Risposta a Galli della Loggia: il Sud conquistato con le armi e l’inganno! Ma l’Indipendentismo tornerà

22 agosto 2016

Ai “polentoni” il fatto che gli studenti del Sud sono più bravi di quelli del Nord non va proprio giù. Così il Corriere della Sera mette in campo il professore Ernesto Galli della Loggia chiamato a dare una veste filosofica e sociologica a un antimeridionalismo antico che ci riporta ai Savoia. In quegli anni i meridionali che dissentivano venivano trattati come ‘briganti’ e scannati dai vari Cialdini, Govone e Pinelli. Mentre i legisti – Miglio, Bossi e via continuando – sono stati coccolati e cooptati nei Governi. Ma state sereni signori del Nord: l’Indipendentismo sta tornando per regolare i conti con la storia

Questa vicenda dei  voti più alti, dati (non ottenuti, pare) agli studenti del Sud, ai “polentoni” non è proprio andata giù. Si è andati dall’accusa di disparità di trattamento al favoritismo, per poi buttarla in filosofia, sociologia e dietrologia sulla mancanza di civiltà dello stesso Sud.

Ma io mi chiedo: una vicenda così particolare ed importante per l’intero Paese, come dovrebbe essere l’esame di maturità, non dovrebbe essere informata a criteri di uniformità e unitarietà del relativo processo in tutto il Paese? E se chi ha il dovere di imprimere una linea uniforme ed unitaria non lo fa, di chi è la colpa?

Chi ha il dovere di tenere la barra al centro? Il ministro dell’Istruzione, ovviamente, attraverso i Provveditorati agli studi, gli Uffici scolastici regionali e i Presidi, tutti organi del ministero, organi statali. Gli studenti e i professori non c’entrano.

Non lo sa il ministro che noi del Sud, a differenza di quelli del Nord, bariamo, trucchiamo le carte, siamo sensibili alle raccomandazioni ai regali, alle intimidazioni? Se lo sa maggiore è stata la sua responsabilità. Avrebbe potuto, per esempio formare le commissioni d’esami al Sud con integerrimi e preparatissimi professori reclutati nella colta Padania, dove quando in Sicilia nascevano e operavano Eschilo, Empedocle, Tirteo, Archimede, gli antenati di Bossi con corna in testa, come Abatantauono nel famoso film Attila, vagolano senza costrutto nelle foreste di Ponte di Legno.

Tra tutti gli interventi che si sono registrati sulla vicenda, scartati gli “ascari con la cultura”, tipo Buttafuoco e compagni, analizzerò quello più intelligentemente di parte, e quindi il più velenoso, quello di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, noto fogliaccio cripto sudista.

Il Galli elenca tutte le nostre carenze, tutte inconfutabili, poi temendo una ovvia confutazione, attribuisce il tutto non a cause genetiche (bontà sua, però l’ha detto!), ma piuttosto ad “una storia infelice, caratterizzata da un’antica indigenza e da secoli delle più varie forme di malgoverno.”

Tutto vero, però è assai specioso e direi scorretto, una volta scoperte le cause di un problema, continuare ad elencarne le conseguenze, senza analizzare quella “antica storia infelice”.

Un buon medico di fronte ad una malattia, non indaga più  sui sintomi, ma, una volta accertato il nesso eziologico tra causa ed effetto, si sforza di eliminare la causa  per  eliminarne gli effetti.

Non si può glissare. Chi lo dice che quelle cause non sono ancora vive, vitali ed operanti? Meglio, come potrebbero esserci questi effetti se le cause fossero state rimosse?

Qualcosa non quadra e lei, noi, tutti abbiamo il dovere di analizzare, argomentare e, infine, capire.

Che cos’è l’evoluzione? Una lotta per sopravvivere in un ambiente ostile, lotta che ha come prima conseguenza un adattamento del soggetto all’ambiente stesso. Per capirci basterà citare l’esempio del grande scienziato e filosofo positivista Herbert Spencer, quello dei cavalli che vivono nelle isole Shetland, che, come ambiente, non sono propriamente un paradiso.

