Lo statista e il demagogo

3 maggio 2016

Non avendo argomenti per convincere gli italiani ad apprezzare il papocchio costituzionale che porta il marchio del suo governo, Renzi prova adesso a gettare fumo negli occhi dei cittadini. Obiettivo: stornarne l’attenzione dall’esame e dalla discussione sul merito di queste risibili riforme per farne un test di gradimento politico di una persona e del suo governo

Che differenza c’è tra uno statista  e un demagogo?

Chiediamo lumi al “Devoto Oli”

Statista: uomo di stato, il cui apporto alla vita politica di un paese abbia rivestito un’importanza di grande rilievo o addirittura storica.

Demagogo: uomo politico che, fomentando e lusingando le passioni del popolo, se ne serve come strumento di potere.

La domanda, ovvia, ve la farò  alla fine.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nominato tale da un Parlamento nazionale abusivo e illegittimo, per come ha sentenziato la Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, cioè la legge elettorale con cui quel Parlamento è stato eletto, ha posto il Paese di fronte ad un aut aut: o con me o contro di me .

Come tutti sapete, in autunno si svolgerà il referendum sulle modifiche della Costituzione, votate da quello stesso Parlamento di abusivi che in pochi mesi ha apportato più modifiche alla Carta che  tutte le precedenti legislature messe insieme, dal 1948 ad oggi.

Ma non è sul merito delle modifiche che intendo intervenire. Avremo tante occasioni, quando la battaglia infurierà.

No,oggi tutta la mia attenzione è focalizzata  sul diktat di Renzi: chi mi ama vota sì.

All’anima!

Il presidente del Consiglio rivendica a sé l’identificazione riforme costituzionali e consenso al suo governo. Rendendosi responsabile di un improprio condizionamento delle scelte di merito dell’elettore, e irrompendo a gamba tesa sul neonato dibattito politico sul referendum.

Uno statista si farebbe da parte, lasciando le forze politiche e le convinzioni sociali libere di maturare questa o quella maggioranza, evitando, per il bene del Paese, ogni radicalizzazione della questione, sapendo bene che ogni forzatura implica uno sviamento inevitabile del dibattito, che ne risulterebbe fuorviato e distorto.

E, per di più, eviterebbe, lo statista, di usare della sua posizione e dei mezzi e dei fondi dello Stato per portare avanti la sua linea che a questo punto (uno statista lo comprende, un demagogo no), è personale e privata.

Ma è proprio questo che si vuole: gettare fumo negli occhi del cittadino, stornarne l’attenzione  dall’esame e dalla discussione sul merito del provvedimento e farne un test di gradimento politico di una persona e del suo governo.

Se non è demagogia questa, che cos’è  la demagogia?

Foto tratta da lapresse.it

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