Gli americani piombano in Sicilia per imporre il TTPI. Del resto, siamo anche colonia USA…

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Mentre Renzi si accinge ad obbedire ai poteri forti firmando l’accordo di ‘libero scambio’ che ‘libererà’ il nostro Paese dalla libertà economica, il sottosegretario agli Esteri degli USA con delega all’Economia è piombato in Sicilia per illustrarci la ‘bontà’ del TTPI che i premi Nobel dell’economia contestano. Grazie a tale accordo avremo carne zeppa di antibiotici e di altri veleni, le banche non potranno essere processate, i diritti dei lavoratori (che Renzi ha già ridotto) saranno ulteriormente ridotti. Evviva l’America delle libertà…
In questi giorni abbiamo avuto in Sicilia l’ “onore” di avere niente di meno che il sottosegretario agli Esteri degli USA (Assistant Secretary of State) con delega all’Economia.
Cosa è venuto a fare? E’ venuto a perorare la causa del TTIP, quell’accordo di “libero scambio” euro-atlantico che tutta l’Europa contesta (tranne Renzi, che si affretta a firmare dove gli hanno ordinato). Ci è venuto a spiegare che le piccole e medie imprese (le uniche che la Sicilia ha, in pratica) beneficerebbero da quell’accordo, perché adesso andrebbero a vendere nientemeno che nel mercato USA, il più grande del mondo, senza restrizioni… Detto così sembra l’affarone del secolo.
Ma perché tanta premura? Tanta premura è dovuta al fatto che il mandato di Obama (perfettamente in linea e agli ordini dei poteri forti, come il nostro Renzi, del resto) è agli sgoccioli e sugli equilibri interni americani c’è più di un’ombra.
Dal Dopoguerra ad oggi le lobby (quali? non lo posso dire, tengo famiglia anch’io, lo lascio alla vostra immaginazione) hanno controllato sistematicamente tutte le primarie dei Democratici e dei Repubblicani, in modo che a fronteggiarsi fossero sempre due candidati praticamente uguali nel programma, pronti ad eseguire le “agende” di volta in volta propinate loro.
Ora anche negli USA l’impero sta traballando vistosamente. A destra gli è “scappato” Trump, che ha azzerato i candidati convenzionali. A sinistra finge che ha vinto la Clinton, ma ancora questa non si è liberata del tutto dal fantasma del socialista Sanders, incredibilmente arrivato a sfidarla sino alla convention finale.
Insomma tempi bui per le consorterie. A forza di combattere il ceto medio e di aumentare la sperequazione sociale, hanno segato il ramo su cui erano seduti. Non è un caso se, nel Paese dove il suffragio universale è nato (al netto della schiavitù), adesso il Washington Post comincia a teorizzare la necessità di un “suffragio ristretto”, perché “le masse” voterebbero male (ora, non prima, badate bene, solo ora).
E allora? E allora sbrighiamoci a firmare questi benedetti trattati che segnano il trionfo della globalizzazione. Poco importa se il “libero scambio” non c’entra quasi nulla. Quello che è contenuto nei trattati è il rilassamento totale sui requisiti qualitativi, sui diritti dei lavoratori, sull’originalità dei prodotti agro-alimentari, sull’arretramento dei diritti dei clienti rispetto a quelli delle banche e delle multi-nazionali.
La carne piena zeppa di antibiotici e geneticamente modificata entrerà nelle nostre tavole. Tutti i prodotti potranno essere contraffatti con un minimo di differenza nell’etichetta, le banche saranno praticamente improcessabili, i lavoratori non avranno più diritti, le pubbliche amministrazioni non potranno riservare nulla alla produzione locale. E soprattutto sono spossessati di sovranità tutti i Tribunali, persino quelli comunitari europei.
Chi “viola” la concorrenza sarà trascinato dalle multinazionali davanti a “giurì aziendali”, dove giurati nominati, direttamente o indirettamente, dalle multinazionali e dalle banche d’affari, giudicheranno in pratica sulla nostra vita.
Non vogliamo però entrare nel merito di tutto questo accordo, ma solo (tentare di) sorridere sulle plateali bugie del sottosegretario americano arrivato in Sicilia.
Le nostre piccole e medie imprese andranno in America? E come? Competendo con prodotti di massa, dove l’imperativo è abbattere i costi a qualunque costo? Le porcherie americane (come se non bastassero quelle tedesche di oggi) arriveranno dappertutto e semmai cambierà qualcosa, sarà che le nostre piccole e medie imprese falliranno definitivamente, svendendo marchi e terreni agli investitori d’oltreoceano.
Il terrore USA è che l’Europa riscopra un qualche rapporto con la Russia. Per questo bisogna trovare scuse continue per non interrompere le sanzioni, e fare arrivare, sulle navi, il gas dall’America, a prezzi triplicati, piuttosto che importarlo a buon mercato dai gasdotti orientali.
Non so se provare commiserazione o preoccupazione per questa grande potenza al tramonto, che come un drago ferito è forse ancora più pericoloso di prima, perché rabbioso e impaziente.
Per fortuna in Europa sono molto più attenti che nella sonnolente Italia. Speriamo che non passi.

