Referendum, appello del Fatto a Mattarella (e ai Caschi blu) contro il rischio brogli

12 novembre 2016

Il giornale diretto da Marco Travaglio pubblica un documento in cui una ex ambasciatrice denunciava le anomalie nel sistema di voto degli italiani all’estero. Tra queste la scarsa affluenza e la nullità delle schede (eclatante si rivelerà il caso del referendum sulle trivelle). Nulla è cambiato e allora come ora i politicanti al potere stanno contando molto su questi voti…

Vincerà il Sì? Vincerà il No? Al di là del risultato del referendum costituzionale del prossimo 4 Dicembre, si presume che a tutti gli italiani interessi, soprattutto, che non ci siano trucchetti truffaldini per condizionare l’esito del voto. Un rischio dal quale, a quanto pare, non siamo mai stati immuni e che ci accompagna anche in questa prossima consultazione referendaria.

A sollevare dubbi, più che fondati, è stato il Fatto quotidiano che ieri ha pubblicato un documento del 2013 firmato da Cristina Ravaglia, che è stata ambasciatrice e che oggi è direttore generale della Farnesina, in cui denunciava “gli effetti potenzialmente distorsivi dell’impianto vigente”, in merito al voto dei nostri connazionali all’estero:

“Come principale responsabile delle operazioni elettorali all’estero, mi corre l’obbligo di richiamare l’attenzione – nel superiore interesse dello Stato e della tutela di un diritto fondamentale – su modalità di attuazione che, ancora una volta, si sono dimostrate, alla prova dei fatti, tali da mettere a rischio gli imponenti sforzi messi in atto per assicurare un ordinato svolgimento del voto”.

E poi l’accusa: “Quello per corrispondenza è soggetto, come evidente, a una serie di variabili e incertezze quali l’affidamento ai sistemi postali locali, il pericolo di furti, incette, pressioni, compravendite, sostituzione del votante, ma non solo”.

Il documento inviato al Ministero degli Esteri e in copia al Quirinale, come detto è del 2013, all’indomani delle elezioni politiche che consentirono al PD di superare il M5S (ma il voto degli italiani all’estero è stato determinante anche nel 2006, quando regalò all’Unione di Prodi una risicata maggioranza in Senato).

Il direttore generale fa riferimento anche all’affluenza ridotta del voto all’estero (32 per cento) e all’elevata quantità di schede nulle (10 per cento).

Schema che si ripete lo scorso aprile con il referendum sulle trivelle:

“Lo scorso aprile- ricorda il Fatto quotidiano–  hanno votato 779.548 italiani all’estero, venti su cento, con l’8,6% di schede nulle contro lo 0,68 in Italia: occorre tanta fantasia e volontà per sporcare, in maniera fortuita o intenzionale, un foglio dov’è la scelta è fra Sì e No. La dettagliata relazione di Ravaglia, però, viene ignorata”.

Ora, visto che i consigli correttivi suggeriti dall’ambasciatrice non sono stati recepiti, ci avviamo verso il 4 Dicembre con lo stesso rischio. Da qui l’appello del giornale diretto da Marco Travaglio a Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Gli elettori, in Italia e all’estero, attendono da lei una parola chiara e tempestiva, possibilmente prima che il referendum si risolva con uno scarto minimo, innescando ricorsi infiniti. Altrimenti ci rivolgeremo ai Caschi blu”. 

Quanto il Governo Renzi conti sui voti degli italiani all’estero (oltre 4 milioni)  è sotto gli occhi di tutto ed al centro delle polemiche: i viaggi di ministri e menestrelli, le lettere inviate ai residenti all’estero dai Comitati per il Sì (“il Partito democratico, a differenza degli oppositori, è riuscito a ottenere l’elenco degli indirizzi e farà propaganda a domicilio senza chiedere il consenso” scrive sempre il Fatto, ma non solo), la posticipazione della scadenza per diventare elettori temporanei dall’estero (chi è fuori per studio o altri motivi), mentre per il referendum sulle trivelle tutte queste premure non si sono viste.

Ora, che il Governo Renzi possa provare a sporcare la partita non meraviglierebbe più di tanto. Ma se Mattarella si rendesse complice, sarebbe gravissimo.

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