Oggi anniversario della morte di Rita Atria, la ragazza che disse no ai mafiosi

26 luglio 2016

“Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta”

Nel 1985, all’età di undici anni, Rita Atria perde il padre Vito, mafioso ucciso in un agguato.

Ricorre oggi l’anniversario della morte di Rita Adria, che si uccise una settimana dopo la strage di via D’Amelio perché, proprio per la fiducia che riponeva in Paolo Borsellino, si era decisa a collaborare con gli inquirenti.

Alla morte del padre, Rita si lega ancora di più al fratello Nicola ed alla cognata Piera Aiello. Da Nicola, anch’egli mafioso, Rita raccoglie le più intime confidenze sugli affari e sulle dinamiche mafiose a Partanna. Nel giugno 1991 anche Nicola Atria viene ucciso e sua moglie Piera Aiello, che era presente all’omicidio del marito, denuncia i due assassini e collabora con la polizia.

Rita Atria, a soli 17 anni, nel novembre del 1991, decide di seguire le orme della cognata, cercando, nella magistratura, giustizia per quegli omicidi.

Il primo a raccogliere le sue rivelazioni è il giudice Paolo Borsellino, all’epoca procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, al quale Rita si lega come ad un padre.

Le deposizioni di Rita e di Piera, unitamente ad altre testimonianze, permettono di arrestare numerosi mafiosi di Partanna, Sciacca  e Marsala

Una settimana dopo la strage di via D’Amelio, Rita si uccide a Roma, dove vive in segreto, lanciandosi dal settimo piano di un palazzo di viale Amelia, 23.

Rita Atria, come Antigone, cercò un fardello che si rivelò insopportabile. Non tutti sanno pagare il prezzo della rinuncia a tutto, finanche agli affetti della propria madre (che nel suo caso, la ripudiò e che dopo la sua morte distrusse la lapide a martellate).

Inseguì un ideale di giustizia attraverso un percorso di crescita interiore; un percorso che la porterà dal desiderio di vendetta al desiderio di una vera giustizia.

A nessuno dovrebbe essere chiesto; nessuno, padri, madri, parenti, amici, hanno il diritto di imporci con le loro scelte sbagliate di vivere una vita strozzata.

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