Formazione, dal processo di Messina (c’è la richiesta di condanna) al reintegro di 15 lavoratori

18 novembre 2016

Notizie agrodolci dalla Città dello Stretto. Richieste di condanne pesanti al processo che vede alla sbarra, tra gli altri, il parlamentare nazionale Francantonio Genovese (nella foto sopra) e la moglie. Intanto il giudice del lavoro di Messina ha reintegrato nel posto di lavoro 15 dipendenti dell’ENFAP. Sentenza che può provocare un terremoto tra chi ha fatto ricorso a licenziamenti collettivi. Interrogazione dei grillini (Ignazio Corrao e Sergio Tancredi) alla Commissione Europea sui disastri della Formazione in Sicilia

In attesa della pubblicazione della graduatoria definitiva dell’Avviso 8 (nella graduatoria provvisoria sono saltati gli enti formativi storici che potrebbero in buona parte rientrare per evitare ricorsi: a meno che la strategia dell’attuale Governo regionale non sia quella di far saltare tutto per regalare al Governo Renzi anche i 136 milioni di Euro dello stesso Avviso 8) non mancano le notizie e le polemiche.

Le notizie arrivano da Messina, città nella quale, nel 2013, esplose il caso dei “corsi d’oro”. Una vicenda giudiziaria – che ha coinvolto l’ANCOL e l’ARAM – nella quale sono rimasti coinvolti il parlamentare nazionale, Francantonio Genovese, e sua moglie. La notizia è che la Procura della Città dello Stretto, a conclusione del processo, ha formalizzato la richiesta di condanna per tutti gl’imputati.

I Pm hanno chiesto otto anni e mezzo di reclusione per Elio Sauta, 6 anni e 10 mesi per la moglie Graziella Feliciotto e per Natale Lo Presti; ancora, 6 anni e 4 mesi per Chiara Schirò, moglie di Francantonio Genovese; 2 anni ed 8 mesi per l’ex tesoriera del PD, Concetta Cannavò; 4 anni e 10 mesi per Nicola Bartolone (per lui l’assoluzione da due capi d’imputazione per non aver commesso il fatto). Quindi 2 anni e 2 mesi per Carlo Isaja, dell’Ispettorato del Lavoro; poi 5 anni per Carmelo Capone e Natale Capone; e ancora 2 anni (con la concessione delle attenuanti generiche) per Giuseppe Caliri, 3 anni ed 8 mesi per Daniela D’Urso (moglie dell’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca); e ancora 2 anni e 10 mesi per Giuseppe Pugliares, 4 anni per Salvatore Giuffè.

Questo vale per il primo processo. Poi – sempre al Tribunale di Messina – è in corso un secondo processo, denominato “Corsi d’oro 2”, nel quale sono imputati, tra gli altri, il già citato Francantonio Genovese e il cognato Franco Rinaldi (attualmente deputato regionale). Le condanne richieste sono pesanti anche per questi imputati.

Con molta probabilità i giudici emetteranno le sentenze nelle prime settimane del prossimo anno.

L’arresto per dieci imputati va in scena il 17 luglio del 2013 (arresti domiciliari). Desta clamore la presenza, tra le persone private della libertà, delle già citate Chiara Schirò e Daniela D’Urso. Nei guai finisce anche il consigliere comunale Elio Sauta, molto attivo nel mondo della Formazione professionale, e l’ex assessore comunale, Melino Capone, già coinvolto nelle vicende legate all’ARAM.

Le accuse formulate dagli inquirenti sono molteplici: spese ‘gonfiate’, corsi di Formazione ‘fantasma’, problemi sugli affitti, sul noleggio delle attrezzature e sulla pulizia dei locali. Si parla di fatture “gonfiate” fino al 600%, con gli enti di Formazione coinvolti che usufruivano di ‘abbondanti’ fonti di finanziamento pubblico.

Tutto sembrava a posto. Invece, a giudizio degli inquirenti, c’erano società parallele che servivano ad aumentare fittiziamente le spese. Quindi anche i controlli aggirati.

Sempre da Messina arriva una seconda notizia: il giudice del lavoro ha disposto il reintegro di 15 lavoratori licenziati dall’ENFAP nel 2014. E’ la vicenda che riguarda il licenziamento collettivo di 500 operatori del settore.

