L’elenco dei Comuni siciliani che hanno dichiarato il dissesto finanziario

9 settembre 2016

Sono 17, più altri tre Comuni che stanno per fallire. Ma è tutto il sistema che non si regge più, se è vero che ci sono 300 Comuni che non hanno ancora approvato il Bilancio consuntivo 2015 e 347 Comuni della nostra Isola che non hanno ancora approvato il Bilancio di quest’anno. I costi di questi fallimenti che verranno pagati dagli ignari cittadini e, soprattutto, dalle imprese. Lo schema politico è il seguente: il Governo Renzi taglia i fondi alla Regione e ai Comuni e i cittadini siciliani pagano con un aumento di tasse e imposte locali. Perché le imprese che lavorano con i Comuni falliti pagano due volte
   

Le ex Province siciliane stanno fallendo (come vi raccontiamo qui). Detto questo, la situazione dei Comuni siciliani non è migliore. Anzi. Però non ne parla nessuno. Nella Prima Repubblica, quando un Comune dichiarava il dissesto finanziario – cioè il fallimento – la notizia era da prima pagina. Oggi, tranne cari rari, la notizia viene tenuta ‘bassa’. E sapete perché? Perché quando un Comune va in dissesto finanziario a pagare sono le famiglie e le imprese.

In questo articolo vi racconteremo quali Comuni siciliani sono falliti fino ad oggi, perché sono falliti e che affetti avranno questi fallimenti sulle famiglie e sulle imprese. E che effetti avranno sul precariato. E vi illustreremo anche qual è lo stato generale dei Comuni della nostra Isola.

Cominciamo con una precisazione: i Comuni siciliani non sono alla canna del gas perché hanno sprecato risorse finanziarie. Sono al fallimento perché lo Stato e la Regione siciliana hanno tagliato i trasferimenti.

Lo Stato – impersonato dal Governo Renzi – ha penalizzato i Comuni due volte. Ha ridotto a zero i trasferimenti. E ha tagliato anche i fondi alla Regione siciliana. Di conseguenza, la Regione siciliana ha tagliato i fondi ai Comuni.

Vi diamo un solo dato: fino a qualche anno fa il Fondo regionale per le Autonomie locali (cioè i soldi che la Regione erogava per il 90% circa ai Comuni e per il 10% alle ex Province) ammontava a oltre 900 milioni di Euro.

Oggi il Fondo regionale per le Autonomie locali è ridotto, sulla carta, a circa 300 milioni di Euro. Perché sulla carta? Semplice: perché quest’anno – e siamo già a Settembre – la Regione non ha erogato ai Comuni un solo Euro dei 300 milioni di Euro previsti.

Chiaro adesso perché i Comuni siciliani stanno fallendo? Di fatto, i Comuni, oggi, vanno avanti con le tasse e le imposte locali pagate dai cittadini (che sono ai massimi livelli). Ma con le attuali tasse e le attuali imposte comunali i Comuni non ce la fanno: questo spiega perché sono tutti in gravi difficoltà finanziarie.

Vediamo adesso quali Comuni siciliani hanno già dichiarato il dissesto finanziario. Sono i seguenti Comuni:

 Aci sant’Antonio, Augusta, Santa Venerina, Palagonia, Scordia, Lentini, Mussomeli, Casteltermini, Barrafranca, Caltagirone, Comiso, Carini, Bagheria, Cefalù, Brolo, Scaletta Zancrea.

Pronti per la dichiarazione di dissesto sono i Comuni di Agrigento, Favara e Porto Empedocle.

La ‘discrezione’ è molto importante nella gestione del dissesto di un Comune. E’ importante non far sapere ai cittadini – con riferimento alle famiglie – che saranno loro a pagare i ‘buchi’ con un aumento delle tasse e delle imposte comunali.

Il silenzio diventa un requisito assiomatico se la responsabilità del dissesto è Governo nazionale e se il colore politico del Governo nazionale, del Governo regionale e dei Comuni sia lo stesso.

Ed è proprio quello che sta succedendo in Sicilia.

