A Palermo adesso i limoni costano 1 Euro al chilogrammo. E sono limoni siciliani

26 settembre 2016

Appena un mese fa si vendevano a 3,5 Euro al chilogrammo. Le multinazionali, d’accordo con la grande distribuzione organizzata, avevano creato le condizioni per rendere non economica la produzione di limoni in molte zone della Sicilia occidentale. Informati che nei supermercati e nei negozi artigianali di Palermo i limoni si vendono a 3,5 Euro, gli agricoltori e i commercianti ambulanti, partendo dal basso, stanno provando – almeno così ci dicono – ad aggirare il sistema imposto da multinazionali e grande distribuzione organizzata sulla pelle dei cittadini siciliani… Sarà così? Noi ci speriamo

  

Ricordate, cari lettori de I Nuovi Vespri? Un mese fa – per la precisione, il 24 Agosto – abbiamo scritto un articolo raccontando dei limoni venduti a Palermo a 3,5 Euro al chilogrammo (articolo che potete leggere qui). Questo il prezzo che circa 30 giorni fa abbiamo registrato presso la grande distribuzione organizzata e presso i negozi artigianali del capoluogo siciliano.

Un mese fa ci siamo chiesti: che fine hanno fatto i limoni siciliani?

Com’è possibile che, nella nostra Isola, si vendono limoni che arrivano da chissà dove (per esempio dall’Argentina, ma anche dal Nord Africa), spesso di pessima qualità e magari trattati con chissà quali pesticidi? 

Stamattina è arrivata una risposta. I limoni siciliani ci sono ancora, non venivano raccolti, e in parte non vengono ancora raccolti, perché i commercianti li pagano a un prezzo troppo basso.

Dietro questa storia ci sono le pressioni delle multinazionali, che puntano a fare fallire gli agricoltori siciliani che producono limoni per imporre i propri prodotti. Al prezzo che le stesse multinazionali stabiliscono.

Infatti, una volta che hanno costretto i produttori a non raccogliere i limoni, sono loro che controllano tutta l’offerta e sono loro che impongono i prezzi: 3,5 Euro al chilogrammo, come abbiamo raccontato un mese addietro.

Ma adesso il meccanismo messo in piedi da chi punta a distruggere la limonicoltura della parte occidentale della nostra Isola (nella Sicilia orientale i limoni sono ancora una grande risorsa e vengono coltivati, raccolti e venduti a prezzi anche competitivi) sembra sia stato messo in discussione.

Da qualche giorno, a Palermo, presso la grande distribuzione organizzata, i prezzi dei limoni sono scesi: di poco, ma sono scesi (3 Euro al chilogrammo, 50 centesimi in meno). Solo un semplice aumento dell’offerta? Non si direbbe.

Ma quello che è più importante è che, per le strade della città, ci sono ambulanti che vendono il prodotto a un Euro al chilogrammo.

Che è successo? Ce lo racconta un commerciante ambulante:

“E’ successo che, fino a un mese fa, anche i verdelli siciliani venivano pagati a prezzi troppo bassi. A quei prezzi non conveniva nemmeno raccogliere questi limoni. Quando è venuta fuori la storia che i limoni – a Palermo, ma anche a Trapani, per quello che so io – si vendevano a oltre 3 Euro al chilogrammo ci siamo recati da alcuni produttori e gli abbiamo offerto un prezzo più alto. Ci siamo messi d’accordo e loro ci hanno dato i loro limoni”.

“Fino a una settimana fa – aggiunge – li abbiamo venduti a 2 Euro al chilogrammo. Poi a un Euro e mezzo. Oggi li vendiamo a un Euro. E sa perché? Perché molti produttori siciliani che avevano deciso di non raccogliere il prodotto hanno deciso, invogliati da prezzi convenienti, di raccogliere i limoni e di venderli. Lo raccolgono, lo danno a noi e noi lo vendiamo. Conviene a noi, conviene agli agricoltori e conviene ai consumatori siciliani, che non mangiano più limoni esteri di pessima qualità a oltre 3 Euro al chilogrammo, ma limoni siciliani di qualità a prezzi inferiori di due terzi”.

Chiediamo: non è che anche voi vendete limoni argentini e ci dite che sono siciliani?

“Non avrebbe senso – ci risponde -. Perché il prodotto estero non potremmo certo venderlo a un Euro, perché dovremmo caricarci il costo del trasporto”.

Come per il grano duro (come potete leggere qui), anche per i limoni la globalizzazione dell’economia e tutti i disastri che ne conseguono si possono battere partendo dal basso. Servono l’informazione e un po’ di organizzazione.

Il nostro interlocutore ci racconta che lui aveva ereditato un esercizio commerciale dalla sua famiglia. “Tutto finito – ci dice – grazie alla grande distribuzione organizzata”.

“Noi, oggi, ci dobbiamo difendere. Voi difendete la Regione (a quanto pare segue il nostro blog). Ma la Regione, in Sicilia, ha autorizzato e continua ad autorizzare centri commerciali che fanno morire i piccoli negozi artigianali. La Regione è la prima nemica dei piccoli negozi artigianali”.

Ribattiamo che un conto sono le istituzioni come la Regione siciliana autonoma, altra e ben diversa cosa sono gli uomini che la rappresentano, spesso indegnamente.

“Sul piano teorico – ci risponde – avete ragione. Sul piano pratico i negozi artigianali continuano a chiudere. In Sicilia trionfa la grande distribuzione organizzata. E i cittadini siciliani sono costretti ad acquistare prodotti che, come scrivete voi a proposito della pasta, vengono fatti con il grano duro canadese. Lo stesso discorso vale per i limoni. E potrei continuare con le frutta estiva, che in Sicilia – e questo è incredibile! – arriva in buona parte dal Nord Africa”.

Il nostro nuovo amico ci chiede di restare anonimo.

“Ci dobbiamo difendere anche dai Comuni – conclude -. I Comuni le sembrano migliori della Regione? A me no. Qui si realizzano servizi pubblici di trasporto per portare le persone nei centri commerciali. E’ vergognoso, ma è così. Mentre a noi, che facciamo risparmiare i consumatori siciliani portando sulle loro tavole i prodotti siciliani, ci multano…”.

Vagli a dare torto.

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