All’Ars una legge di sanatoria edilizia lungo le coste per bloccare la magistratura?

11 maggio 2016

Dalla maggioranza dell’attuale Assemblea regionale siciliana c’è da aspettarsi di tutto. Questi signori oggi solidarizzano con il sindaco di Licata – Angelo Cambiano – oggetto di un’intimidazione per non essersi opposto alle demolizioni delle abitazioni abusive. Ma potrebbero presentare a Sala d’Ercole e approvare a tamburo battente una legge di sanatoria edilizia lungo le coste, se è il caso anche abrogando l’inedificabilità assoluta entro i 150 dalla battigia. Una mossa che bloccherebbe le demolizioni avviate dalla magistratura. I grandi affari e gli interessi della mafia

L’intimidazione a carico del sindaco di Licata, Angelo Cambiano, sta facendo discutere. In questa cittadina della provincia di Agrigento che si affaccia sul mare, quasi 40 mila abitanti, un porto peschereccio e una vocazione per il turismo e per l’enogastronomia, gli abusi edilizi non mancano. Anzi, abbondano. Soprattutto nelle contrade di Mollarella e Torre di Gaffe, da sempre le spiagge predilette dei licatesi e non soltanto dei licatesi. Tanto predilette da essere diventate uno dei tanti tratti di costa della Sicilia offesi dall’abusivismo edilizio. In molti casi in riva al mare o quasi.

A quanto pare, l’intimidazione al sindaco di Licata – la casa bruciata – sarebbe arrivata dagli abusivi. Per la cronaca, gli abusi edilizi di Licata sono solo una dei tanti esempi di scempi lungo le coste. Sempre per la cronaca, si racconta che in questa storia ci sono in ballo robusti interessi mafiosi.

Il discorso è semplice. Le abitazioni abusive, fino ad oggi, tranne in pochi casi, non sono mai state abbattute. Le leggi non mancano: è mancata la volontà politica di applicarle. Uno dei primi ad applicare le leggi che prevedono l’abbattimento delle case abusive fu, nella metà degli anni ’90 del secolo passato, l’allora sindaco di Carini, Nino Mannino.

Dirigente del Pci siciliano e più volte parlamentare nazionale, Mannino – uno dei pochi politici dell’isola che la lotta alla mafia l’ha fatta per davvero – non guardò in faccia nessuno. Ma il suo è rimasto un caso isolato, così come isolato rimase Mannino, che non venne più rieletto.

I sindaci non hanno fatti nulla per liberare la Sicilia dalle abitazioni. E’ stata la magistratura a iniziare ad applicare la legge, dopo cause durate decenni. A Licata si sta muovendo, nel rigoroso rispetto della legge, la Procura della Repubblica di Agrigento. Il sindaco di Licata non si sta opponendo all’applicazione della legge, che prevede l’abbattimento delle abitazioni abusive.

E questo, forse, è alla base dei suoi problemi.

C’è stato un momento, poche ore dopo aver appreso che gli avevano bruciato la casa, che, preso dallo sconforto, avrebbe voluto gettare la spugna. A 39 anni, con un figlio in arrivo, magari si è un po’ spaventato. Poi ci ha ripensato. E ha deciso di continuare a fare il sindaco. Con il Ministro degli Interno – l’agrigentino Angelino Alfano – che l’ha incoraggiato e gli ha assicurato la scorta.

Detto questo, a noi, nella storia dell’abusivismo in Sicilia non piace l’atteggiamento della politica siciliana. Non di tutta la politica, ma di una parte, trasversale, del mondo politico isolano. Non dobbiamo dimenticare che già alla fine degli anni ’90 ci sono stati vari tentativi di fare approvare dal Parlamento siciliano una sanatoria generalizzata.

Alla politica siciliana, tanto per intendersi, non è mai piaciuta la legge regionale numero 78 del 1976: è la legge che ha introdotto in Sicilia l’inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia.

Questa legge è stata travolta in molti tratti di costa della nostra Isola. A Licata, ad esempio, si parla proprio di questo: di abitazioni realizzate entro i 150 dalla battigia dopo l’approvazione della legge regionale n. 78 del 1976. Sono abitazioni fuori legge che vanno abbattute.

La Procura della Repubblica di Agrigento ha ragione su tutta la linea.    

E la politica siciliana che dice? Non abbiamo capito bene, ad esempio, dove vorrebbe andare a parare il parlamentare regionale del PD eletto nel collegio di Agrigento, Giovanni Panepinto, che, su facebook, ha scritto il seguente post:

“Quanto accaduto a Licata è gravissimo. Un abbraccio al sindaco Cambiano e la mia naturale solidarietà a lui e alla sua famiglia. La condizione che vive lui, la sua giunta, il Consiglio comunale così come tutta la città è drammatica in questo momento storico. Da una parte la legittima attività della magistratura che non fa altro che applicare la legge e far rispettare l’autorità e la autorevolezza dello Stato. Dall’altra parte una situazione complessa con un groviglio di interessi , malaffare, ingenuità e la stratificazione di situazioni irrisolte. Ciò che è accaduto, accade e accadrà a Licata è identico a tanti Comuni siciliani”.

Fin qui, tutto chiaro.

“Esiste pertanto una questione – prosegue Panepinto – che si lega indissolubilmente anche alla conclusione dell’iter per il rilascio o diniego delle concessioni edilizie in sanatoria, che viene e verrà a galla violentemente e drammaticamente, a cui non si può riservare silenzio o dichiarazioni di circostanza. La violenza subita da Angelo Cambiano e dai suoi cari va condannata dagli stessi che oggi protestano e se non accade questo non ci sono le condizioni per discutere del problema. Problema e discussione che non possono essere comunque affidati a Giletti”.

