Referendum di Ottobre 2/ La riforma abolisce il bicameralismo tout court

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Continua il nostro ‘Viaggio’ nella riforma della Costituzione proposta dal Governo Renzi e approvata dal Parlamento di ‘nominati’. Leggendo attentamente il testo della riforma, scopriamo che non è stato abolito il bicameralismo perfetto, ma il bicameralismo. Il nuovo Senato è ben poca cosa e soprattutto in nessun caso è sovrapponibile alla Camera dei deputati, con la quale non ha nulla in comune, né come competenze, né come poteri. Siamo davanti a una riduzione della democrazia

Dopo l’introduzione al nostro ‘Viaggio’ nella riforma della Costituzione del nostro Paese proposta dal Governo Renzi e approvata da un Parlamento di nominati – con la personalizzazione dello stesso referendum costituzionale voluta dallo stesso Renzi (come potete leggere qui), oggi iniziamo ad esaminare tale riforma. Partendo dall’articolo 1.

Art. 1. (Funzioni delle Camere). L’articolo 55 della Costituzione è sostituito dal seguente:

“Art. 55. — Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. Ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la Nazione. La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo”.

“Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all’esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all’esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l’Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato. Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione”.

Contrariamente a quanto sostenuto dai fautori del sì, l’art. 1 della legge non pone fine al bicameralismo perfetto, esso pone fine al bicameralismo tout court.

Infatti: “anche nei Parlamenti bicamerali, il bicameralismo non ha modo di manifestarsi quando determinate funzioni sono attribuite ad una assemblea e non all’altra” (Olivetti).

E’ questo il caso delle riforma. Al di là delle righe dedicate al nuovo Senato, ben 23, contro le appena 6 dedicate alla Camera (ma quanta sostanza!), il nuovo Senato è ben poca cosa e soprattutto in nessun caso è sovrapponibile alla Camera dei deputati, con la quale non ha nulla in comune, né come competenze, né come poteri.

Tutto il potere al Soviet dell’Unione, si potrebbe dire, mentre il Soviet delle nazionalità è solo uno show-room, una passerella. Vediamo perché.

Basta una legge elettorale con ricchi  premi e cotillon per chi ottiene più voti e subito la democrazia in Italia periclita.

Se i padri costituenti, rispetto alla possibilità di istituire un “Senato delle Regioni” arretrarono, ci sarà stato un motivo. Il Paese veniva da una guerra perduta, era scosso, la democrazia era tutta da ricostruire. Qualcuno, che in  forza di quella scelta oggi vive in democrazia, condanna quella stessa scelta e vorrebbe correre in avanti. Affermando che quella scelta non ha affatto contribuito alla crescita democratica del nostro Paese.

Niente di più vero, se analizziamo le ultime leggi di riforma delle leggi elettorali le quali, piuttosto che  andare in direzione della piena affermazione della democrazia (se il concetto di democrazia, come è giusto che sia, deve essere declinato con quello del rispetto della volontà popolare), hanno mortificato la democrazia, favorendo la casta.

23 righe di competenze sono tante, però, potreste obbiettare. Se avrete la pazienza di seguirmi nell’esame della riforma, vedrete che è tutto fumo.

fine seconda puntata
continua

 

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