Portella della Ginestra: un ricordo di Cassarubea e del suo appello contro gli archivi segreti

1 maggio 2016

Lo storico siciliano, scomparso l’anno scorso, ha combattuto fino alla fine perché lo Stato rendesse accessibili tutti gli atti secretati sulla strage del Primo Maggio 1947. Cosa che non succede nemmeno con un Presidente della Repubblica siciliano…

E anche questo primo Maggio sta per finire. E anche questo Primo Maggio, in Sicilia non c’è nulla da festeggiare perché come ha fatto notare qualcuno, manca proprio il festeggiato: il lavoro. La Sicilia resta fanalino di coda non solo in Italia, ma anche in Europa per tassi di disoccupazione record. E, al di là della propaganda, non c’è niente che faccia pensare ad una inversione di trend.

E, allora, visto che non abbiamo nulla da festeggiare, ci piace ricordare in questo giorno, un grande storico siciliano, scomparso l’anno scorso a Giugno: Giuseppe Cassarubea. Per chi non conoscesse il suo nome, Cassarubea è stato uno dei principali storici che, fino alla fine dei suoi giorni, si è occupato di quella che viene definita la “prima strage di Stato”, ovvero la strage di Portella della Ginestra consumatasi il Primo Maggio del 1947. Ecco perché lo ricordiamo oggi. Una strage che, per Leonardo Sciascia, ha battezzato “l’Italia delle menzogne”.

Ci hanno raccontato la favoletta del bandito Giuliano che sparava sui comunisti riuniti per celebrare la Festa del Lavoro. Con gli anni si è scoperto- anche, se non soprattutto, per il lavoro di Cassarubea-  che dietro quell’eccidio c’era molto di più e che come altre vicende, a farla da padrone erano stati i depistaggi e le bugie di Stato.

Abbiamo avuto la fortuna di parlare con Cassarubea a Febbraio dell’anno scorso (abbiamo pubblicata l’intervista su lavocedinewyork.com). Lo studioso lanciava un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, perché da siciliano, si rendesse conto che i segreti su quel capitolo di storia siciliana non sono più tollerabili. Che era giunto il momento di di aprire gli archivi segreti che custodiscono i documenti relativi alla strage di Portella della Ginestra.

“Ricordo benissimo gli archivi di Portella rimasti chiusi nel 1996 – ci diceva Casarrubea -. E anche dopo”. Il 1996 è l’anno in cui Giorgio Napolitano è Ministro degli Interni: primo esponente della sinistra a ricoprire quel ruolo. L’apertura degli archivi su una strage che aveva colpito esponenti del suo partito e lavoratori, sembrava cosa fatta. Così non è stato.

Avevamo anche chiesto  a Casarrubea cosa potesse  venire fuori dall’apertura degli archivi sui fatti di Portella che lo Stato italiano si rifiuta di rendere noti. “Molti documenti – ci  raccontava l’anno scorso– sono in America. Dove sono già a disposizione degli storici. E molti sono nel nostro Paese. Fascicoli e buste. Questi documenti non dovrebbero solo essere resi pubblici. Bisognerebbe anche mettere gli studiosi in condizioni di poterli consultare. Penso, ad esempio, ad una sezione dedicata ai fatti di Portella. Consultando e leggendo i documenti che gli americani hanno messo a disposizione degli storici ho scoperto cose inaudite. E cose ancora più incredibili- dceva lo storico siciliano-  verrebbero fuori leggendo la documentazione che lo Stato italiano tiene ancora oggi segreta”. 

E’ passato più di un anno da quell’appello. Cassarubea ci ha lasciati. Resta il silenzio dello Stato italiano che ancora non vuol farci sapere la verità.

Oggi a Portella della Ginestra è andata Rosi Bindi: “Portella è stata la premessa verso la strada della democrazia nel Paese. È questo non lo può dimenticare nessuno- ha detto la presidente della Commissione nazionale antimafia secondo quanto riportatoda Repubblica. Ma di quale democrazia parla?  Di quella che dal 1947 al 1992 ha raccontato balle ad una Italia intera su tutte le pagine più scure di questa martoriata Repubblica e di questa ancora più martoriata Sicilia?

Poi ha aggiunto: “Abbiamo fatto già tanta strada per cercare di fare chiarezza sui morti del primo maggio 1947, a Portella della Ginestra ribadiamo come commissione parlamentare antimafia il nostro impegno”.

Il vostro impegno sarà concreto solo quando riuscirete a fare cadere ogni segreto. Allora, forse, si potrà parlare di democrazia.

 

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