Referendum, la Sicilia pronta al NO. Gli esilaranti commenti di Raciti (PD) e Castiglione (NCD)

9 novembre 2016

Secondo quanto riporta Repubblica, i sondaggi mostrano una netta opposizione alla riforma in tutto il Sud e in particolar modo in Sicilia. Il che è comprensibile. Non lo è, evidentemente, per i due politici sopra citati che vedono politiche favorevoli per il Mezzogiorno e parlano di disinformazione. Magari non tutti i Siciliani conoscono i dettagli, ma conoscono bene il Governo Renzi e, soprattutto, loro…

Leggiamo su Repubblica Palermo che ci sono almeno tre sondaggi ( Ipr, Tekné e Demopolis) secondo cui la vittoria del NO al referendum costituzionale del 4 Dicembre al Sud è quasi scontata.  Ancora di più in Sicilia. Con tutti i limiti dei sondaggisti, il dato, oltre ad essere evidente non è neanche sorprendente: il malumore delle regioni meridionali nei confronti degli ultimi governi nazionali, Renzi incluso, è più che palpabile. Sono anni che la Svimez, l’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, scrive di come la crisi cominciata nel 2008 si sia abbattuta con particolare furore sulle zone economicamente più deboli del Paese e che i Governi nazionali, lungi dal voler tamponare, hanno solo peggiorato le cose:

” Non solo al Sud si taglia molto più che al Nord, ma nella stessa area si investe molto meno che nel resto del Paese” ha tuonato l’associazione solo l’anno scorso, come vi abbiamo raccontato qua nel dettaglio. E non manca, nella stessa analisi, un riferimento alle manovre economiche che hanno penalizzato fortemente tutte le regioni meridionali. 

Situazione ancora più drammatica in Sicilia, che, anche (se non soprattutto) grazie agli ascari che reggono il moccolo al Governo nazionale, non solo ha subito lo stesso trattamento delle altre regioni del Sud, ma anche i furti continui di risorse, in termini di tributi che spetterebbero alla Sicilia e che invece sono trattenuti da Roma (particolare denunciato dalla Corte dei Conti). Furti ‘legalizzati’ nei recenti accordi Stato-regione (basta ricordare la vergognosa rinuncia ai contenziosi con lo Stato).

Come se non bastasse, oggi la sede regionale della Banca d’Italia, conferma che la situazione economica siciliana resta drammatica, soprattutto in termini di disoccupazione: risulta pari al 21,9%, il doppio rispetto alla media nazionale 11,8%.

Ebbene, dinnanzi ad un quadro talmente chiaro, c’è ancora chi finge di meravigliarsi del fatto che la Sicilia sembra prontissima a dare una batosta al Governo Renzi, al PD e a Crocetta. Commentando i risultati di questi sondaggi, sempre su Repubblica, infatti, Fausto Raciti, segretario regionale del PD e Giuseppe Castiglione, sottosegretario NCD, superano ogni immaginazione.

Il primo, con una faccia di c…uoio, dice: “Io credo che nessun governo abbia fatto tanto per il Sud come il Governo Renzi”. Si riferisce ai farseschi Patti per il Sud con i quali il Governo ha assegnato risorse che erano già per il Sud e pure meno di quanto gli sarebbe spettato come ha urlato Michele Emiliano, governatore della Puglia.  Poi, per stupirci con effetti speciali, Raciti aggiunge: “Ancora non siamo riusciti sinora a intestarci con forza una battaglia meridionalista sul contenuto della riforma, che nel modificare il titolo V dà maggiori risorse alla sanità siciliana”.  Questa è davvero l’ultima trovata, esilarante.

Il secondo, è pure meglio del primo e praticamente prende i Siciliani per ignoranti:  “C’è molta disinformazione: la gente che dice di votare No lo fa contro Renzi, contro Crocetta”.  Il che è vero, per carità. Ma a parte il fatto che è un motivo più che sufficiente (quale modo migliore per bocciare una pessima rappresentanza politica?), dare per assodato che i Siciliani non conoscano i dettagli della riforma è quantomeno arrogante.

In ogni caso i Siciliani conoscono bene lui e Raciti. E questo può bastare. 

Ci sono anche le parole del noto penalista Nino Caleca, nello stesso articolo di Repubblica Palermo: “Questa riforma non allunga ma accorcia le distanze fra Nord e Sud, mette la Sicilia e le altre regioni meridionali sul treno della ripresa”.

Sicuramente il suo sostegno al Si ha accorciato le distanze tra lui e i politicanti al potere.

 

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