Palermo, le palazzine danneggiate dai lavori del Passante ferroviario andranno giù?

29 aprile 2016

Lo prevede una delibera approvata qualche giorno fa dal Consiglio comunale di Palermo. Una storia inquietante, da ‘Città cannibale’. Nella quale i grandi interessi sembrano – tanto per cambiare – avere la meglio sull’interesse pubblico. Sullo sfondo il mega appalto del Passante ferroviario. I proprietari delle palazzine lesionate sanno che le loro case, con il sì del Cru, potrebbero andare giù? E che vogliono realizzare al posto delle palazzina? Un giardino o un garage?

Qualche giorno fa, con il favore delle tenebre, in un clima da ‘Pasta con le sarde’, con la ‘tavola apparecchiata’ quasi per tutti, il Consiglio comunale di Palermo ha approvato la delibera di vicolo Bernava e via Serpotta. Si tratta di una variante urbanistica. Ricordate le palazzine lesionate, nel 2012, a causa dei lavori del Passante ferroviario, nel cuore del popolare quartiere della Zisa? Ebbene, sessanta famiglie sono rimaste prive delle abitazioni nelle quali vivevano. Sloggiate. E sistemate in altre case a spese della società che sta realizzando i lavori. In attesa dell’indennizzo. Una storia tipicamente palermitana, da “Città cannibale”. Dove gli affari vengono prima di tutto il resto. Ma andiamo per ordine.

La delibera è approdata in Consiglio comunale un mese fa, o giù di lì. L’ordine era di approvarla a tamburo battente. Senza discussioni, senza approfondimenti.

Del resto, se è ‘Pasta con le sarde’ da dividere a tutti, o quanto meno alla stragrande maggioranza dei ‘commensali’, che bisogno c’è di discuterla?

Solo che, quella fatidica sera, a Sala delle Lapidi, la damascata sede del Consiglio comunale del capoluogo siciliano, è mancato il numero legale. Tra la rabbia dei consiglieri comunali orlandiani, che sono i grandi sponsor di quest’operazione. Che, proprio su questa delibera, hanno attaccato a testa bassa la vice presidente del Consiglio comunale, Nadia Spallitta.

La sua ‘colpa’? Gravissima: si è permessa di chiedere chiarimenti su tale delibera. Ma cose si permette se neanche il PD officiale – che ufficialmente è all’opposizione – ha aperto bocca? Se neanche Forza Italia (quelli che a Sala delle Lapidi, quando c’è da cucinare la ‘Pasta con le sarde’, portano sempre il finocchietto selvatico) hanno aperto bocca?

Per la cronaca, né il PD, né forza Italia si sono opposti a questa delibera. Che, ovviamente, è stata approvata anche dalla Commissione Urbanistica del Comune di Palermo, da sempre crocevia di grandi affari. 

Insomma c’era chi voleva addirittura presentare la mozione – non abbiamo capito se di sfiducia a di censura – per Nadia Spallitta. Per ‘sbarellarla’ dalla vice presidenza del Consiglio comunale. Poi ci hanno ripensato e la ‘punizione’ è stata sospesa (ma pare che se ne siano pentiti).

La cosa strana sapete qual è? Che il giorno dopo la seduta di Sala delle Lapidi andata in fumo i legali di alcune delle sessanta famiglie sfrattate hanno inviato un documento agli organi competenti. Per chiedere: scusate signori del Consiglio comunale: ma se ancora i nostri clienti, che hanno perso le case dove vivevano, non sono stati indennizzati, com’è che voi votate una variante urbanistica?

Sotto il profilo tecnico la delibera non è operativa. L’ultima parola, in questa vicenda, la dovrà pronunciare (per fortuna) il Consiglio regionale per l’urbanistica (Cru). E’ un organo tecnico voluto, nel lontano 1978, dalla saggezza dell’allora presidente della Regione, Piersanti Mattarella. Che, allora, con grande lungimiranza, tolse ai Comuni la possibilità di sfasciare i territori (per inciso, di recente il Parlamento siciliano a maggioranza ‘ascara’ – cioè l’attuale – ha provato ad abolire il Cru: ma ci hanno ripensato: meno male).

Toccherà ai tecnici del Cru pronunciarsi su questa variante urbanistica. Nell’attesa, siamo curiosi di sapere cosa faranno le sessanta famiglie sfrattate.

I calcoli per gli indennizzi sono stati effettuati?

La nostra non è una domanda gettata così, tanto per fare ‘schiumazza’. Perché questa variante urbanistica – ammesso che i tecnici del Cru dovessero decidere di assumersi la responsabilità di approvarla – prevede l’abbattimento di queste palazzine lesionate.

