Palermo e i ‘misteri’ della variante urbanistica di via Trabucco

3 giugno 2016

In questa storia di cemento un ruolo centrale, piaccia o no lo sta svolgendo l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, se è vero che questo atto amministrativo – stando a quello che racconta la vice presidente del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta – non sarebbe corredato dalle autorizzazioni VIA-VAS. La storia, un po’ incredibile, dell’ennesimo centro commerciale da realizzare contro il parere degli abitanti del quartiere di Cruillas

Nei giorni scorsi il Consiglio comunale di Palermo ha fatto finta di iniziare l’esame dello Schema di massima del nuovo Piano regolatore generale della città (Prg). Per un attimo – ma è stato appena un attimo – abbiamo pensato che l’Amministrazione comunale retta da Leoluca Orlando e lo stesso Consiglio comunale avessero finalmente deciso di mettere la parola fine alle varianti urbanistiche.

Il Prg di Palermo è scaduto. Con l’avvio dell’esame dello Schema di massima – come prevede la legge regionale urbanistica (legge regionale n. 71 del 1978) – non sarebbe più possibile continuare a ‘cementificare’ il territorio a colpi di varianti urbanistiche.

Purtroppo ci siamo sbagliati. Perché dopo aver ‘prelevato’ da delibera sullo Schema di massima, la stessa delibera è stata subito accantonata. E indovinate cos’ha deciso di fare il Consiglio comunale di Palermo? Procedere all’esame di nuove varianti urbanistiche.

Così, nei giorni scorsi, nel silenzio generale, il Consiglio comunale ha approvato la variante urbanistica di via Trabucco molto contestata dai residenti di Cruillas, il quartiere di Palermo dove verranno realizzate le nuove opere previste dalla variante urbanistica. Basti pensare che un intero Consiglio di circoscrizione – che rappresenta un territorio abitato da circa 100 mila persone – ha già espresso dissenso rispetto a questa variante urbanistica. Ma questo non ha fermato la Giunta Orlando e il Consiglio comunale.

Cosa prevede la variante urbanistica? Tanto per cominciare, va detto che anche questa variante urbanistica – come altri provvedimenti approvati dall’attuale Consiglio comunale – risalgono agli anni in cui sindaco era Diego Cammarata. Come già ricordato, l’intero consiglio della sesta circoscrizione ha votato per ben due volte, all’unanimità, contro questo provvedimento. Gli abitanti di Cruillas chiedevano il vede e non nuovo cemento. 

Invece del verde la variante urbanistica punta a utilizzare 43 mila metri quadrati a zona D2, ovvero a uso commerciale e industriale. L’aspetto strano di questa vicenda è che una parte di questa zona dove dovrebbero vedere la luce attività commerciali e industriali risulta intensamente edificata. Da qui una domanda: i dirigenti e i funzionari del Comune che hanno redatto questa delibera non sapevano che in una parte di questi 43 mila metri quadrati di terreno è già edificata?

Domanda che chiama un’altra domanda: dirigenti e funzionari comunali possono classificare come Zona D2 un’area che è in parte già, di fatto, residenziale? E la commissione Urbanistica del Comune di Palermo non sa nulla di questa storia?

Sulla rete abbiamo trovato un comunicato del 19 Maggio scorso a firma di Nadia Spallitta che riguarda proprio la variante urbanistica di via Trabucco.

“La maggior parte delle abitazioni di questa zona – leggiamo nel comunicato di Nadia Spallitta – non sono state ad oggi autorizzate, pur avendo i loro proprietari presentato istanze di sanatoria (in alcuni casi anche da decenni). Nel merito ritengo inspiegabile che l’Amministrazione sia a conoscenza da anni dell’esistenza di immobili classificati come abusivi e non abbia ritenuto ad oggi – neanche in sede di redazione di un piano esecutivo – di prendere i doverosi provvedimenti di sanatoria (in presenza delle relative istanze e dei requisiti) o di demolizione e confisca. La delibera, inverosimilmente, si limita a prendere atto del fatto che esistano circa 20 costruzioni non autorizzate di cui almeno la metà sprovviste di elementi documentali e identificativi. Con riferimento alle costruzioni esistenti sprovviste di concessione e con uso commerciale presenterò un’interrogazione al Suap per capire se le attività siano state autorizzate e come sia stato possibile in mancanza di concessione edilizia”.

