La Faraona di Faraone: come continuare a prendere in giro la Sicilia e i Siciliani

9 aprile 2016

Con una sfacciataggine che è pari solo alle grandi bugie che racconta, il sottosegretario Faraone cerca di accreditarsi come il ‘nuovo’ della politica siciliana. Dimenticando che i renziani – lui e l’assessore-commissario Baccei in testa – hanno di fatto commissariato la Regione siciliana. Controllano il Bilancio, controllano le società collegare alla Regione, controllano l’acqua, l’energia, i rifiuti e parlano di ‘cambiamento’. Per fortuna la Sicilia comincia a ribellarsi a tutte queste bugie e agli ascari che consentono a Roma di derubarla

Di fatto, da quando Renzi ha disarcionato Letta dal Governo del nostro Paese e si è sistemato sulla plancia di comando di Palazzo Chigi, la Sicilia è commissariata. Sono i renziani siciliani a controllare le leve più importanti della Regione. Eppure, all’apertura della Leopolda sicula – nome che ricorda tanto le pagine de I Vicerè di Federico De Roberto, apoteosi del trasformismo politico delle ‘presunte’ classi dirigenti della Sicilia – il ‘capo’ dei renziani siciliani, il sottosegretario Davide Faraone, l’uomo che in tempo di elezioni non si preoccupa molto dei voti ‘pericolosi’, si presenta con il patentino di anti-crocettiano: lui, Faraone, sta preparando il dopo-Crocetta.

Apparentemente, bisogna portare il cervello all’ammasso per prendere in considerazione le tesi politiche della ‘Faraona’ in corso a Palermo. Ma solo apparentemente. Perché, in realtà, chi oggi in Sicilia si è aggregato al carro di Renzi sta facendo una grande scommessa che si sintetizza in poche parole: resistere per continuare a esistere.

Proviamo a illustrare che cosa c’è, di concreto, dietro la scommessa trasformista della Leopolda sicula o Faraona.

Partiamo dal ‘pupo’, cioè dalla finta immagine di ‘rinascimento’ della Sicilia che Faraone sta provando ad accreditare con chi – per interessi precisi – fa finta di non vedere l’ovvio che sta attorno e dietro a questa sceneggiata. Faraone e i renziani si debbono accreditare come gli anti-Crocetta, perché Crocetta deve essere presentato come il male assoluto della politica siciliana.

Sia chiaro: Crocetta presiede il peggiore Governo della storia dell’Autonomia. In tre anni e mezzo è riuscito a fare più danni di Raffaele Lombardo, il presidente della Regione che, sotto ricatto politico, dal 2008 al 2012, ha sfasciato, contemporaneamente, il quadro politico della Sicilia e gli uffici della Regione siciliana.

Faraone, dicevamo – e qui è molto importante l’informazione che non deve fare riflettere i Siciliani – si presenta come l’anti-Crocetta. Lasciando intendere che il prossimo candidato alla presidenza della Regione sarà un renziano: magari lui stesso.

Lo schema illustrato dal sottosegretario poggia su due capisaldi.

Il primo è che Renzi è bravo, sta cambiando in meglio l’Italia ed ha successo.

Poco importa se in Italia Renzi viene accolto con i fischi e i pomodori marci: poco importa che il PD sia infognato fino al collo nello scandalo di Mafia Capitale: poco importa se Renzi ha salvato le banche che hanno preso in giro trenta mila risparmiatori: poco importa se una Ministra del Governo – e siamo ai giorni nostri – è stata costretta alle dimissioni per fatti gravissimi legati all’inquinamento dell’ambiente.

Tutti gli scandali che hanno travolto e che continuano a travolgere il Governo Renzi debbono passare in secondo piano. Così come in secondo piano debbono passare i fallimenti delle fallimentari riforme del Governo Renzi, dal Jobs Act al massacro della Costituzione. Insomma, la parola d’ordine della Faraona – cioè la prima menzogna – in corso a Palermo è una: Renzi ha successo.

Il secondo caposaldo – cioè la seconda menzogna – riguarda la Sicilia. Ed è una menzogna legata alla prima. A Roma Renzi “sta facendo bene”, quindi i renziani debbono “fare bene anche in Sicilia” assumendo il controllo della Regione.

Dimenticando – come accennato all’inizio – che i  renziani controllano la Sicilia in modo ‘militare’ da quando Renzi è a Palazzo Chigi.

