Un 25 Aprile insieme all’ANPI per battere lo sfregio alla Costituzione operato dal Governo Renzi

25 aprile 2016

Per la prima volta nella storia della Repubblica l’ANPI – l’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia – si dissocia da quello che dovrebbe essere il partito della sinistra: il PD. Il presidente dell’ANPI, Smuraglia, si schiera per il “NO” alle riforme sfascia-Costituzione del Governo Renzi. Un ‘divorzio’ che dimostra che il Partito Democratico di Renzi non solo ha nulla a che vedere con la sinistra, ma ha anche poco a che dividere con l’Italia repubblicana nata dalla Resistenza che ha dato al nostro Paese la Costituzione del 1948

    

Scrive Nel Toscano nella propria pagina facebook:

“Stamattina mi sono alzata presto per partecipare alla festa del 25 aprile al Giardino Inglese di Palermo, come faccio da sempre. Ero convinta che, visto lo scempio della Costituzione ad opera del PD e del Governo, avrei trovato molte persone e, mi illudevo, più degli altri anni. Ebbene, voi non ci crederete, c’erano solo quattro gatti, solo i dirigenti dell’ANPI e il solito Gracolici, sì quello del PD, del partito che ha stravolto la Costituzione (dovrebbe trattarsi di Antonello Cracolici, attuale assessore regionale all’Agricoltura ndr), Orlando (dovrebbe trattarsi di Leoluca Orlando, il sindaco di Palermo ndr), sì, quello che non è andato a votare al referendum del 17 aprile, con alcuni consiglieri comunali… Assente la società civile…

“Credo che ci sia davvero molto da preoccuparsi, purtroppo la presenza di certi personaggi non aiuta, anzi allontana la gente e anche me che me ne sono tornata a casa amareggiata. Il problema vero è se non si capisce che oramai siamo tutti stanchi di questa ipocrisia e se non si lasciano fuori certi personaggi sarà dura potere sconfiggere questo sistema…

“I giovani , dove sono i giovani? Possibile che non interessa niente a nessuno? Possibile che la scuola non è capace di trasmettere i valori fondanti della Repubblica? Possibile che non sentono il bisogno di lottare per cercare di cambiare? Questo disimpegno sarà frutto solo dell’ignoranza o è anche incapacità di comprendere che la Costituzione è di tutti e che tutti abbiamo il dovere di lottare per difenderla? Possibile che non capiscono, giovani e meno giovani, che stare a pensare solo ai fatti propri si finisce per non pensare nemmeno a quelli, visto che ci stanno togliendo tutti i diritti e che la nostra libertà è in serio pericolo?

Cosa deve succedere ancora per dare la sveglia a questo popolo dormiente?”.

Abbiamo scelto di partire da questa riflessione per commentare questo 25 Aprile, festa della Liberazione. Una data importante, per l’Italia repubblicana: l’inizio della Democrazia dopo anni di inganni (il risorgimento, soprattutto visto dal Sud), di trasformismo politico (da Depretis a Crispi), di ‘Decollo industriale’ per il Nord e di abbandono del Sud (Giolitti che per controllare il Mezzogiorno d’Italia si serviva degli ‘ascari’), del regime fascista che uccideva la democrazia e negava la presenza della questione meridionale.

Con la Repubblica rinasce l’Italia. Anche se imperfetta. Con una Costituzione che rimane un punto di riferimento per tutti. Per tutti quelli che ci credono per davvero. E ci credono nonostante i tanti problemi sociali: come la già citata questione meridionale che si aggrava nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Fino ad arrivare al quasi completo abbandono del Mezzogiorno di questi ultimi anni.

Basti pensare al Governo Renzi, che ha costruito la sua politica economica, peraltro fallimentare, drenando risorse al Sud per alimentare un Centro Nord che arranca. Con un’Italia che, piaccia o no alla retorica renziana, va indietro invece che andare avanti.

Finora, di tutte le riforme portate avanti da Renzi, non ce n’è una che funziona. Qualche giorno fa il quotidiano il Manifesto ha dimostrato, numeri alla mano, il fallimento del Jobs Act, del quale, non a caso, non si parla più).

E che dire dei petrolieri ai quali il Governo Renzi ha ceduto il mare italiano esautorando le Regioni? Per ironia della sorte, nel giorno del Referendum contro le trivelle, un’esplosione di una conduttura, in Liguria, sta dimostrando quanto sia sbagliata la scelta del Governo.

In verità, per tre giorni Tv e grandi giornali hanno minimizzato, se non ignorato, quanto stava succedendo in Liguria. Poi, quando il petrolio ha cominciato a invadere il mare, l’informazione ha dovuto fare il proprio mestiere: per scoprire che la via del petrolio scelta da Renzi è una scelta scellerata di un Governo altrettanto scellerato (come potete leggere qui).

