Gli americani piombano in Sicilia per imporre il TTPI. Del resto, siamo anche colonia USA…

14 giugno 2016
Mentre Renzi si accinge ad obbedire ai poteri forti firmando l’accordo di ‘libero scambio’ che ‘libererà’ il nostro Paese dalla libertà economica, il sottosegretario agli Esteri degli USA con delega all’Economia è piombato in Sicilia per illustrarci la ‘bontà’ del TTPI che i premi Nobel dell’economia contestano. Grazie a tale accordo avremo carne zeppa di antibiotici e di altri veleni, le banche non potranno essere processate, i diritti dei lavoratori (che Renzi ha già ridotto) saranno ulteriormente ridotti. Evviva l’America delle libertà…
In questi giorni abbiamo avuto in Sicilia l’ “onore” di avere niente di meno che il sottosegretario agli Esteri degli USA (Assistant Secretary of State) con delega all’Economia.
Cosa è venuto a fare? E’ venuto a perorare la causa del TTIP, quell’accordo di “libero scambio” euro-atlantico che tutta l’Europa contesta (tranne Renzi, che si affretta a firmare dove gli hanno ordinato). Ci è venuto a spiegare che le piccole e medie imprese (le uniche che la Sicilia ha, in pratica) beneficerebbero da quell’accordo, perché adesso andrebbero a vendere nientemeno che nel mercato USA, il più grande del mondo, senza restrizioni… Detto così sembra l’affarone del secolo.
Ma perché tanta premura? Tanta premura è dovuta al fatto che il mandato di Obama (perfettamente in linea e agli ordini dei poteri forti, come il nostro Renzi, del resto) è agli sgoccioli e sugli equilibri interni americani c’è più di un’ombra.
Dal Dopoguerra ad oggi le lobby (quali? non lo posso dire, tengo famiglia anch’io, lo lascio alla vostra immaginazione) hanno controllato sistematicamente tutte le primarie dei Democratici e dei Repubblicani, in modo che a fronteggiarsi fossero sempre due candidati praticamente uguali nel programma, pronti ad eseguire le “agende” di volta in volta propinate loro.
Ora anche negli USA l’impero sta traballando vistosamente. A destra gli è “scappato” Trump, che ha azzerato i candidati convenzionali. A sinistra finge che ha vinto la Clinton, ma ancora questa non si è liberata del tutto dal fantasma del socialista Sanders, incredibilmente arrivato a sfidarla sino alla convention finale.
Insomma tempi bui per le consorterie. A forza di combattere il ceto medio e di aumentare la sperequazione sociale, hanno segato il ramo su cui erano seduti. Non è un caso se, nel Paese dove il suffragio universale è nato (al netto della schiavitù), adesso il Washington Post comincia a teorizzare la necessità di un “suffragio ristretto”, perché “le masse” voterebbero male (ora, non prima, badate bene, solo ora).
E allora? E allora sbrighiamoci a firmare questi benedetti trattati che segnano il trionfo della globalizzazione. Poco importa se il “libero scambio” non c’entra quasi nulla. Quello che è contenuto nei trattati è il rilassamento totale sui requisiti qualitativi, sui diritti dei lavoratori, sull’originalità dei prodotti agro-alimentari, sull’arretramento dei diritti dei clienti rispetto a quelli delle banche e delle multi-nazionali.
La carne piena zeppa di antibiotici e geneticamente modificata entrerà nelle nostre tavole. Tutti i prodotti potranno essere contraffatti con un minimo di differenza nell’etichetta, le banche saranno praticamente improcessabili, i lavoratori non avranno più diritti, le pubbliche amministrazioni non potranno riservare nulla alla produzione locale. E soprattutto sono spossessati di sovranità tutti i Tribunali, persino quelli comunitari europei.
Chi “viola” la concorrenza sarà trascinato dalle multinazionali davanti a “giurì aziendali”, dove giurati nominati, direttamente o indirettamente, dalle multinazionali e dalle banche d’affari, giudicheranno in pratica sulla nostra vita.
Non vogliamo però entrare nel merito di tutto questo accordo, ma solo (tentare di) sorridere sulle plateali bugie del sottosegretario americano arrivato in Sicilia.
Le nostre piccole e medie imprese andranno in America? E come? Competendo con prodotti di massa, dove l’imperativo è abbattere i costi a qualunque costo? Le porcherie americane (come se non bastassero quelle tedesche di oggi) arriveranno dappertutto e semmai cambierà qualcosa, sarà che le nostre piccole e medie imprese falliranno definitivamente, svendendo marchi e terreni agli investitori d’oltreoceano.
Il terrore USA è che l’Europa riscopra un qualche rapporto con la Russia. Per questo bisogna trovare scuse continue per non interrompere le sanzioni, e fare arrivare, sulle navi, il gas dall’America, a prezzi triplicati, piuttosto che importarlo a buon mercato dai gasdotti orientali.
Non so se provare commiserazione o preoccupazione per questa grande potenza al tramonto, che come un drago ferito è forse ancora più pericoloso di prima, perché rabbioso e impaziente.
Per fortuna in Europa sono molto più attenti che nella sonnolente Italia. Speriamo che non passi.

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