L’Ars calpesta l’articolo 15 dello Statuto: i ‘liberi Consorzi di Comuni’ sono una presa in giro

20 luglio 2016

La maggioranza ‘ascara’ del’Assemblea regionale siciliana, su ‘ordine’ di Roma, ha calpestato l’articolo 15 dello Statuto, impedendo ai Comuni di Piazza Armerina, Gela, Niscemi e Licodia Eubea di scegliere il libero Consorzio di Comuni dove collocarsi. Sembra che a bloccare questo passaggio – peraltro approvato dai cittadini di questi Comuni con referendum – sia partito dal Ministero degli Interni. Le proteste dei grillini

Dopo il voto ‘ascaro’, che ha dato alla Commissione Bilancio della Camera dei deputati la giustificazione per approvare il ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta, l’Assemblea regionale siciliana ‘capeggiata’ da Giovanni Ardizzone, stasera, ha messo sotto i piedi l’articolo 15 dello Statuto. Le Province, secondo l’articolo 15 dello Statuto autonomistico siciliano, vanno sostituite da “liberi Consorzi di Comuni”. Ma stasera il Parlamento siciliano ha impedito ai Comuni di Gela, di Piazza Armerina e di Niscemi di transitare nella città metropolitana di Catania. E al Comune di Licodia Eubea di transitare nel libero Consorzio di Ragusa.

Il voto di stasera è l’ulteriore dimostrazione che la legge approvata dall’Ars che sta istituendo – per ora solo sulla carta – i liberi Consorzi di Comuni è una presa in giro. L’articolo 15 dello Statuto dà ai Comuni l’opportunità di scegliere in quale libero Consorzio collocarsi. La dizione “libero Consorzio” significa proprio questo.

Invece un Parlamento siciliano sputtanato da una maggioranza di Governo ‘ascara’ e al servizio di interessi romani del tutto estranei agli interessi di 5 milioni di Siciliani ha deciso che Piazza Armerina resterà ad Enna, che Gela e Niscemi resteranno a Caltanissetta e che Licodia Eubea resterà con Catania.

Perché la maggioranza ‘ascara’ del Parlamento siciliano ha deciso di calpestare l’articolo 15 dello Statuto? L’ordine, a quanto si sussurra, sarebbe partito dal Ministero degli Interni. Il cambio di provincia creerebbe problemi allo Stato che non vuole ‘grane’ dalla ‘colonia’ siciliana.

Applicando l’articolo 15 dello Statuto, i Prefetti si dovrebbero adeguare non alla volontà del Parlamento siciliano, ma allo Statuto: e questo a Roma non va bene. Così la presidenza dell’Ars e la maggioranza ‘ascara’, ancora una volta, si sono adeguati agli interessi romani.

Duro il commento dei parlamentari del Movimento 5 Stelle all’Ars:

“Oggi la maggioranza dell’Aula del Parlamento siciliano ratifica un vero e proprio scippo della democrazia”, dicono i deputati Salvo Siragusa, Matteo Mangiacavallo e Francesco Cappello. I parlamentari grillini fanno riferimento alla già citata decisione dell’Aula di non rimandare in commissione di merito (prima commissione, Affari istituzionali) i disegni di legge del Governo regionale che, come già ricordato, avrebbero consentito a Gela, Piazza Armerina e Niscemi di transitare alla città metropolitana di Catania e che avrebbero assegnato Licodia Eubea a Ragusa, come stabilito dalla consultazione popolare dello scorso luglio.

“Una maggioranza bulgara – afferma Siragusa – che va dal PD a NCD passando per l’UDC, stronca la legittima ambizione, manifestata anche con un referendum popolare dei cittadini di Gela, Niscemi, Piazza Armerina e Licodia Eubea di passare ad altro libero Consorzio o alla Città Metropolitana di Catania. In realtà, l’unica cosa che ha realmente interessato il voto degli altri deputati è stata la paura anzi il vero e proprio terrore di modificare le circoscrizioni elettorali”.

“Tocca constatare – affermano Mangiacavallo e Cappello – che oggi è stato confermato l’abuso perpetrato già in commissione, sede in cui si doveva soltanto ratificare quanto espresso dai cittadini chiamati a votare il referendum, ed invece la decisione dei cittadini è stata ribaltata. Questa era l’ultima occasione per questo Parlamento di poter usare le prerogative dello Statuto Speciale riaffermando la propria potestà di legiferare in materia di Enti Locali. Ricordiamo che questo referendum ha avuto un costo. Chi ha bocciato i nostri emendamenti, ora dovrebbe risarcire i Comuni dalla spese sostenute”.  

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