“Guardateli – dice – sono vivi e vitali, però  sono diventati dei pony!”. Solo modificando e riducendo le proprie dimensioni sono riusciti a sopravvivere.

E’ consentito applicare lo stesso principio evolutivo alla formazione del carattere? Direi di sì.

Un popolo che per 1000 (mille!) anni vive sotto un regime feudale, in cui la giustizia, per fare l’esempio più illuminante, è amministrata dal barone, in cui cioè è praticamente impossibile avere giustizia; in cui i nobili godono del “mero e mixto imperio” sostanzialmente di  un diritto di vita e di morte sui sudditi, in cui gli stessi nobili, oltre alla giustizia ufficiale, hanno a propria disposizione un esercito personale di scherani che lo difendono e proteggono (gli antenati dei mafiosi), in cui il  braccio religioso è compromesso con il potere laico, ebbene, in questo contesto può nascere e svilupparsi in quel popolo  il concetto del vivere in società, del bene comune? Che idea si è fatta, nei secoli quel popolo, della giustizia, dell’ordine costituito?  Che sono nemici.

Che cosa sarebbe diventata la Lombardia se il sistema feudale del Seicento, descritto e denunciato dal Manzoni, fosse arrivato fino al 1860? Conosce Galli della Loggia la lucidissima nota critica di Luigi Russo a proposito della autorità legale e della prevalenza dell’autorità di influenza proposito del “duello” tutto politico tra il Conte Zio e il Padre provinciale? E della tavolata di don Rodrigo, dove sedevano quelli che avrebbero dovuto dare giustizia a Renzo?

Oggi in Sicilia funziona ancora così. Dov’è lo Stato? Dov’era?

La Lombardia ha avuto la Grande Maria Teresa!! Noi i Savoia. Facciamo a cambio?

Galli della Loggia parla nel suo articolo di “scomparsa dello Stato  italiano“. Per quanto riguarda il Sud e la Sicilia in particolare, io parlerei di continuità della latitanza politica e culturale e di invasiva presenza militare. La Sicilia in particolare, nei primi dieci anni di Unità, subì tre stati d’assedio: la popolazione fu sottomessa a un duro e spietato arbitrio militare, a rappresaglie, a massacri, a incendi, a saccheggi. E quel miserabile di Vittorio Emanuele aveva detto: “Vengo per fare la vostra volontà, non la mia”. E meno male!

“Se sei venuto a salvarmi, perché mi uccidi? Se non vieni per salvarmi, perché sei venuto?”. Semplice, no?

Ricordo a Galli della Loggia che l’Italia è nata per annessioni al Piemonte. E’ chiara o no la differenza con una nazione  nata dalla volontà popolare? Lo sa Galli della Loggia che alle annessioni votò il 2% della popolazione (tanti avevano il diritto al voto: in Sicilia 60.000 votanti su tre milioni di abitanti!), per di più sotto la minaccia dei fucili piemontesi. Quegli stessi fucili che convinsero gli abitanti di Nizza e della Savoia a diventare francesi.

Questo fu il vero Risorgimento, caro Galli della Loggia!

Aveva ragione il principe di Metternich! L’Italia era “un’espressione geografica”. E tale è rimasta. Per fare una nazione, soprattutto dopo quella partenza ad handicap, occorreva gente seria, intellettualmente onesta, statisti e regnanti  acculturati e lungimiranti, non certo i Savoia, macchiette rustiche, ridicole, sempre uguali a se stesse, da Vittorio Amedeo, che, grazie al suo tradimento (ce l’hanno nel DNA!), diventò re di Sicilia, al suo pronipote Emanuele Filiberto, quello di ”Balla con le stelle”. La classe non è acqua.

Galli della Loggia sa quante lacrime e sangue costò l’unificazione amministrativa da lui lodata? Le leggi del 1865, abolitive del contenzioso amministrativo, ancora parzialmente in vigore, promulgate da un re al quale non importava il consenso del popolo, ma il potere su di esso, posero sullo stesso piano, compreso tragicamente il regime fiscale, economie forti e meno forti, decretando in molti casi la morte, o, per sempre, la minorità di queste ultime. Che geni, vero?

