La Camera dei deputati si riunisce e approva la legge sul ‘Dopo di noi’. Tutto giusto, per carità: più case famiglia e meno istituti, maggior peso alla volontà della persona disabile, detrazioni fiscali e uno stanziamento di 270 milioni di Euro in tre anni. Ma è normale fare questo quando gli elettori debbono scegliere i sindaci delle più grandi città italiane, da Roma a Milano, da Napoli a Torino? Possibile che il PD e Renzi debbano strumentalizzare anche questi temi? E’ Montecitorio che si presta a queste strumentalizzazioni, ne vogliamo parlare?
A memoria d’uomo, mai il nostro pur sedulus senatus (l’operoso Parlamento) italiano, per dirla con Cicerone, aveva sfoggiato tanta virtù repubblicana in una volta sola da riunirsi e faticare anche a ridosso dei ballottaggi. Va bene che, come “giustamente” dice Renzi, si tratta di elezioni amministrative che interessano poche migliaia di elettori e Comuni di periferia (a parte i sindaci di Roma, Napoli, Milano e Torino…), di nessuna ‘importanza’ quindi per valutare l’umore del Paese (tant’è che si è subito premurato di anticiparci che non si dimetterà se perderà), ma il precedente resta sempre singolare.
E’ stata una mozione degli affetti, opportunistica e cinica. Come si può strumentalizzare e mercificare persino una legge giusta, doverosa, di grande ispirazione umanitaria?
“Vedi, ingrata patria, tu tentenni, esiti, dubiti, sospetti, diffidi, perfino mi accusi di pensare solo alle banche, a Confindustria, ai petrolieri. E io, invece, ancora una volta, ti do prova della straordinaria sensibilità civile e sociale del mio Governo e del Parlamento da me egregiamente guidato. A quanti in questo momento, contriti, pentiti, redenti e riconoscenti, si accingono ad accostarsi alle urne elettorali per rendere un commosso e concreto omaggio alla mia generosità, voglio lanciare un messaggio rassicurante. Se noi, come pare, ce andremo, quelli dopo di noi saranno migliori di noi nel prendersi cura di voi”.