Ci chiediamo e chiediamo: ma prima di buttarle giù (alcune di queste palazzine, in verità, sono riconducibili al ‘netto storico’, sono, cioè, edifici che meriterebbero un’analisi un po’ più attenta prima di essere buttate giù) non ci dovrebbe essere l’accordo con i proprietari che hanno subito il danno?

In ogni caso, questa delibera è molto, ma molto spinta da certi potenti: basti pensare che per le demolizioni sono già stati acquisiti (sempre a tamburo battente, si sussurra) i pareri – positivi – di Genio Civile e Soprintendenza. Ora tocca all’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, branca dell’Amministrazione regionale che in Sicilia ha autorizzato tutto: la chimica ‘pesante’ a Gela, a Milazzo e nell’area industriale di Siracusa, il Muos di Niscemi, fino al rigassificatore più grande d’Europa a Porto Empedocle, a un chilometro in linea d’area dalla Valle dei Templi di Agrigento.

Sembra che gli uffici dell’assessorato al Territorio e Ambiente erano già pronti a inviare un commissario ad acta per approvare tale delibera. Ricordate il matrimonio che “non s’ha da fare”? Ecco, invece questa delibera “s’ha da fare”…

Il Cru fa capo a quest’assessorato al Territorio e Ambiente. Ma per fortuna, oltre all’assessore e al dirigente generale, ne fanno parte soggetti esterni all’Amministrazione che, in ogni caso, in presenza di ‘pressioni’ politiche, possono sempre mettere il proprio dissenso per iscritto: a futura memoria: non si sa mai.

Altra domanda: ma cosa vogliono fare dopo che le palazzine – Cru permettendo – finiranno giù? L’azienda che sta realizzando i lavori per il Passante ferroviario (Sis) e Rete Ferroviaria Italiana hanno parlato di un giardino. Ma c’è chi sussurra – sempre nel clima da ‘Pasta con le sarde’ – di un bel garage… Vedremo.

La delibera ha un titolo chilometrico: “Raddoppio elettrificato tratta ferroviaria Palermo centrale-Brancaccio-Carini. Progetto definitivo degli interventi per la ripresa degli scavi lato Lolli della galleria Giustizia-Lolli. Parere ai sensi dell’articolo 7 della legge regionale n. 65 del 1981…”.

Come già accennato, siamo davanti a una variante urbanistica che tocca due argomenti che dovrebbero essere al centro del dibattito culturale e politico di Palermo: il Passante ferroviario (che fino ad oggi è costato un ‘botto’ di soldi)  e i problemi che tale opera ha creato alla città (a cominciare proprio dalle circa sessanta famiglie sfrattate, ma non solo).

Il Passante ferroviario – per la cronaca – è l’opera che collegherà, o dovrebbe collegare (quando si parla di appalti e miliardi di Euro il condizionale è d’obbligo, soprattutto a Palermo) l’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ di Palermo (già Punta Raisi) con la città. Infrastruttura importante, per carità. Anzi, strategica. Un collegamento ferroviario che consentirà ai palermitani di attraversare la città in treno, grosso modo, da Nord a Sud. Opera ferroviaria che si dovrebbe integrare con le quattro linee di Tram oggi in funzione. E con il ‘celeberrimo’ anello ferroviario.

In realtà, l’integrazione non c’è. Nel tratto di Passante in funzione il biglietto si paga alle Ferrovie. Mentre per il Tram si paga all’AMAT. Per i cittadini è una fregatura. La manifestazione palmare del pressappochismo con il quale a Palermo si procede sul fronte delle grandi opere pubbliche: dove gli affari e gli interessi dei privati vengono prima degli interessi dei cittadini, considerati alla stregua di polli da spennare (ZTL e adesso le targhe alterne lo dimostrano).

Il Passante, fino ad oggi, è costato 800 milioni di Euro. Una somma enorme. Che fa il paio con gli oltre 320 milioni di Euro spesi per i 15 chilometri di Tram la cui manutenzione, oggi, costa un sacco di soldi (che ancora non si è capito da dove prendere).

Basteranno 800 milioni di Euro per completare il Passante? Domanda che chiama altre domande.

I danni provocati alle palazzine di vicolo Bernava e di via Serpotta sono il frutto di un imprevisto geologico? Chi ha redatto il progetto ha vagliato tutti gli elementi?

Durante i lavori è stata ‘beccata’ una vena d’acqua. Ma ‘ste vene spuntano così? A Palermo non c’è nemmeno un geologo in gradi di prevedere una vena d’acqua in una città che era attraversata da due fiumi?

Insomma, di chi sono le responsabilità di tutto quello che sta succedendo?

Qualcuno sta indagando – sotto il profilo tecnico – su quanto avvenuto e sui ritardi di questi lavori?

Foto tratta da mobilitapalermo.org 

 

 

 

 

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