Migranti, l’Italia alla vigilia di una nuova emergenza in una Europa che non c’è

13 maggio 2016

Stamattina un nuovo mega sbarco in Sicilia. “Sono siriani” annunciano le agenzie delle Nazioni Unite confermando il timore di una nuova massiccia ondata migratoria per l’Italia. Poi la smentita. Quale è la verità? L’unica cosa certa è che l’Ue ha abbandonato al suo destino ‘buonista’ l’Italia e che la Sicilia sarà di nuovo in prima linea… I numeri e i fatti al di là delle parole

Sono circa 31 mila i migranti arrivati in Italia dall’inizio dell’anno. L’anno scorso, nello stesso periodo, erano 27mila. Numeri destinati a crescere – e su questo sono tutti d’accordo- non solo per l’arrivo dell’estate che calmerà il mare, ma anche per la chiusura della rotta balcanica che porterà, inevitabilmente, i profughi siriani a scegliere nuovamente la rotta del Mediterraneo centrale.

L’anno scorso, su un totale di 153mila migranti sbarcati nel nostro Paese, i siriani che hanno raggiunto le coste italiane sono stati 7.444 (secondo i dati del Ministero dell’Interno i flussi maggiori sono arrivati dall’Eritrea con 38.612 arrivi, seguiti da Nigeria con 21.886, Somalia con 12.176 e poi Sudan, Gambia, Siria, Mali, Senegal,  Bangladesh e Marocco).

Relativamente pochi i siriani, dunque, non perché abbiano scelto di vivere sotto le bombe, ma semplicemente perché si sono diretti  in Grecia dove l’anno scorso sono arrivate almeno 500mila persone in fuga da Damasco e dintorni.

Ancora agli inizi di quest’anno i siriani hanno continuato a scegliere la via balcanica. E, infatti, quest’anno, ufficialmente sono solo 26 quelli arrivati in Italia. 

Le cose stanno per cambiare. Come accennato la chiusura della via balcanica non lascerà loro altra scelta se non quella di dirigersi verso l’Italia. Quanti saranno insieme con tutti gli altri? Qui i numeri si fanno ballerini, certo è che quest’anno si prevede una massiccia ondata migratoria (dai 200mila previsti dall’Italia ai 500mila di cui parla Frontex) che sta preoccupando non poco l’opinione pubblica e, al di là delle dichiarazioni ufficiali, anche il Governo italiano che continua ad insistere affinché la Nato dia il via libera alla missione di pattugliamento del Mediterraneo già avallata dal Presidente USA e in attesa di ratifica da parte degli alleati che dovrebbero vedersi in Polonia a Giugno (un primo dato: l’intervento degli USA è ormai richiesto a gran voce. A che prezzo? Il Muos rientra nella partita)?

Pochi dubbi, ormai, sul fatto che l’Italia ‘dei buoni sentimenti’, magari conditi da un po’ di business, si ritrova con il cerino acceso in mano. L’Europa, che pure nelle parole di Romano Prodi “ormai è a pezzi e il problema migranti lo prova”, gli ha chiuso le porte in faccia. Schenghen non esiste più, quasi tutti i Paesi- dalla Germania alla Francia all’Ungheria e alla Polonia- hanno reintrodotto controlli alle frontiere con un alibi o con un altro, mentre l’Austria si riserva il diritto (secondo la nuova legge sull’immigrazione) di erigere una barriera al Brennero in caso di emergenza e mentre la Gran Bretagna respinge pure i minorenni non accompagnati (in teoria, su input delle organizzazioni umanitarie, avrebbe smesso). ue

Che dire poi del sistema degli hotspot voluto dall’Ue? Un altro fallimento. Come già abbiamo avuto modo di raccontarvi su lavocedinewyork.com, questi centri si stanno trasformando in vere e proprie macchine di clandestinità con migranti respinti in base al loro Paese di origine e che, nei fatti,  restano a vivacchiare in Italia ponendo questioni umanitarie, ma anche di pubblica sicurezza. Secondo la Fondazione Migrantes, a fine anno potrebbero essere 40mila i “diniegati” abbandonati a loro stessi.

Fallito pure l’accordo sui ricollocamenti: da settembre ad ora solo 581 migranti sono stati trasferiti dall’Italia ad altri paesi (restano nel limbo più di 100.000 migranti attualmente ospitati sul territorio nazionale). Dovevano essere 36.mila in due anni. Di questo passo, servirà qualche lustro di luna.

Alla luce dei fatti e dei numeri, appaiono tristissime le sceneggiate dei nostri ministri che si fanno riprendere sorridenti con i colleghi europei e che tentano di rassicurare l’opinione pubblica assicurando una cooperazione europea che non c’è.

Non sappiamo se rientra in questo tentativo di ridimensionare l’emergenza prossima ventura quanto avvenuto stamattina. Verso le 8 si diffonde la notizia di un mega sbarco di siriani ad Augusta. A commentarlo è addirittura l’UNCHR: “Da tempo non si vedevano i siriani – ha detto Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa – tanto meno con questi numeri”.

“Si tratta di una assoluta novità- commentava con la stampa straniera nelle stesse ore, il portavoce dell’Oim, Flavio di Giacomo- finora in Italia sono arrivati solo 26 siriani”. Una analisi che confermava i timori della massiccia ondata migratoria che sta per investire in pieno l’Italia.

Un’ora dopo, arriva la smentita: non sarebbero siriani, ma al solito, di nazionalità subsahariana. L’unica novità è che sarebbero partiti dall’Egitto e da qui le ipotesi e le chiacchiere inutili su una possibile vendetta delle autorità di El Cairo per il caso Regeni.

Non chiederemo lumi alle autorità italiane, continueremo ad osservare i fatti. Non ultimo quello che, sempre per la chiusura della rotta balcanica, i flussi migratori in Grecia si sono notevolmente ridotti: secondo Frontex lo scorso aprile il numero degli arrivi in Italia ha superato, per la prima volta dal giugno del 2015, quello degli arrivi in Grecia. Secondo l’agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell’Ue, in Grecia sono stati circa 2700 (il 90% in meno rispetto al mese precedente) mentre quelli registrati nel Mediterraneo centrale, sempre ad Aprile, sono stati 8370.

Buone notizie per la Grecia e quel Paese, martoriato dall’UE, le merita. Resta però l’emergenza italiana.

Va da sé che gli africani continueranno a fuggire dalla povertà, dagli abusi e dalla guerra e che i siriani non resteranno sotto le bombe per fare felice l’Europa. Da qualche parte andranno e tutto sembra indicare che il loro porto sarà l’Italia.

In questo contesto, particolarmente esposta sarà, come sempre la Sicilia, dove hotspot e centri di accoglienza sono già stracolmi. E che, con ogni probabilità, dovrà accollarsi tutti i disagi del caso in cambio di qualche pacca sulla spalla e di qualche sviolinata sulla nostra ‘proverbiale bontà” e sul nostro “straordinario senso di solidarietà”….

 

 

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