Augusta: oltre al porto commerciale bloccato e ai migranti c’è anche l’amianto

2 luglio 2016

Lo ha ricordato la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito che ieri ha visitato l’arsenale della Marina militare di Augusta. Una verifica sulle condizioni della sicurezza dei lavoratori civili e militari. L’occasione per rilevare “criticità e possibili inadempienze”. Quante cose che succedono in questa cittadina siciliana…

Ieri una delegazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, guidata dalla vice presidente Donatella Duranti, ha visitato l’arsenale della Marina militare di Augusta, in provincia di Siracusa. Obiettivo primario della Commissione era verificare sul posto le condizioni della sicurezza dei lavoratori civili e militari impiegati nella struttura, soprattutto per quanto riguarda la passata esposizione all’amianto.

Sono stati auditi perciò i direttori dei servizi dell’arsenale, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e dei sindacati, il direttore dell’Inail Siracusa e il rappresentante di Legambiente.

La Commissione ha chiesto di conoscere nel dettaglio lo stato dell’arte delle attività di bonifica delle navi militari e la filiera dei controlli di sicurezza, in tutte le sue articolazioni esterne e interne alla Difesa.

La delegazione ha rilevato elementi di criticità e possibili inadempienze soprattutto nella sorveglianza sanitaria sui lavoratori, non solo quelli esposti all’amianto.

“Un sostanzioso ciclo di audizioni, in questa seconda tappa con visita all’arsenale militare di Augusta, da cui prendere spunto per elaborare provvedimenti normativi atti a concretizzare il lavoro della Commissione – dice il deputato Gianluca Rizzo. Che aggiunge: “Tra gli obiettivi, infatti, c’è la tutela dei lavoratori, non solo miliari, anche rispetto al pericolo amianto. Oltre, ovviamente, alla salvaguardia dell’ambiente adiacente i plessi militari. Augusta, nello specifico, è una città già martoriata, che soffre per la presenza del petrolchimico”.

Insomma, per ora succede tutto ad Augusta, la cittadina della provincia di Siracusa che, da trent’anni, attende la bonifica della propria rada: bonifica che è diventata una sorta di ‘Godot’ in riva al mare…

Augusta – come ricorda il parlamentare Gianluca Rizzo – è anche la città delle raffinerie di petrolio grezzo: città, di fatto, colpita dall’inquinamento. Ma è anche la città, lo ricordiamo, che ha un porto con fondali in grado di far attraccare le grandi navi container che solcano il Mediterraneo. Potrebbe diventare uno dei porti commerciali più importanti del Mediterraneo.

Ma la ‘banda’ che oggi, in Italia controlla – e lucra – sugli sbarchi dei migranti in Sicilia ha deciso che il porto di Augusta deve diventare il porto d’elezione per gli sbarchi di disgraziati. Il porto commerciale non funziona – vi stupite? la Sicilia ha forse bisogno di far sviluppare la propria economia? non vi bastano gli affari del Cara di Mineo e di Mafia Capitale? – e funziona tutto il resto…

Ora, però, la Commissione parlamentare sull’uranio impoverito ci ricorda che ad Augusta – nell’arsenale, ma anche in altri siti della provincia di Siracusa – c’è l’amianto.

Siracusa conoscono da tempo il dramma dell’amianto e delle morti collegate alla presenza di questa sostanza. Le cronache ci riportano alla vicenda Eternit, o alle tante battaglie sociali legate al Fondo sociale ex Eternit.

La provincia di Siracusa parlano i fatti – con Augusta al primo posto, è quella che ha registrato il più alto tasso di ammalati da amianto tra le regioni del Sud (ci potrebbe essere anche Palermo, negli anni in cui al Cantiere Navale della città, la lavorazione in presenza di amianto era all’ordine del giorno).

I dati ufficiali sono noti e riguardano la provincia di Siracusa e, in particolare, Augusta: due casi ogni centomila abitanti, percentuale che viene considerata al di sopra della media.

Foto tratta da peppetringali.myblog.it

 

 

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