Perché, invece che di soldati e generali macellai (Cialdini, Govone, Pinelli), re Vittorio non riempì il Sud di insegnanti e amministratori onesti e capaci, (il personale più prelibato, scrissero Franchetti e Sonnino,) e non dei peggiori, quelli meritevoli della destinazione insulare punitiva?

Perché lo Stato non ha debellato la mafia? Perché questa, da fenomeno rurale e borgataro, diventò una multinazionale, che, lo dicono alcuni magistrati, tratta con lo Stato da eguale? Lo sa Galli della Loggia quanto durerebbe la mafia se lo  Stato volesse una volta per tutte liberarsi di politici, magistrati, tutori dell’ordine, colletti bianchi e professionisti a libro paga della mafia? Una settimana!

Ha ragione Galli della Loggia quando afferma che non è solo questione di investimenti, di infrastrutture.

Il CENSIS, qualche anno fa ha resa nota una ricerca sul Meridione, spiegando come, senza l’oppressione della criminalità organizzata, il prodotto interno lordo del Sud sarebbe uguale a quello del Nord. Un’informazione scientifica di tale portata avrebbe dovuto scuotere le coscienze del Paese. Il Parlamento avrebbe dovuto mettere l’argomento all’ordine del giorno, non fosse altro che per confutarlo. Nessuno ha fatto un plissé.

Galli della Loggia, poi, ci intrattiene sul nuovo localismo e il decentramento culturale.

Santa verità, ma come sempre Galli della Loggia si ferma lì. Secondo me il fenomeno va fatto risalire alla nascita e all’affermazione sul piano locale della Lega, alle teorie leghiste, ai fondatori del movimento e ai suoi realizzatori, ai quali lo Stato, forse per una sottovalutazione, forse per una forma di connivenza politica, ha concesso una  libertà di movimento complessiva che fu impedita a suo tempo in Sicilia agli indipendentisti che professavano le stesse idee.

Per molto meno le carceri italiane si riempirono di militanti indipendentisti siciliani che rappresentavano ben 500.000 iscritti. I capi politici venivano arrestati e imprigionati senza un processo per mesi.

Miglio, Bossi, e cialtroni  di ogni genere si sono invece potuti permettere di insultare e attaccare le istituzioni repubblicane senza pagarne il prezzo. Nessun ministro dell’interno (anzi, ne ebbero uno!) ha attivato le prefetture, né le forze dell’ordine hanno fatto sentire il braccio della legge.

E‘ stato consentito che una roccaforte razzista e antimeridionalista si consolidasse nel Paese e concorresse in modo significativo al suo sgretolamento e concorrendo altresì a interrompere il processo unitario (anche se fatto a membro di segugio) e a favorirne l’arretramento.

Se Milio si fosse fatto qualche giorno di galera per le sue farneticazioni, le cose sarebbero andate diversamente (e dire che era già successo, persino più in grande, con il Fascismo, quando quattro carabinieri sarebbero bastati a fermare “la storia immarcescibile”)

Se esiste un Barbagallo, l’incredibile Ulk, è perché è stato dato campo a quelle sottospecie di bauscia decerebrati e analfabeti, quelli sì, che votano Salvini.

Il postulato è sempre lo stesso “salute al Nord, sciagura al Sud.

Il Nord, dice Galli della Loggia, si vivifica per la ininterrotta migrazione interna che impoverisce il Sud. Ma va’!  E secondo lui è un caso.

Questa è politica: “Guai ai vinti!”. Se ci si convince che il Sud non è stato liberato, ma conquistato con le armi e l’inganno, e mantenuto come colonia tutto apparirà chiaro.

E le colonie difficilmente si lasciano andare. Non è difficile profetare che vedremo il vero volto dello Stato non appena il movimento indipendentista, finalmente unito e compatto, comincerà a fare di nuovo paura.

 

 

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