Referendum del 4 dicembre: diranno che se voteremo No aumenterà lo spread? La paura fa 90…

19 novembre 2016

Renzi e i suoi sostenitori non sanno più cosa inventarsi per convincere gl’italiani a votare Sì al referendum sulle contestate riforme costituzionali. Le hanno provate tutte: le stanno provando tutte. Ma, a quanto pare, senza successo. Non rimane che lo spread di montiana memoria. Tra qualche giorno ci diranno che per salvare l’Italia dalle speculazioni finanziarie dovremo appoggiare il Pinocchio del Mugello? Questi sono capaci di tutto

Ragazzi, non sanno più cosa inventarsi per convincere gl’italiani a votare Sì al referendum del prossimo 4 dicembre. Renzi e quella parte del PD che lo appoggia stanno letteralmente impazzendo (la precisazione sulla parte del PD che appoggia Renzi è d’obbligo, perché le ‘riforme’ costituzionali volute dal suo Governo, oltre ad aver spaccato l’Italia, hanno spaccato anche il Partito Democratico: l’ex segretario nazionale, Bersani, ad esempio, vota No; un No che si estende a tanti dirigenti locali: in Sicilia – per citare un altro esempio – un personaggio noto come Pino Apprendi e la presidente della commissione Ambiente dell’Ars votano No). Appelli di qua, appelli di là.

Raccontano che, sulla rete, sono in azione personaggi incaricati di propagandare il Sì a tutto spiano. Ma i grandi sforzi, a quanto pare, non starebbero dando i risultati sperati. Questo si capisce non tanto dai sondaggi, ai quali non crede più nessuno, perché, sempre più spesso, non sono tali: non sono, cioè, tentativi di interpretare le intenzioni degli elettori, ma tentativi di condizionare e orientare il voto.

Nelle ultime ore i renziani la stanno ‘gettando’ sull’economia. Insomma, è tornato lo spread. Ed è tornata la Banca d’Italia che ci parla di “volatilità”. Ricatto pronto: italiani, se voterete No al referendum del 4 dicembre, lo spread aumenterà. E quindi noi, per paura dello spread, dovremmo di corsa andare a votare Sì. E questa sarebbe la democrazia in salsa renziana, condita con un po’ di debito pubblico. Ridicoli!

Poi ci sono i sondaggi. Con molta probabilità, la tesi dei sondaggisti che la differenza tra No e Sì sarebbe di quattro cinque punti è una bufala. Se le cose stessero così i poteri forti, lo stesso Governo Renzi e il ‘codazzo’ di giornali e televisioni avrebbero già propagandato una tesi inversa: e cioè il Sì in vantaggio. Per dare il No il vantaggio di 4-5 punti la volontà popolare è, in larga parte, tutta per il No. Questo non tanto e non soltanto perché quasi tutti i partiti sono per il No, ma perché Renzi e il suo Governo sono disastrosi.

Non è un caso che, da qualche giorno, la strategia di Renzi e di chi lo sostiene è cambiata: certo, parlano sempre degli “immancabili destini” dell’Italia con la vittoria del Sì, ma parlano soprattutto dei “Mille giorni di Renzi”.

Adesso non vi mettete a ridere, non subito almeno. Pensate: stamattina un quotidiano nazionale ha dedicato intere ‘paginate’ ai grandi risultati ottenuti dal Governo Renzi in quasi tre anni. Un tentativo, goffo, di far passare per successi i fallimenti. Ripetiamo: viene da ridere: ma loro, i renziani, ci stanno provando.

Ve l’immaginate gl’insegnanti e i professori di Liceo e delle scuole superiori che plaudono alla legge sulla ‘Buona scuola’? Lo stesso Governo nazionale, a un certo punto, ha dovuto ammettere che, beh, forse, in questa ‘riforma’ qualcosa da aggiustare c’è…

E che dire del Jobs Act? Presentato come la soluzione dei problemi del lavoro, è servita soltanto a rendere il lavoro ancora più precario. Un disastro totale.

Nel Sud, poi, Renzi è quasi comico. Dove va va è accolto da fischi e proteste: Napoli, Taranto, Catania, Palermo. Prima di lui arrivano i poliziotti in tenuta celere con i manganelli in pugno. Poi, quando i cortei sono stati dispersi a manganellate, arriva Renzi, ovviamente al chiuso, con le persone contattate e controllate ad una ad una.

Al Sud, Renzi, ha tolto tutto quello che poteva togliere.

Clamorosa la vicenda dei 12 miliardi di fondi PAC del Mezzogiorno riprogrammati dal Governo Letta. L’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Delrio, ha preso questi 12 miliardi e li ha dati in ‘pasto’ alle imprese: sgravi fiscali per le imprese, al 90% del Centro Nord Italia.

E che dire degli investimenti nelle ferrovie del Sud? ll solito Delrio ha sentenziato: nel Meridione gli investimenti ferroviari non servono perché ci sono le rocce. Sì, avete letto bene: le rocce.

Morale: anche i soldi per le ferrovie del Sud il Governo Renzi li ha dirottati al Nord.

Il problema è che, pochi mesi dopo c’è stato il gravissimo incidente ferroviario in Puglia. Incidente dovuto, anche, alla mancanza di interventi sulle tratte ferroviarie.

Insomma, in Puglia il Governo Renzi è molto gettonato…

Anche in Sicilia non scherza. Alla Regione, in due anni, ha scippato tutto quello che poteva scippare:

con il primo ‘Patto scellerato’ che Renzi ha firmato con il presidente Rosario Crocetta, Roma ha tolto alla Regione oltre 5 miliardi di Euro;

con il secondo ‘Patto scellerato’ – firmato lo scorso giugno con il solito Crocetta – ha tolto alla Regione 2 miliardi e 100 milioni di Euro in forza di una riscrittura truffaldina delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto siciliano;

dal Bilancio regionale sono stati cancellati 10 miliardi di Euro circa di ‘residui attivi’, cioè di crediti che la Regione vantava verso terzi; vi facciamo notare la stranezza: se voi dovete soldi a una banca, vi ‘assicutano’ fino a casa; la Regione vanta 10 miliardi di crediti – una parte, guarda caso, con lo Stato – e vengono cancellati in un solo colpo; tanto chi è che si preoccupa di ‘sti numeri: cose difficili, per addetti ai lavori…;

sulla sanità, dal 2009, lo Stato deve alla Regione 600 milioni di Euro all’anno; se li mettete in fila, sono 8 anni; siccome 6 per 8 fa ancora 48, lo Stato deve alla Regione siciliana quasi 5 miliardi di Euro solo per la sanità; e questi soldi non si possono cancellare, perché sono previsti dalla legge Finanziaria nazionale del 2007.

Pensate: mettendo da parte di ‘Patti scellerati’ firmati da Crocetta e commentando solo i soldi che il Governo romano ci ruba con la sanità, assistiamo a una follia: mentre lo Stato ci deve quasi 5 miliardi di Euro – che gli ascari che governano la nostra Regione si guardano bene dal chiedere – i medici pubblici siciliani hanno le retribuzioni bloccate da sette anni, i Pronto soccorso dell’Isola sono bolgie dantesche, l’assenza di posti letto è cronica, idem la mancanza di medici e di infermieri (con i medici precari che non vengono assunti definitivamente perché non ci sono soldi: certo, se i soldi nostri se li tiene il Governo Renzi come si fa a stabilizzare i medici precari?).

Domanda: secondo voi perché chi oggi lavora nella sanità pubblica siciliana – al rischio di perderci la salute – dovrebbe votare Sì al referendum? Per fare un favore al Governo Renzi che ha affamato la Sicilia?

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