Certo, gli italiani, sonnacchiosi e troppo spesso vittime del ‘particulare’ di guicciardiniana memoria, hanno disertato il Referendum del 17 Aprile, grazie anche a un centrodestra ormai inesistente, al silenzio dei Comuni (incredibile quello che è successo con l’ANCI siciliana, vergognosamente appiattita sul Governo Renzi) e allo stesso Renzi che, in coppia con l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, hanno invitato gli italiani a disertare le urne.

Ma il fato ha voluto prendersi gioco di chi calpesta la Democrazia invitando il popolo al non voto: così il disastro ecologico della Liguria diventa un monito per gli italiani troppo distratti e ancora disponibili ad ascoltare i cattivi consiglieri: ma anche una punizione per i due partiti che oggi governano insieme un’Italia sempre più disastrata: PD e Forza Italia.

Non ci vuole molto a capire che la candidatura di Guido Bertolaso, al Comune di Roma, serve solo a indebolire la vera candidata del centrodestra, Giorgia Meloni, per provare a far arrivare al ballottaggio il candidato del PD. Anche in questo caso il fato si sta prendendo gioco di Renzi e di Berlusconi, colpendo – con il disastro ecologico della Liguria – Renzi, i suoi amici petrolieri e Forza Italia che governa la Regione Liguria (simpatico il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, che dice ai suoi cittadini: “Non vi preoccupate, tanto il petrolio sta andando a inquinare il mare della Francia”: ma questo deve l’hanno trovato?).

Siamo arrivati alla riforma delle riforme del Governo Renzi: il pastrocchio costituzionale ammannito dalla figlia del banchiere disinvolto, la bella ministra Maria Elena Boschi.

Al riguardo, proprio perché oggi è il 25 Aprile, dobbiamo segnalare un fatto importante: l’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia che si è già schierata per il “NO” alle riforme costituzionali. La posizione dell’ANPI l’ha illustrata qualche giorno fa su Il fatto Quotidiano lo stesso presidente dell’ANPI, Carlo Smuraglia:

“Se vince il Sì – ha detto Smuraglia – i rischi sono notevoli, nel senso che si consolida un sistema di potere che non tiene conto che noi abbiamo una Costituzione repubblicana, democratica e antifascista”.

“In trincea bisogna esserci sempre, lo siamo stati nel ‘53 contro la legge truffa e nel ‘60 quando decisero di fare un governo con i fascisti. La mia idea è che bisogna essere sempre vigili, la democrazia non va mai a riposo”.

Qualcuno, naturalmente per scoraggiarlo, gli ha fatto notare che contro la riforma costituzionale del Governo Renzi c’è un ‘pezzo’ di Forza Italia e la Lega di Salvini. Ma il presidente dell’ANPI ha tirato dritto:

“Nella Resistenza ci sono stati anche i monarchici, e in uno degli articoli più amati, l’articolo 11, il termine ripudia (la guerra, ndr) fu voluto dal rappresentante dell’Uomo Qualunque, al posto del più morbido ‘rifiuta’”.

Insomma, l’ANPI ha ‘inghiottito’ il Fiscal Compact che ha già sfregiato la nostra Costituzione inserendo un “equilibrio di bilancio” che i padri costituenti, che avevano letto e meditato Keynes, non si sarebbero mai sognato di inserire nella Carta fondamentale del nostro Paese.

Ma sì, all’ANPI soon riusciti persino a ‘digerire’ Mario Monti, Elsa Fornero e l’IMU. E sono rimasti zitti anche per evitare scontro con l’uomo del “ce lo chiede l’Europa”.

Ma davanti a Renzi che sfregia la Costituzione, beh, all’ANPI non ce l’hanno fatta più a stare zitti. Quando è troppo è troppo!

Sì, sarà una bella battaglia, quella prevista per Ottobre. Dubitiamo che Renzi e Napolitano inviteranno gli italiani a disertare le urne. Anche perché, ad Ottobre, quando si voterà per dire ‘SI’ o ‘NO’ alle ‘riforme’ costituzionali di Renzi e della sua band, gli italiani andranno a votare. La battaglia, questa volta, non sarà sul quorum truffaldino, ma sulle idee: e, in particolare, sull’idea di Democrazia che il renzismo nega giorno dopo giorno.

E a votare andranno anche i giovani: quei giovani che, a Palermo – a nostro avviso giustamente – hanno disertato la manifestazione di oggi. Perché mai avrebbero dovuto partecipare a una manifestazione con trasformisti del ‘calibro’ di Antonello Cracolici e Leoluca Orlando?

 

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