20 le donne uccise, seguita da Veneto (13),  Emila-Romagna (12) e Toscana (11). Nessuno, invece, registrato in Basilicata, Marche e Molise.

Al Sud i casi di femmincidio sono stati 31 (26,7%) e al Centro 23 (19,8%). Rispetto all’analogo periodo del 2015, sono cresciuti i femminicidi consumati al Nord (+26,5%, da 49 a 62) e al centro (+53,3%, da 15 a 23), calano quelli commessi al Sud (-44,6%, da 56 a 31).

In Sicilia 5 i casi registrati quest’anno,7 in Calabria, 2 in Puglia, 12 in Campania, 1 in Abruzzo.

Anche nel 2016 la famiglia (con 88 donne uccise, pari al 75,9% del totale), si conferma principale contesto omicidiario, in linea con quanto rilevato da tutte le precedenti analisi.  Nel rapporto viene evidenziato che 79 volte su 100  il femminicidio avviene all’interno dei rapporti familiari, lasciando sullo sfondo l’ambiente lavorativo (1,7%), la criminalità (4,3%) e i rapporti con il vicinato (2,6%).Un unico caso – quello di una prostituta di 47 anni seviziata e uccisa in provincia di Bologna – è ascrivibile a un serial killer.

Sono il movente passionale (29,3%) e quello della conflittualità quotidiana (31,7%) a “spiegare” il 60% dei delitti maturati in ambito familiare. Una quota significativa di donne (14, pari al 17,1% dei femminicidi familiari) è stata uccisa perchè malata o disabile.  Il disturbo psichico (conclamato) dell’autore ha motivato 10 femminicidi familiari nel 2016, mentre più sporadici risultano i casi di femminicidi familiari determinati da un movente economico (4), dalla presenza casuale (2), dall’affidamento dei figli (1) e dalla difesa della vittima principale (1).

Analizzando la nazionalità degli autori noti di femminicidio, si rileva la presenza nel 78,6% dei casi di autori italiani, a fronte del 21,4% costituito da autori stranieri: “Disaggregando i dati in base alla nazionalità delle vittime è interessante confermare l’elevata presenza di omicidi “infragruppo”: quando infatti le vittime sono italiane, nell’89,6% dei casi sono italiani anche gli autori (contro il 10,4% di donne italiane uccise da autori stranieri), così come un’ampia maggioranza delle vittime straniere (il 60,4%) è stata uccisa da autori stranieri, anche se in questo caso occorre sottolineare come oltre un terzo delle donne straniere (il 39,6%) sia stata uccisa da un italiano”.

E ancora: “Si evidenzia l’età relativamente avanzata (50,8 anni di media) delle vittime. Gli uomini uccisi nello stesso periodo hanno invece un’età media di 43,8 anni. La fascia di età più esposta è quella più anziana, con il 30,2% delle vittime con oltre i 64 anni. Sommando questo dato al 13,8% delle vittime con età compresa tra 55 e 64 anni, risulta che il 44% delle vittime, poco meno di una su due, ha più di 55 anni”.

Tra il 2000 – anno record con 199 donne uccise – e il 2016, sempre secondo l’Eures, le donne vittime di omicidio in Italia sono state oltre 2.800, un numero tale da connotare il fenomeno “come un fenomeno di carattere sociale”.

Secondo quanto riportato dall’associazione SOS Stalking, anche se quest’anno c’è stato un calo del 3%, i  numeri risultano percentualmente in aumento rispetto all’anno 2014, che ha visto la triste conta di 110 vittime (al 25 novembre erano 98):

 “I dati confermano purtroppo che il trend continua ad essere costante e che, ciò nonostante, è calata l’attenzione da parte della politica, che tende a privilegiare tematiche referendarie da mesi, senza curarsi di mettere in cantiere misure di contrasto a questo triste primato – afferma l’avvocato Lorenzo Puglisi, presidente e fondatore dell’associazione SOS Stalking – È importante che le donne imparino a riconoscere le situazioni a rischio: anche piccole avvisaglie fatte di minacce, insulti o comportamenti sopra le righe, devono costituire spie di allarme. Per questo è necessario coltivare un’imponente opera di prevenzione istruendo i giovani all’empatia e all’educazione sentimentale già dai primi anni di scuola. Solo così si può alimentare la speranza che in futuro i numeri calino sensibilmente”.

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