Sud, Ricolfi: “Nessun nesso tra corruzione e sottosviluppo”. Chi lo dice a Renzi?

23 agosto 2016

Il docente torinese si redime e inquadra la questione meridionale un po’ meglio. Sfatando il pregiudizio che fa comodo a tanti. A partire dallo stesso Premier che in una recente intervista invece di parlare di investimenti, ha sfoggiato la solita retorica razzista…

Non è mai stato tenero con il Mezzogiorno d’Italia. Molti lo ricordano per le sue tesi  in tema di federalismo fiscale, quando sosteneva che “ogni anno 50.6 miliardi di euro vengono distratti dal Nord per affluire al Sud”. Soldi che sarebbero stati frutto di evasione fiscale e inefficienza della pubblica amministrazione. Lo aveva scritto nero su bianco in un libro dal titolo emblematico: Il sacco del Nord. Parliamo di Luca Ricolfi (nella foto), ordinario di analisi dei dati presso l’università di Torino ed editorialista per varie testate. Quel libro divenne la bandiera dei leghisti per anni e suscitò un ampio dibattito: gli economisti meridionali (da Massimo Lo Cicero a Gianfranco Viesti fino agli analisti Svimez) non tardarono a confutare quella tesi che non aveva nulla di scientifico, che non si basava su 150 anni di storia italiana e che non contemplava fattori essenziali quali i trasferimenti statali (inclusi i fondi destinati al Sud ma che hanno finito col finanziare il welfare al Nord) e gli investimenti pubblici (Poste, Ferrovie ecc…) che, dati Svimez alla mano, fatta eccezione per il periodo della Cassa del Mezzogiorno hanno sempre favorito il Nord. Insomma, quelli di Ricolfi erano pensieri e parole scritti in libertà, in un momento politico particolare. Tanto che lui stesso finì con l’ammettere che quei dati, valutati diversamente, portavano a conclusio­ni diametralmente opposte.

Negli anni, accantonato il dibattito sul federalismo, Ricolfi sembra avere inquadrato un po’ meglio la questione meridionale. Tanto da sfatare lui stesso un pregiudizio sul Sud Italia: “Non c’è nessun nesso tra corruzione e mancato sviluppo” dice in una intervista pubblicata oggi dal Gds nel corso della quale parla di una recente ricerca della Fondazione Hume soffermandosi anche sulla Sicilia: “Una delle giustificazioni ricorrenti del mancato sviluppo dell’Isola e, in genere, di tutto il Meridione, viene attribuito alla corruzione. Una impostazione che rischia di fare perdere di vista il problema nel suo complesso”.

“Non a caso- osserva ancora Ricolfi- le inchieste giudiziarie e gli scandali stanno facendo emergere comportamenti illeciti anche nel centro nord, ma questo non blocca lo sviluppo”.

Insomma, anche questo alibi è smontato pezzo dopo pezzo e non da un meridionalista.

Ora, anche se Massimo D’Alema recentemente su La7 ha affermato, con il suo solito piglio ironico, che “leggere non è nella linea del PD”, sarebbe auspicabile che Matteo Renzi desse una occhiatina alla ricerca di cui parla Ricolfi e alle sue osservazioni. Trattandosi di un analista ‘nordico’ potrebbe avere meno difficoltà nel farlo e potrebbe prendere atto di quanto insensate siano le dichiarazioni che ha rilasciato recentemente a Milano Finanza (ve ne parliamo in un articolo pubblicato da Timesicilia.it che potete leggere qui) in cui ha sostenuto che le priorità per il Sud sono la legalità e la trasparenza e “processi contro la corruzione”.

Anche lui, come chi lo ha preceduto, tenta di giustificare la scomparsa della questione meridionale dall’agenda politica con i pregiudizi che fanno comodo a chi non ha nessuna voglia di affrontare con gli strumenti appropriati il divario Nord-Sud.

Basterà Ricolfi a fare riflettere il Governo Renzi? Certamente no. Perché non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire.

 

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