“Per non dire, poi – aggiunge Nadia Spallitta – della oggettiva incompatibilità tra uso residenziale (che presuppone per esempio parchi per i bambini, scuole, centri di quartiere che nella fattispecie mancano) e uso industriale dello stesso territorio, con una promiscuità che viola lo stesso principio inderogabile delle zonizzazioni. Variano infatti, da zona a zona, gli standard urbanistici. Così come, ad esempio, per le zone D2, sono consentite soglie elevate di emissioni di suoni e gas, vietate invece per le aree residenziali. Si tratta di disposizioni oggettivamente inconciliabili e che potrebbero mettere a rischio la salute degli abitanti”.

“A ciò si aggiunge la singolarità di un piano particolareggiato D2 – precisa ancora la vice presidente vicaria del Consiglio comunale – i cui lotti sono sottodimensionati (di 400, 600 e 1.000 metri quadrati) quando invece le norme di attuazione impongono misure standard di 3 mila metri quadrati ciascuno (estensione minima necessaria per garantire all’interno di ogni lotto servizi quali parcheggi, aree verdi, impianti e strade). Questa scelta, assolutamente illogica, non risponde certamente alla funzione produttiva delle aree D2. Un’altra singolarità riguarda l’investimento milionario (oltre 3 milioni di Euro di denaro pubblico) per urbanizzazioni primarie parametrate all’intera area, quando allo stato attuale solo un parte potrà essere destinata ad attività produttive (a causa della presenza di abitazioni private) e dunque con un sovradimensionamento dei servizi effettivamente necessari e un aggravio dei costi di espropriazione (circa 2 milioni di Euro). Sulla questione chiederò un parere alla Corte dei Conti”.

“Infine il Piano particolareggiato, a mio avviso illegittimamente – leggiamo sempre nel comunicato – non è corredato dei pareri VAS-VIA e conseguentemente del rapporto ambientale, rivolto alla verifica dell’impatto e della compatibilità ambientale degli interventi. Verifica che per legge deve essere preliminare e che allo stato attuale manca. Ho inviato una richiesta di parere sulla vicenda al segretario generale e la trasmetterò anche all’assessorato regionale per cercare di capire, al di là della mia valutazione politica assolutamente negativa, se l’iter e i contenuti adottati siano effettivamente corretti“.

La cosa ci lascia di stucco! Per VAS s’intende Valutazione Ambientale Strategica, mentre per VIA s’intende Valutazione d’Impatto Ambientale. Di queste autorizzazioni è responsabile l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente. Come può una variante urbanistica – che fino a prova contraria non può essere ignorata dalla Regione – non erre corredata di VIA e VAS? Che ruolo hanno svolto, in questa incredibile storia, gli uffici dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente?

L’assessore regionale – che è la parte ‘politica’ di questa vicenda – è al corrente di questa storia?

P.S.

Ci risulta che nel Consiglio comunale abbiano fatto notare che noi riprendiamo spesso i comunicati di Nadia Spallitta.

In realtà, chi scrive riprende tutti i comunicati che arrivano dal Consiglio comunale di Palermo e, in generale, dai politici che si occupano di politica comunale. Riprendiamo i comunicati della consigliera comunale del PD, Luisa La Colla. Della responsabile del settore ambiente, sempre del PD, Stefania Munafò. Del consigliere comunale di Forza Italia, Angelo Figuccia. E quindi di Nadia Spallitta. 

Gli altri non li pubblichiamo per un motivo semplice: perché non arrivano.

Proprio su via Trabucco abbiamo scambiato qualche opinione, nei mesi scorsi, con i consiglieri comunali Aurelio Scavone e con Filippo Occhipinti. Ci farebbe piacere intervistare entrambi su questa delibera e su altre questioni che riguardano la vita del Comune.

Lo stesso discorso vale per il presidente della commissione Urbanistica del Comune di Palermo, Alberto Mangano. Che, peraltro, da architetto, conosce bene tali questioni.

Potrebbe essere l’occasione per spiegare ai cittadini di Palermo e, in generale, ai nostri lettori, il perché il Consiglio comunale di Palermo, invece di mettere in discussione lo Schema di massima del nuovo Prg, si diletta a mescolare, rimescolare, esaminare e poi approvare varianti urbanistiche che risalgono agli anni dell’ex sindaco, Diego Cammarata. Varianti urbanistiche non prevedono di cementificare una città che di cemento ne ha già tanto.

O no?      

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