Leggiamo su tempostretto.it, quotidiano on line di Messina:

“Nell’autunno di due anni fa l’Ente era uno di quelli finiti nell’inchiesta ‘Corsi d’oro’ ed era anche incappato nell’elenco di quelli per i quali l’ex assessore regionale, Nelli Scilabra, alle prese con una riforma ancora abbozzata, non aveva concesso l’accreditamento. L’ENFAP, che peraltro non nuovo a ritardi nel pagamento degli stipendi per mesi e mesi, adducendo come causa le lentezze della Regione nell’erogare le somme, aveva licenziato gli operatori delle varie sedi dell’isola. Mentre la riforma è rimasta nelle secche della politica e della burocrazia per altri 2 anni, 15 dipendenti dell’Enfap di Messina si sono rivolti al Tribunale del lavoro”.

Così è arrivata la sentenza. Con il giudice del lavoro che, come già accennato, ha accettato la tesi degli avvocati Fabrizio Grosso e Marzia Schepis e ha disposto il reintegro dei lavoratori, nonché il pagamento di quanto dovuto, contributi compresi.

“E’ una sentenza che, nel settore della Formazione, divenuto ormai un vero e proprio Far west, può fare ‘storia’, soprattutto adesso che uno dei punti più contestati dell’Avviso 8 è il mancato obbligo per gli Enti di attingere agli operatori dell’Albo regionale”, leggiamo sempre su tempostretto.it.

Il quotidiano on line messinese dà per scontato che gli enti e le società che verranno selezionate con l’Avviso 8 non saranno vincolate ad assumere i disoccupati del settore iscritti all’Albo. In verità è anche il nostro dubbio, anche se il dirigente generale del dipartimento della Formazione professionale della Regione siciliana, Gianni Silvia, ci ha detto l’esatto contrario, come potete leggere qui:

Formazione professionale/ Gianni Silvia: “L’Albo verrà aggiornato nel maggio del 2017”

Le assunzioni verranno effettuate pescando dall’Albo. Noi, nell’Avviso 8, abbiamo letto che le assunzioni dovranno essere effettuate pescando “prioritariamente” dall’Albo.

Per farci chiarire come stanno le cose abbiamo chiesto ulteriori delucidazioni al dottore Silvia.

Il prioritariamente, ci dice Silvia, è riferito ai casi in cui nell’Albo non si dovessero trovare soggetti per corsi di Formazione particolare: “Nel caso in cui un ente non dovesse trovare le figure professionali che cerca – ci dice il dirigente generale del dipartimento della Formazione della Regione – gli enti si potranno rivolgere a soggetti esterno all’Albo. Ma per tutti gli altri casi dovranno fare riferimento all’Albo”.

Una terza notizia sulla Formazione è un’interrogazione alla Commissione Europea presentata dai grillini siciliani. I protagonisti sono l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao, e il deputato regionale, Sergio Tancredi.

“La condizione di precarietà ed incertezza in cui sono costretti a vivere gli operatori della formazione professionale in Sicilia potrebbe costituire una violazione del diritto dell’Unione Europea – sottolineano i due esponenti grillini -. Dal 2013 –  si legge nell’interrogazione – quasi tutte le Procure della Regione siciliana hanno avviato inchieste su irregolarità nell’utilizzo di risorse destinate agli enti di formazione. Tra gli indagati e gli arrestati compaiono: politici, dirigenti, funzionari e faccendieri nazionali e regionali. Alcune inchieste sono state sollecitate dall’UE tramite l’OLAF. I tempi lunghi della giustizia italiana e le occasionali misure di sostegno al reddito hanno gettato i circa 8 mila operatori della Formazione professionale siciliana e le loro famiglie nell’incertezza e nella precarietà”.

“Migliaia di utenti, tra cui disabili – si legge nel comunicato dei due parlamentari – non possono fruire delle attività formative, addirittura alcuni di loro non hanno potuto completare il percorso formativo, non riuscendo a conseguire le qualifiche”.

“Atteso che la formazione professionale siciliana viene anche finanziata dal Fondo Sociale Europeo – dice Corrao – ho chiesto alla Commissione se prevede l’attivazione di misure eccezionali per far fronte alla grave crisi in cui versa la formazione professionale siciliana, gli operatori e gli utenti e se, per l´appunto, valuta la condizione di precarietà e incertezza degli operatori professionali siciliani, rispettosa del Diritto dell’Unione”.

“Il disastro creato nel mondo della Formazione professionale da scelte incomprensibili sotto il profilo amministrativo – conclude Sergio Tancredi – non poteva non creare serie ripercussioni, vista la compressione di diritti dei lavoratori dei ragazzi che non hanno usufruito di un diritto garantito costituzionalmente”.

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