Il dissesto dei Comuni è provocato dal Governo nazionale del PD di Renzi. Il Governo regionale siciliano è espresso dal PD. E quasi tutti i Comuni siciliani sono amministrati dal centrosinistra. Così non conviene far sapere ai cittadini-elettori che c’è il dissesto e che saranno loro a pagarlo con nuove tasse.

Come ora diremo, tenere ‘basse’ le notizie del dissesto finanziario conviene a tutti: anche ai sindaci non riconducibili al centrosinistra che oggi governa a Roma, alla Regione e nei Comuni. E sapete perché? Perché i dissesti finanziari ‘incaprettano’ le imprese che lavorano per i Comuni.

Gli imprenditori pagano due volte in dissesto finanziario di un Comuni. Lo pagano come cittadini, con l’aumento di tasse e imposte. E lo pagano come imprenditori con il metodo che ora vi descriveremo.

Come tutti voi saprete, più grande è un Comune, più alto è il numero delle imprese che lavora per quel Comune. Ora, quando un Comune dichiara il dissesto la procedura con le imprese che hanno lavorato con lo stesso Comune è la seguente:

Cara impresa, tu hai lavorato per noi e noi ti ringraziamo; il Comune ti deve mille Euro, ma noi te ne possiamo dare 300, forse 400: prendere o lasciare.

Per dirla in breve, quando un Comune dichiara il dissesto le imprese creditrici incassano il 30% o, al massimo, il 40% dei crediti che vantano verso lo stesso Comune.

Per gli imprenditori è una fregatura perché, come già ricordato, pagano come cittadini e poi come imprenditori.

Ora provate a immaginare cosa succederebbe se un’impresa che lavora per un Comune dovesse sapere con sei mesi di anticipo che il Comune per il quale lavora fallirà da lì ai sei mesi. Se l’impresa ha investito 100 per prenderne 200, saprà, in anticipo, che, alla fine, prenderà 60. Saprà in anticipo che, pur avendo lavorato, perderà il 60% dei soldi investiti.

Se lo dovesse sapere prima, nell’impossibilità di rescindere il contratto, quanto meno proverebbe a risparmiare, riducendo la qualità dei servizi. Ed è anche logico: proverebbe almeno a non perdere il 60% del capitale investito.

Passiamo allo scenario generale. Alla fine i Comuni in dissesto finanziario, in Sicilia, sono 20. Apparentemente si potrebbe dire: beh, sono pochi. Considerazione che sarebbe valida se il resto dei Comuni avesse i conti a posto. Invece…

Invece quasi tutti i Comuni siciliani hanno i conti fuori posto. Ecco i dati.

Ben 300 Comuni siciliani su 390 – più di tre quarti dei Comuni – non hanno approvato il Bilancio consuntivo 2015. Ciò significa che non hanno contezza dei soldi che hanno speso lo scorso anno.

Poi ci sono 347 Comuni che non hanno ancora presentato il Bilancio preventivo 2016. Per essere chiari: a Settembre ancora debbono ‘programmare’ la spesa del 2016… Una farsa!

Non è finita. Alcuni dei Comuni siciliani che hanno approvato il Bilancio 2016 – Palermo in testa – hanno iscritto tra le entrate somme fantasiose.

Poniamo solo una domanda per illustrare l’assurdità del Bilancio 2016 del Comune di Palermo: come fa il Consiglio comunale che ha approvato tale Bilancio a sapere che i Palermitani, entro il 31 Dicembre di quest’anno, pagheranno circa 80 milioni di Euro di contravvenzioni? Eppure nel Bilancio c’è scritto proprio questo!

Concludiamo il nostro ‘viaggio’ tra i disastri degli enti locali con due notizie.

La prima è che ci sono 50 Comuni siciliani che hanno richiesto il Piano di riequilibrio.

La seconda notizia è la più interessante. I precari dei Comuni siciliani non sono più circa 24 mila: sono scesi a 13 mila 787. Insomma, quasi 10 mila non ci sono più. In parte non ci sono più perché i precari che lavorano nei Comuni che dichiarano il dissesto passano sotto le ‘bandiere’ della Regione. In parte perché forse non sono mai stati 24 mila (sarebbe interessante sapere quanti ne venivano pagati negli anni passati…).

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