IL PD frana dalle Alpi alla Sicilia. Ma di fare autocritica nemmeno se ne parla

7 giugno 2016

L’emorragia dei voti accusata da questo partito attraversa, dove più dove meno, tutto lo Stivale. Ma Renzi, come fa davanti alle manifestazioni popolari contro il suo Governo, tira dritto. A Roma, ad urne ancora aperte, dopo per aver perso oltre 70 mila voti, i renziani lanciano appelli a Fassina affinché il 5% di elettori di Sinistra Italiana, al ballottaggio, voti per il candidato del PD. Renzi, insomma, conferma che per lui la politica è un contenitore senza contenuto

Ieri, man mano che affluivano i risultati elettorali, abbiamo cercato sulla rete e ascoltando i Tg, qualche autocritica. Tutto inutile. Eppure, dal Piemonte alla Sicilia, passando per Roma, i cambiamenti e ‘smottamenti’ elettorali sono stati tanti. Ma non c’è la benché minima presenza di un politico che abbia detto: “Sì, in effetti abbiamo sbagliato qualcosa”.

Il dato più eclatante è quello di Roma. Sulla rete i grillini, da ieri, fanno circolare un post dove si fa un raffronto tra le elezioni del 2013 e quelle del 2016. Sono ‘numeri’ che destano impressione.

Forza Italia, rispetto a quattro anni fa, nella Capitale del Belpaese, perde circa 174 mila voti, con un crollo del 75%! E cosa hanno detto i big di questo partito? “Poteva andare meglio”. E meno male!

Un po’ meno tragico – ma non per questo tranquillizzante – il risultato del PD a Roma: il partito di Renzi perde oltre 70 mila voti rispetto a quattro anni fa, con una caduta del 26%! E qual è il commento dei vertici romani del Partito Democratico? “Abbiamo fatto un mezzo miracolo, perché Giachetti era messo male e, anzi, va al ballottaggio”.

E il ragionamento sui voti persi? Sui romani che non sono andati a votare? Nulla di nulla. Già da ieri, senza aver fatto alcuna analisi del voto, i vertici del PD romano sono al lavoro per il ballottaggio. Già fioccano gli appelli a Fassina – che con Sinistra Italiana ha superato il 5%: non è tanto, ma sono voti – affinché faccia votare Giachetti al ballottaggio.

Il tutto senza nemmeno porsi la semplice domanda: perché gli elettori di Sinistra Italiana, che rifiutano il renzismo, dovrebbero votare per il candidato renziano del PD?

Nell’appello del PD di Renzi a Fassina c’è la vera essenza non soltanto dell’attuale Partito Democratico, ma dello stesso Governo: un partito e un Governo che somigliano tanto a contenitori senza contenuto, pronti a tutto pur di mettere assieme un consenso che è franato, dalle Alpi a Pachino.

Nessun programma, nessuna idea: insomma una politica a riflessione zero. Dove gli elettori, per il PD di Renzi, non sono uomini e donne con cui dialogare per ‘scrivere’ assieme un percorso politico, ma ‘benzina’ per far procedere il treno renziano verso una direzione improbabile, calpestando diritti del lavoro, diritti dei pensionati, umiliando il Mezzogiorno, impoverendo i Comuni e le Regioni, abbandonando i più deboli, persino piegando la scuola alle esigenze delle multinazionali.

E, naturalmente, cambiando la Costituzione in modo eversivo. Scrive il filosofo Diego Fusaro: 

“Questa riforma costituzionale ‘ce la chiede l’Europa’, ossia la stessa entità antidemocratica che ci chiede austerità e spending review, tagli alla spesa pubblica e ai diritti: il sistema neoliberista vincente aspira a destrutturare le Costituzioni degli Stati sovrani, per imporre senza limitazioni il proprio regime di mercato assoluto”.

C’è un parallellismo tra i dirigenti del PD che dopo la sconfitta rifiutano assiomaticamente ogni forma di autocritica e chi, sempre nel nome del PD, ha dato vita e dà vita ai grotteschi comitati per il Sì a una riforma costituzionale che porterebbe al nostro Paese nuova austerità e altra spending review. Gli elementi che li accomunano sono due: l’idiosincrasia per la verità e la banalità del baratro verso il quale un’eversiva riforma della Costituzione spingerebbe il nostro Paese.

Nascondere le vere ragioni della sconfitta elettorale di questo primo turno delle elezioni amministrativa e nascondere i danni alla democrazia nel caso in cui, malaguratamente, a Ottobre, dovessero prevalere i Sì.

Così procede il PD, partito che è ormai espressione della grande finanza europea. Solo che, da ieri, cominciano ad essere visibili le prime crepe.

Non ci sono solo i voti persi: è tutto il ‘treno’ renziano che comincia a perdere ‘pezzi’.

Verdini, il nuovo alleato, lo stanno ancora cercando: tra milioni di schede elettorali non si riesce a trovare. Alfano e i suoi, ormai, al momento del voto, si ”travestono’, come hanno fatto in Sicilia. Per non farsi riconoscere mendicano posti nelle liste civiche. Si vergognano un po’ per avere esagerato con il trasformismo politico? Chissà, magari hanno letto Sant’Agostino:

“E’ una cosa vergognosa non avere nulla di cui vergognarsi”.

 

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