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  • con il TTIP per i nostri prodotti di qualità si apre un mercato di diverse centinaia di milioni di consumatori - di contro importeremo monotipo a buon mercato -
    dopo l'invasione dei prodotti cinesi ci siamo abituati a privilegiare la qualità dei nostri prodotti alle produzioni di massa -
    anche in agricoltura la biodiversità ci salva sia in Europa che negli USA
    ovviamente entreranno nel mercato colture di massa a buon mercato ma dal gusto e da qualità discutibile e a buon mercato.
    avremo anche effetti sull'artigianato che sarà lusingato dalle multinazionali
    l'artigiano da produttore di monotipo diventerà venditore del proprio tempo

    • Non sono d'accordo sig. Claudio Fogazza, le sue parole sono specchi per le allodole. Le faccio un esempio, se in Italia è proibito il vino fatto in casa con le bustine (wine kit) perchè non si può chiamare VINO! ma acqua sporca...bene dall'indomani dell'approvazione del ttip qualsiasi azienda americana lo potrà fare! ma c'è di più!! Lei lo sa che in USA ci sono città con nomi italiani? e non solo italiani . Metti che un azienda americana fa un vino e lo chiama Che ne so "Chianti di Florence" - USA. Non ci puoi dire niente! certo magari la maggior parte degli italiani non ci casca, ma un giapponese? un cinese? un neozelandese? ci casca e noi perdiamo mercato. Poi se il vino fa anche schifo (cosa probabile) ci sarà anche un ritorno negativo di immagine. Evviva il TTIP
      P.S. volevo far notare che lo scambio commerciale è già libero da un secolo tra usa e ita. Le accise sono basse ma a chi vogliono prendere in giro?

  • Io ho studiato economia e non capisco come un professore universitario possa insegnarmi a temere la libera concorrenza.
    Mi scusi ma non l'ho capita. Io sono d'accordo con lei su tante cose a partire dalla difesa dell'autonomia ma non capisco questo terrorismo psicologico.
    L'invasione di carni zeppe di antibiotici non mi deresponsabilizza dal mio consumo critico. Ogni consumatore applica nei suoi processi decisionali criteri di scelta individuali legati a innumerevoli fattori. Chi non vorrà continuerà a comprare la carne che ha sempre comprato. dal punto di vista del consumatore finale questo si trasforma in un risparmio ergo in una maggiore disponibilità di risorse. Qualcuno temette quando ci fu l'invasione del Mc Donald? si! eppure siamo ancora vivi e vegeti e la nostra cucina è piu famosa che mai.
    Sono sicuro che a temere ono i produttori italiani ma quale migliore occasione per migliorare il livello tecnologico italiano e l'efficienza di produzione?
    Non si deve temere la concorrenza la si deve affrontare!

  • @Attilio.
    Mi spiega come fa ad esercitare il suo consumo
    critico se, nelle confezioni di carne o salumi,
    formaggi e altri alimenti disponibili nei banchi
    dei supermercati non è obbligatorio indicare la
    provenienza? Le faccio un esempio, io prediligo
    consumare prodotti siciliani o meridionali, spesso
    mi imbatto in prodotti alimentari con indicata la
    provenienza generica Italia, premesso che è già un
    vantaggio, ma mi trovo in difficoltà a scegliere non
    essendo a conoscenza del preciso luogo di
    produzione, in base al mio criterio di scelta e a miei
    gusti o esigenze, spesso devo rinunciare all'acquisto.

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