In questo caso la battuta è rivolta alla trasmissione televisiva L’Arena di Massimo Giletti che nei giorni scorsi ha ospitato il sindaco di Licata, Cambiano.

“Anche quelli che protestano – scrive sempre il deputato regionale del PD – sapevano bene che quando alzavano mura violavano consapevolmente la legge, così come ho detto loro in un incontro. Però non c’è solo questo, ci sono una miriade di fattispecie diverse. Vedi il nulla osta per il vincolo di inedificabilità relativo, ma viene rilasciato solo per le domande di sanatoria ancora non chiuse. Per cui se qualcuno ha avuto il diniego prima della normativa di riferimento resta fregato. La situazione è difficile e ‘ammatassata’ a Licata come a Palma di Montechiaro, come in tante località siciliane”.

“Da sindaco (Panepinto è anche sindaco di Bivona, Comune della provincia di Agrigento ndr) e da parlamentare regionale – scrive ancora l’esponente del PD – mi pongo una domanda: quanti milioni di Euro saranno necessari per demolire tutti i corpi edilizi dichiarati abusivi e quante pratiche di sanatoria giacciono in attesa di essere esitate? Ci sono brillanti tecnici assunti con la legge regionale 47/’85, ma ci sono anche i furbi e gli inetti che paralizzano e ritardano l’applicazione degli effetti di ben due leggi di sanatoria, la 37/85 e la 724/94. Mi pongo e porrò alla quarta commissione dell’Assemblea regionale siciliana e alla stessa Ars un altro elemento dell’intricata vicenda. Il costo delle demolizioni è a carico degli abusivi, ma anticipa il Comune. I Comuni tutti notoriamente senza cassa e molti in pre-dissesto potranno reggere nell’affrontare questa spesa e se si fermano le demolizioni per mancanza di disponibilità finanziarie si rischia di commettere una ingiustizia”.

“Qualcuno (saranno tanti e troppi) dirà che è colpa della politica per cui le istituzioni politiche non possono sottrarsi a trattare il tema che ci riporterà indietro di 20 anni. Non si possono lasciare da soli i sindaci. Non so bene cosa ne verrà fuori, ma certamente non si può stare silenziosi”.

Ribadiamo: non abbiamo capito dove vuole andare a parare il ragionamento un po’ tortuoso dell’onorevole Panepinto: siccome i Comuni non hanno soldi per anticipare i costi dell’abbattimento delle abitazioni abusive le lasciamo in piedi? Invitiamo la magistratura a non applicare la legge? Forse l’Ars dovrebbe approvare una legge di sanatoria per legalizzare le migliaia di abitazioni abusive realizzate entro i 150 dalle coste della Sicilia?

Sia chiaro che, ormai, dalla maggioranza di questa Assemblea regionale siciliana venata di renzismo ci aspettiamo di tutto: anche una sanatoria edilizia generalizzata. Confessiamo di non avere ancora letto il disegno di legge presentato dal parlamentare del collegio di Trapani, Girolamo Fazio. L’onorevole Fazio, che è stato anche sindaco di Trapani, è molto bravo a produrre vino: ma le leggi non sono come il vino.

Le leggi di sanatoria, poi, sono un po’ rischiose. Sono in tanti, oggi, in Sicilia, ad aver realizzato abitazioni abusive. La provincia di Trapani, forse, è una delle ‘capitali’ dell’abusivismo edilizio. Ma ci sono altre realtà: Agrigento, Palermo, Messina, Catania, Siracusa, Ragusa. Non parliamo di Gela, che negli anni ’60 e ’70 ha battuto tutti record…

Si sussurra che anche la mafia avrebbe interesse a una legge di sanatoria lungo le coste. Per ora, infatti, queste abitazioni abusive valgono poco. Una volta sanate acquisterebbero valore. Se poi dovessero arrivare le varianti urbanistiche chissà che affari…

Abbiamo chiesto cosa pensa di questa storia al presidente della commissione Antimafia dell’Ars, Nello Musumeci.

“In generale – ci dice – sono contrario alle sanatorie edilizie. Anche se i casi vanno distinti. Alla fine degli anni ’70 e nei primi anni ’80 del secolo passato, per citare un esempio, sono stato in prima fila a difendere i cosiddetti ‘abusivi per necessità’. Erano, per lo più, gli operai che lavoravano nelle miniere in Belgio. Che tornavano in Sicilia dopo anni di sacrifici e trovavano difficoltà enormi per costruirsi una casa. Vessati da una burocrazia inetta e da leggi penalizzanti”.

“Ricordo ancora la legge Bucalossi – prosegue Musumeci – che imponeva oneri pesantissimi alla povera gente. Diverso, molto diverso è il discorso delle seconde e terze case realizzate a due passi dal mare. In questo caso, è chiaro, sono contrario alla sanatoria”.

In effetti, non crediamo che a Licata, a Sciacca, a Selinunte, a Triscina, a Tre Fontane ci saranno tanti minatori. E forse non ce ne saranno nemmeno nel Catanese e nel Siracusano.

“Credo – conclude Musumeci – che la questione vada affrontata esaminando attentamente i casi. Non tutte le situazioni sono uguali. Per il resto non posso dire altro, perché ancora il disegno di legge non è arrivato in Aula”.

In ogni caso la magistratura, anche questa volta, è arrivata prima della politica. Ed è arrivata, ovviamente, applicando la legge.

Che significa questo? Semplice: che una sanatoria edilizia entro i 150 metri dalla battigia dovrebbe, in primo luogo, abrogare la legge n. 76 del 1978: e suonerebbe, piaccia o no, come una legge pensata dalla politica siciliana per bloccare l’azione della magistratura.

  

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