Referendum: la CGIL si schiera per il No alle riforme costituzionali volute dal Governo Renzi

9 settembre 2016

La decisione è stata sofferta. Ma, alla fine, la più grande organizzazione sindacale italiana si è schierata per il No a una riforma costituzionale patrocinata dal Governo Renzi. L’unica cosa che i renziani sono riusciti ad ottenere – ma è ben poco cosa – è “l’impegno della CGIL a preservare la propria autonomia” e a”non aderire ad alcun comitato”. Al di là delle formule linguistiche conta il risultato politico: Renzi e la sua ‘band’ perdono, in un colpo solo, oltre 5 milioni di voti

 

E’ stata una ‘guerra’ durata mesi. Con il PD renziano impegnato a seminare ‘zizzania’ dentro la CGIL, per provare a evitare che la più grande organizzazione sindacale italiana – culturalmente e tradizionalmente legata alla sinistra – non si schierasse per il No al referendum sulle riforme costituzionali volute dal Governo Renzi e dal Parlamento nazionale di ‘nominati’ (i cosiddetti figli del Porcellum). Ma alla fine Renzi e i renziani del PD hanno perso. Perché l’assemblea generale della CGIL ha approvato un ordine del giorno con il quale si invitano gli iscritti a votare No.

L’unica cosa che i renziani sono riusciti ad ottenere – ma è ben poco – che comunque resta “la libertà di posizioni individuali diverse di iscritti e dirigenti, trattandosi di questioni costituzionali“. E l’impegno della CGIL e di tutte le sue strutture” a “preservare la propria autonomia”, non aderendo “ad alcun Comitato”.

Per Renzi e per il suo Governo questa è un’altra ‘botta’ in testa. la CGIL, infatti, conta oltre 5 milioni e mezzo di iscritti di cui quasi 3 milioni di pensionati.

Alleati di Renzi rimangono i vertici della CISL e della UIL. I vertici, perché non è affatto detto che la base di queste due organizzazioni sindacali votino Sì.

Basta un solo esempio: anche per seguire Renzi la CISL ha perso tantissimi iscritti tra i dipendenti della banche. Non a caso, oggi, il più forte sindacato dei bancari è la FABI.

In questi giorni Renzi ha dichiarato che è giusto che le banche – delle quali, peraltro, il suo Governo è alleato – nei prossimi anni licenzino 150 mila dipendenti.

Bene: secondo voi i bancari ancora iscritti alla CISL voteranno Sì al referendum per favorire un Governo – il Governo Renzi – che vuole licenziarli? E’ molto più verosimile che voteranno No e, magari, che stracceranno la tessera della CISL.

Tornando al No della CGIL al referendum, si leggono alcune considerazioni. L’organizzazione sindacale definisce la modifica costituzionale “un’occasione persa per introdurre quei necessari cambiamenti atti a semplificare, rafforzandole, le istituzioni”. E giudica negativamente l’impianto della riforma costituzionale del Governo Renzi “perché introduce, senza migliorare la governabilità né il processo democratico, un rischio evidente di concentrazione dei poteri e delle decisioni: dal Parlamento al Governo, dalle Regioni allo Stato centrale”.

Più chiaro di così la CGIL non poteva parlare.

Ancora: la riforma, secondo la CGIL, punta a “un’eccessiva centralizzazione dei poteri allo Stato e al Governo”. Quanto al nuovo Senato, per composizione e funzioni, a parere dell’organizzazione sindacale, avrà difficoltà “a svolgere l’auspicato e necessario ruolo di luogo istituzionale di coordinamento fra Regioni e Stato, essenziale a conciliare le esigenze di decentramento con quelle unitarie”. Al Senato, secondo la CGIL, “non è attribuita congrua facoltà legislativa in tutte le materie che hanno ricadute sulle istituzioni territoriali e la sua stessa composizione non garantisce l’adeguata rappresentanza e rappresentatività di Regioni e autonomie”.

Della serie: “Ciao, Matteo”, anzi “Ciaone, Matteo”, per dirla con i renziani.

Al Governo Renzi, a questo punto, non rimane che fissare la data del referendum. Il voto era previsto a Ottobre. Poi è slittato a Novembre. Adesso siamo arrivati a Dicembre… Matteo e i suoi rinviano, rinviano, rinviano…

 

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