Gruppo Unicredit: assunzioni in tutta Italia tranne che in Sicilia

25 maggio 2016

In compenso mantengono il logo Banco di Sicilia. Si sa, nella nostra sempre più disastrata Isola i distratti, non mancano mai. Magari ci sono ancora Siciliani che non sanno che il Banco di Sicilia non esiste più e viene incentivato a lasciare lì i risparmi. Insomma, non c’è solo il Governo Renzi che, con la connivenza del PD siciliano, svuota le ‘casse’ regionali. Anche Unicredit tratta la Sicilia come una ‘colonia’. Per carità, le assunzioni previste non sono tante. Ma escludere del tutto la Sicilia è un segnale preciso: per questo gruppo bancario non contiamo nulla

 

Ancora oggi, nelle città grandi e piccole della nostra sempre più disastrata Isola, campeggiano le scritte Banco di Sicilia. Tutti sappiamo che il banco di Sicilia non c’è più, ormai inglobato dal gruppo Unicredit. Perché, allora, rimane il loro Banco di Sicilia? Per dare l’illusione, ai Siciliani un po’ distratti, che la gloriosa banca siciliana esiste ancora. E per invogliarli a tenere lì i risparmi.

Insomma, quando si tratta di prendere dalla Sicilia, il gruppo Unicredit prende quello che può. Ma quando si tratta di dare – per esempio di assumere personale nelle filiali siciliane – il gruppo bancario nazionale si tira indietro.

Insomma, per il gruppo Unicredit la Sicilia è solo una mammella da mungere: un luogo dove raccogliere il risparmio, senza dare in cambio nulla. Nemmeno un’assunzione! Mentre non mancano i licenziamenti.

Si legge in un comunicato della Segreteria Nazionale First CISL Gruppo Unicredit:

“Continuano le verifiche degli accordi derivanti dal Piano Industriale 2018 di Unicredit, il cui piano di esodo ha fatto registrare un dato complessivo sulle adesioni superiore alle 5.640 uscite (2.400 + 2.700 + 540 deliberate nel CdA del 11 novembre 2015) complessive previste dalle due fasi del Piano. Questo significherebbe solo un peggioramento  delle condizioni di lavoro, già dal primo Luglio prossimo, se le uscite non verranno compensate da un anticipo delle assunzioni previste dall’accordo 5 Febbraio (700) e da nuovi ingressi in caso di accoglimento di richieste in numero superiore alle previsioni del Piano stesso”.

“L’incontro svoltosi a Milano – dichiara Gabriele Urzì, della Segreteria Nazionale First Cisl Gruppo Unicredit – si è particolarmente focalizzato sul tema occupazionale ed è stato stabilito che le parti si incontreranno per valutare, in caso di uscite superiori a quelle previste dagli accordi, ulteriori assunzioni rispetto a quelle definite dagli Accordi 28 giugno 2014 (800) e 5 febbraio 2016 (700)”.

A questo punto arriva la sorpresa:

“Inaccettabile poi la politica di assunzioni fin qui seguita – incalza Urzì – che non ha finora previsto aumento di organico in Sicilia, dove da quasi dieci anni non si registrano nuove assunzioni. Paradossale – continua il sindacalista – la mancanza di assunzioni anche dei lavoratori stagionali, in una regione ad alto tasso turistico dove in estate si registrano forti criticità”.

Unicredit prevede l’assunzione di 160 lavoratori stagionali. Ma di questi nemmeno uno in Sicilia! 

Non sono grandi numeri: ma il segnale è preciso: la Sicilia, per Unicredit, non conta nulla.

“Come si vede – commenta l’esponente della Firtst CISl del gruppo Unicredit – in Sicilia nemmeno l’ombra di una assunzione. Abbiamo unitariamente stigmatizzato il fatto che, ancora una volta, la Sicilia resta esclusa dalle assunzioni, decisione che potrebbe configurare un disinteresse, tanto preoccupante quanto inaccettabile, da parte dell’azienda nei confronti di questa importante realtà”.

Insomma, lo sanno tutto che la Sicilia governata da Rosario Crocetta e dal PD è una ‘colonia’: qui si viene solo a prendere, mai a dare.

Renzi svuota le ‘casse’ della Regione e uno dei più grandi gruppi bancari Italiani – che grazie alla Banca d’Italia ha colonizzato il sistema creditizio siciliano – si comporta, né più, né meno, proprio come si comportano il capo del Governo e il PD: da predoni.

In compenso ci lasciano il logo del Banco di Sicilia che non c’è più…

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