Sorpresa: con l’eventuale vittoria dei Sì il 4 dicembre la Sicilia resterebbe senza senatori!

4 novembre 2016

La notizia circola da qualche giorno sulla rete. I rappresentanti dei Comitati palermitani per il NO al referendum costituzionale hanno verificato che la storia è vera: assurda ma vera. Come hanno fatto i deputati nazionali e i senatori ad approvare una riforma costituzionale con un errore così madornale? L’ennesima dimostrazione del basso livello del Governo Renzi e del Parlamento nazionale di ‘nominati’

La notizia gira da qualche giorno sulla rete: se il 4 dicembre dovessero vincere i Sì – cosa che noi non ci auguriamo proprio – le Regioni a Statuto speciale resterebbero senza senatori. I rispettivi Statuti, infatti, prevedono l’incompatibilità tra la carica di deputati regionali e senatori. Un bel problema, perché, secondo la ‘geniale’ riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi e approvata dal Parlamento nazionale di ‘nominati’, i senatori verranno designati proprio dai Parlamenti delle Regioni a Statuto autonomo.

Sulla vicenda interviene il senatore di Sinistra Italiana, Francesco Campanella:

“È inconcepibile che i deputati dell’Assemblea regionale siciliana rischino di restare tagliati fuori dal nuovo Senato e nessuno stia dicendo niente. Lo Statuto regionale parla chiaro, non lascia dubbi interpretativi sull’incompatibilità tra l’ufficio di deputato regionale e quello di componente di una delle due Camere. È così per la Sicilia, come per le altre regioni a Statuto speciale, dal Trentino (articolo 28), alla Valle d’Aosta (articolo 17), dal Friuli Venezia Giulia (articolo 15) fino alla Sardegna (articolo 17)”.

Il senatore Campanella, nei giorni scorsi, ha raccolto la denuncia dei Comitati palermitani per il NO al referendum costituzionale.

Secondo Campanella, “pare proprio che il ministro Boschi non si sia accorta dell’incompatibilità sancita dalle Carte regionali e rimane inspiegabile il silenzio della politica regionale, che pare in questo momento ignorare la questione, venendo meno ai proprio dover i nei confronti dei siciliani”.

Alla senatrice Finocchiaro, secondo cui il vizio dell’incompatibilità sarebbe superato da una successiva modifica statutaria da parte della Sicilia, Campanella replica:

“Con tutta evidenza, la questione è stata affrontata quantomeno con superficialità e in modo strumentalmente semplificatorio. Purtroppo questa è una riforma sgrammaticata, scritta con troppa fretta, che presenta strafalcioni importanti e che anche per questi motivi non può essere accettata”.

P.S.

Noi, invece, vorremmo porgere i nostri complimenti al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, onorevole Giovanni Ardizzone, avvocato, grande ‘difensore’ dell’Autonomia siciliana. Ardizzone fa propaganda per il Sì: quindi per lasciare la Sicilia, in caso di malagurata vittoria dei Sì, senza rappresentanza al Senato.

Ottimo lavoro, presidente Ardizzone, lei sì che è un autonomista e, sotto sotto, anche un costituzionalista…

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