L’Europa dei popoli? Campa, cavallo! Comandano finanza e mercati. E addio democrazia

19 luglio 2016

L’Europa dei popoli, quella sognata da tanti, quella che sembrava a un passo, non appena fossero state rimosse le macerie del Muro di Berlino, non c’è ancora e forse non ci sarà mai. Non sono le istituzioni a guidare l’Unione Europea, ma i padroni occulti, invisibili, tenebrosi e perciò nemici della democrazia e del vero progresso. Quelli che la dominano e ne condizionano la politica sono i mercati, la finanza. Risultato: poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi…

Immaginiamo per assurdo che un essere umano abbia  potuto assistere al terremoto che nel Messiniano, l’ultimo periodo del Cretaceo, 5, 6 milioni di anni fa, si verificò nello stretto di Gibilterra e che fece cadere a mare milioni di tonnellate di rocce. Avrebbe potuto nella sua breve vita assistere alle conseguenze di quell’evento? Avrebbe potuto capirne la portata? E cioè che l’acqua del Mediterraneo sarebbe evaporata e che le terre allora emerse sarebbero diventate le montagne e i picchi più alti di un nuovo suolo?

Certamente no. Ci vollero milioni di anni perché questo accadesse e poi perché, a causa di un terremoto che operò all’incontrario, il Mediterraneo si riempisse di nuovo d’acqua e tornasse ad essere quello che noi oggi conosciamo.

Ci sono eventi umani però di cui è comprensibile la portata e le conseguenze se solo li osserviamo con intelligenza.

Nel 1989 cadde il muro di Berlino. Fu il terremoto che cambiò il mondo per come lo avevamo conosciuto nei 70  precedenti. Un mondo bipolare, diviso e dominato da due superpotenze che si ispiravano a principi contrastanti. Capitalismo e comunismo l’un contro l’altro armati.

La guerra, anche se non fu mai combattuta direttamente tra le due superpotenze, fu combattuta su scala planetaria tra le due potenze con tutti i mezzi. Uno dei mezzi usati dal capitalismo fu quello di forgiarsi un volto umano. Si acconciò, suo malgrado, tradendo dolorosamente la sua vera natura, ad essere filantropico e pensoso difensore dei problemi sociali dei lavoratori e della affermazione dei loro diritti. Tutte cose queste che la propaganda menzognera comunista affermava  essere già conquiste definitive e irreversibili di quel sistema.

Le guerre non durano per sempre. C’è sempre una fine, c’è un vincitore e c’è un vinto. E così è stato anche in questo caso.

Caduto il muro, l’Occidente celebrò la sua vittoria al suono del violoncello del povero Rostropovic.

Il capitalismo gettò la maschera e da vincitore impose la sua legge, quella della finanza e dei mercati. Arricchitevi! Arricchiamoci! E così, nel giro di trent’anni, come dice il Papa, i ricchi sono sempre più ricchi e sempre più rarefatti, e i poveri sono sempre più poveri e più numerosi.

La ricchezza è concentrata in sempre meno mani. Con una differenza. Prima la miseria e la prevaricazione sociale almeno costruivano il Taj Mahal, ora costruiscono miliardari pericolosi, vocianti e senz’anima.

L’Europa dei popoli, quella sognata da tanti, quella che sembrava a un passo, non appena fossero state rimosse le macerie del Muro, non c’è ancora e forse non ci sarà mai. Non sono le istituzioni che la guidano e la indirizzano, sono altri soggetti, sono i padroni occulti, invisibili, tenebrosi e perciò nemici della democrazia e del vero progresso quelli che la dominano e ne condizionano la politica: sono i mercati, la finanza.

Ogni mattina i vari Tusk, Junker e Draghi aspettano preoccupati l’apertura dei mercati mondiali ed europei e su quei borborigmi nauseabondi impostano la loro giornata, che chiamano linea politica.

Ahinoi! Nessuno più pensa alle politiche sociali, alle garanzie occupazionali, a tutti quei presidi che contrastavano  l’assolutismo comunista e in qualche modo lo combatterono. E’ tutto un armamentario obsoleto, non più necessario per evitare la rivoluzione, la nascita e la crescita di partiti del popolo nel cuore dell’Occidente. Ora il nemico da battere sono le pensioni.

Non ditemi che era difficile da prevedersi.

L’Europa è nemica dei suoi abitanti, la sua occhiuta e micragnosa politica di bilancio è frutto di una scelta, una scelta fatta da chi ha vinto e ritira tutti i premi.

Che cosa sarebbe un’Europa che obbligasse i suoi Stati membri ad introdurre nelle proprie legislazioni il reddito di cittadinanza per i disoccupati e imponesse una riduzione delle spese militari del 50% nel giro di 10 anni?

Che cosa sarebbe un’Europa che imponesse agli Stati membri la gratuità assoluta dell’assistenza sanitaria a qualunque livello di malattia e imponesse la riduzione al 30% dei costi generali, diretti e indotti, della politica?

 

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