“Ciampi era attaccato alla Sicilia”. Certo, soprattutto, al Banco di Sicilia…

16 settembre 2016

Le parole di Salvini sono fuori luogo? Lo sono anche le sviolinate dei siciliani che fanno diventare santo anche chi santo non è. E Carlo Azeglio Ciampi, pace all’anima sua, per la Sicilia non lo è stato davvero: è tra i principali responsabili della distruzione del nostro sistema creditizio. L’inchiesta censurata nel 2002 ci ricorda qualcosa…

Oggi si è spento l’ex Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Alla famiglia e agli amici vanno le nostre condoglianze. Difficile dare un giudizio complessivo su un personaggio di tale calibro che ha attraversato stagioni caldissime della politica italiana, sempre ai vertici: è stato governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993, presidente del Consiglio dei ministri (1993-1994), Ministro del tesoro e del bilancio e della programmazione economica (1996-1997), quindi Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica (1998-1999). Primo presidente del Consiglio e primo capo dello Stato non parlamentare nella storia della Repubblica, Ciampi fu anche il secondo Presidente della Repubblica eletto dopo essere stato governatore della Banca d’Italia, preceduto da Luigi Einaudi nel 1948.

Oggi, va da sé, è il giorno del cordoglio. Ma non mancano le polemiche, come sempre in questa nostra Italietta. Ad accenderle è stato Matteo Salvini che lo ha definito: “Un traditore degli italiani, politicamente parlando, come Napolitano, Prodi e Monti”. Giudizio troppo spietato nel giorno della sua morte? Forse, sì.

Ciò detto ci pare pure eccessiva la sviolinata di alcuni siciliani e, soprattutto, del Tgr regionale, che lo hanno descritto come un uomo profondamente legato alla Sicilia e via dicendo. E da cosa si evincerebbe questo attaccamento alla Sicilia? Vattelapesca.

Non mostra una grande sensibilità chi usa epiteti troppo forti nei confronti di una persona appena passata a ‘miglior vita’. Ma non la mostra neanche chi fa diventare santo chiunque muoia. Chi pensa che il giudizio storico debba auto censurarsi. 

La verità è un’altra cosa. Se da un punto di vista umano è naturale esprimere cordoglio, ciò non dovrebbe esimere nessuno dal raccontare e commentare con obiettività le gesta di chiunque.

In questo contesto Ciampi non può essere considerato un estimatore della Sicilia. Né appaiano comprensibili i post che lo dipingono come tale. Perché Ciampi, e sfidiamo chiunque a provare il contrario, è tra i maggiori responsabili della distruzione del sistema creditizio siciliano e della bendita truffalda del Banco di Sicilia, in primis. Ve lo confermano i banchieri siciliani di allora (quelli liberi, ovviamente) e ve lo abbiamo svelato in questa inchiesta che venne censurata nel 2002 e che pubblichiamo oggi su Timesicilia solo per parlare con i fatti: potete leggerla qua. 

Non stupisce, dunque, che il professor Massimo Costa, leader di Siciliani Liberi, lo ricordi così: “E’ morto il senatore a vita, presidente emerito della repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi.
Tutti i politici dei partiti tradizionali, e persino qualche esponente di secondo piano del 5 Stelle, lo piangono, lo celebrano, lo commemorano, a telecamere riunite. Non spetta a me il giudizio morale sulla persona. Sul giudizio storico ricordo solo alcune cose, difficili da contestare.
Da governatore della Banca d’Italia annientò il sistema bancario siciliano (BPS, Sicilcassa, Banco di Sicilia) e fu tra i protagonisti del divorzio Tesoro-Bankitalia da cui è nata l’esplosione del debito pubblico che da allora non è più rientrato.
Da Presidente del Consiglio oltre che autore delle invariabili politiche da Amato a Renzi (sul cui successo ognuno valuti) si è distinto, d’accordo con i sindacati “gialli” (CGIL-CISL-UIL) per lo sganciamento dei rinnovi salariali dall’andamento dell’inflazione, inaugurando una politica deflativa che ha portato al declino della domanda interna che da allora non si è mai interrotto.
E’ stato tra i protagonisti della creazione della moneta unica europea e della perdita dell’indipendenza dell’Italia, trasformata in un governatorato UE. Da Presidente della Repubblica si è distinto per aver tentato di riesumare la retorica risorgimentale.
E’ stato protagonista delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, con tutto quello che questo ha comportato per noi Siciliani.
In una parola da sempre con i mondialisti, giustamente pianto oggi dai suoi compari di sempre, allievi e sodali, al di là delle apparenti differenze. Riposi in pace”.

E, allora, non sarebbe meglio esprimere solo un naturale cordoglio senza però scadere in celebrazioni retoriche e basate sul nulla?

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