Il referendum, le ripetute scorrettezze di Renzi e l’ingenuità dei giovani grillini di Palermo

20 novembre 2016

Difficile sapere quanti milioni di Euro il Presidente del Consiglio Renzi stia spendendo per inviare lettere agli italiani invitandoli a votare Sì. Ci ha tranquillizzato dicendo che non sono soldi pubblici. Chi glieli dà, ‘sti soldi? Sono suoi risparmi? O che altro? Intanto il referendum è stato trasformato in un televoto, modello festival di Sanremo. In tutto questo lo stesso Renzi e il PD renziano strumentalizzano la vicenda del voto alle elezioni comunali di Palermo dove i giovani del Movimento 5 Stelle, quattro anni fa, alla loro prima esperienza elettorale, hanno dimostrato di essere ingenui. Ma che il capo del Governo e i suoi sodali facciano la morale ai grillini dopo tutto quello che combinano è quasi comico…

“Se perdo il referendum mi dimetto!”

Questa è stata la prima dichiarazione di Renzi sulle conseguenze della eventuale vittoria del NO. E’ passato tanto tempo da allora, lui stesso si è dato alle interpretazioni autentiche (forse, però, chissà, ora vediamo… volevo dire che…). Ma questo non cambia le cose.

Siccome alle dimissioni conseguirebbe inevitabilmente il ritiro a vita privata, inaccettabile per il nostro pavone, con conseguentemente perdita di tutti i privilegi e i benefici che la carica comporta, era ovvio, anche se non lo ha detto, che Renzi avrebbe combattuto fino in fondo un battaglia senza esclusione di colpi per far vincere il SI.

Senza esclusione di colpi, appunto. Compresi quelli bassi. Compreso l’uso spregiudicato della doppia carica di segretario del PD e di Presidente del Consiglio, in un vortice confusionario in cui però quello che alla fine appare non è che un tale  Matteo Renzi, ma che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi invita gli italiani a votare SI.

Adesso il segretario del PD Matteo Renzi ha lanciato una campagna postale di proporzioni bibliche. Sta inviando agli italiani una letterina modello Silvio in cui li invita a votare Si alla riforma costituzione voluta dal governo presieduto da Matteo Renzi. Il segretario del PD Renzi però si è affrettato a informarci che per quella gigantesca spedizione postale non sta usando denaro pubblico.

E ci mancherebbe!

E’ già tragico che in una democrazia malaticcia come la nostra diventi normale che il segretario di un partito che è anche Presidente del Consiglio lavori e tifi per il governo, che in una riforma costituzionale dovrebbe essere terzo, e non parte in causa.

L’inquinamento della vita sociale così ha superato i livelli berlusconiani, che erano già abbastanza bassi.

Al contrario, l’informazione sui temi del referendum si va sempre più sclerotizzando sui quesiti referendari, ingannevoli, se non addirittura speciosi: il risparmio sui costi della politica, senza dare i dati, l’abolizione del CNL (di cui pochi sanno che cosa sia) e il nuovo rapporto tra Stato e autonomie locali (lasciato indeterminato e oscuro).

Nessuno o quasi, servizio pubblico compreso, entra nel merito la riforma, facendola spiegare ad un giurista costituzionalista al di sopra delle parti, né che cosa significano nel merito quelle affermazioni che sono diventate frasi fatte, slogan.

Tutto si ossifica nel “Vi piace Renzi? Votate SI”. Non vi piace Renzi? Votate NO.

E così gli italiani si acconceranno a passare da cittadini di un Paese libero a televotanti del Festival di Sanremo.

A questa “normalità” che passa sotto silenzio mi sembra doveroso sottolineare e contrapporre una “anormalità”  strombazzata, ovvero la caccia alle streghe organizzata dal PD contro i Cinque stelle a Palermo a proposito delle firma false (che false non sono, come vedremo).

Cercherò, in mezzo a tanto polverone non certo disinteressato, di fare un po’ di chiarezza

La questione riguarda la raccolta delle firme a sostegno della lista in occasione delle elezioni comunali del 2012.

I  fatti contestati dunque risalgono alla primavera del 2012.

Era la prima volta che i grillini – quasi tutti giovani – si presentavano ad una competizione elettorale in Sicilia.

Le firme, va detto subito, sono state raccolte in modo corretto. Chi ha firmato ha dato il proprio consenso alla presentazione della lista del Movimento 5 Stelle e le firme erano sufficienti alla bisogna.

Chi ha raccolto le firme ha però utilizzato un modulo sbagliato. Di questo, chi ha raccolto le firme, si è accorto a poche ore dalla consegna dei moduli agli uffici elettorali.

Così, da sprovveduti –  perché nei moduli errati le firme ci sono per davvero! – hanno ricopiato le firme su un modulo regolare.

I ragazzi che hanno combinato questa irregolarità sono entrati in panico, hanno perso la lucidità, e sono stati due volte ingenui.

La prima ingenuità è che, come già ricordato, hanno pensato che, disponendo delle firme autentiche, sarebbe stato regolare ricopiare le firme raccolte e autenticate.

La seconda ingenuità è che, se avessero presentato le firme raccolte sui moduli sbagliati avrebbero probabilmente superato il problema. In prima battuta sarebbero stati esclusi. Poi, con molta probabilità, sarebbero stati riammessi. Al riguardo la casistica favorevole agli esclusi che fanno ricorso è amplissima. Avrebbero dimostrato come erano andati i fatti, avrebbero esibito le firme vere e tutto sarebbe finito in risate e con qualche scappellotto.

Sempre per la cronaca, la lista dei Cinque Stelle per le elezioni in Consiglio comunale non ha raggiunto il quorum: la democrazia in quel caso fu salva, nessuna turbativa fu apportata a quella consultazione. Anche se si dovesse accertare il dolo, dall’azione dolosa non è scaturito nessun vantaggio per il movimento. Il che dovrebbe avere una sua considerazione.

E’ scattata però, come è giusto che sia, un’inchiesta penale, con  otto indagati e avvisi di garanzia.

I lettori del blog sanno qual è il mio pensiero sul Movimento Cinque Stelle, sanno già che lo ritengo inadeguato a risolvere i problemi della Sicilia, ma questo non mi esime dall’indignarmi con chi, sto parlando di Renzi, di fronte a quella che ritengo sia stata una leggerezza, si permetta di sfottere i grillini accusandoli di essere passati dall’Onestà Onestà” all’omertà omertà.

 

 

 

 

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