Accreditare Renzi a Roma, tutto sommato, è facile. Certo, ci sono giornali e tv – e c’è soprattutto la rete – che ormai segnalano ogni giorno le contraddizioni e gli insuccessi di Renzi. E, soprattutto, le proteste degli italiani. Il gioco è stato ‘sgamato’. Però, tutto sommato, Renzi, a Roma, ancora tiene. Anche se le ‘falle’ che si sono aperte con lo scandalo delle banche (si pensi ai fatti che coinvolgono il papà della Ministra Maria Elena Boschi), con Mafia Capitale, con il mare dei pescatori sardi, liguri e toscani ceduto ai francesi e, soprattutto, con il petrolio in caduta libera della Basilicata stanno provocando danni seri al sistema di potere renziano.

Insomma, se tutto sommato Renzi è ancora in sella, accreditare i renziani come il ‘nuovo’ della politica siciliana dovrebbe essere un po’ più difficile. Ma il gioco può riuscire: basta provare a nascondere quello che è sotto gli occhi di tutti.

Come? Accreditando come ‘nuovi’ politici e affaristi ‘scafati’ di provenienza cuffariana, lombardiana e via continuando.

La vera partita della Faraona in corso a Palermo, alla fine, non è altro che un nuovo capitolo dell’eterno trasformismo, quasi una maledizione, che accompagna la Sicilia dal 1860 ad oggi. Per capire la Sicilia e la società siciliana dal 1860 ad oggi, ricordava Leonardo Sciascia, bisogna leggere tre romanzi: il primo l’abbiamo già citato: I Vicerè; il secondo è I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello; il terzo, neanche a dirlo, è Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

“Se vogliano che tutto resti come prima, bisogna che tutto cambi”, dice il nipote a Don Fabrizio Salina. Quando c’erano i Vicerè, gli Uzeda erano con i Vicerè; ora che c’è il Parlamento gli Uzeda si sistemano nel Parlamento… E forse il fango che pioveva sull’Italia dello scandalo della Banca Romana, descritto in modo magistrale da Pirandello, è diverso dal fango riversatosi sul Governo Renzi tra Banca Etruria e petrolio della Basilicata?

La Sicilia, con i contorcimenti della Faraona, torna a fare scuola di trasformismo politico. Baccei, uomo forte di Renzi in Sicilia, controlla il Bilancio: ovvero tutti i fondi della Regione, compresi i fondi europei.

Baccei ha deciso che 10 miliardi di crediti che la Regione vantava verso vari soggetti – compreso lo Stato – dovevano essere cancellati: e sono stati cancellati.

Baccei ha deciso che gli articoli finanziari dello Statuto autonomistico siciliano – articoli 36, 37 e 38 – non debbono essere applicati: e non vengono applicati.

Baccei ha deciso che i soldi che Roma deve alla Regione in materia di sanità – 600 milioni di Euro all’anno dal 2009 ad oggi – non debbono essere riconosciuti alla stessa Regione siciliana: e così sta avvenendo.

Controllando le leve della finanza pubblica, Baccei controlla i quasi 400 Comuni e le Province dell’Isola.

Baccei controlla le società che fanno capo alla Regione: decide quali sono quelle che vanno liquidate (non per risparmiare, ma per favorire altri) e quelle che debbono restare in piedi.

Una renziana – la magistrata Vania Contraffatto – controlla tutti i ‘giochi’ in corso sulle energie, tradizionali e innovative; controlla tutti i ‘giochi’ sull’acqua, oggi sempre più nelle salde mani dei privati; controlla tutte le operazioni sui rifiuti.

Insomma, le leve più importanti del potere siciliano sono in mano ai renziani.

Il presidente Crocetta, di fatto, controlla a malapena due società: Sicilia-E Servizi e Riscossione Sicilia spa. Per il resto, è un presidente della Regione a sovranità limitata, anzi limitatissima.

Però i renziani siciliani – che tengono in pugno l’Isola, quei renziani che fino ad oggi hanno svuotato le ‘casse’ della Regione – danno la colpa di tutto a Crocetta. Che, non sappiamo in base a quali promesse, accetta di recitare la parte del ‘cattivo’ (anche se ogni tanto si sveglia e minaccia e, addirittura, si ribella: basti pensare che, qualche settimana fa, ricordandosi di essere il presidente della Regione, ha persino nominato l’avvocato Antonio Fiumefreddo al vertice di Riscossione Sicilia!).

Come già accennato, i renziani controllano la Regione in modo ‘militare’. Fino ad oggi hanno fatto quello che hanno voluto. E continuano a fare quello che vogliono. Ma oggi si debbono accreditare come le ‘verginelle’ della politica: come il ‘nuovo’.

Faraone parla male di Crocetta. Lui fa sapere che avrebbe voluto interrompere l’esperienza del Governo regionale. Non l’ha fatto non perché tanto controlla tutto Baccei per conto di Renzi, ma perché ha preparato la strada del ‘cambiamento’. Che faccia di cu…

Ovviamente, per accreditare una tesi falsa ci vuole l’informazione di regime.

E’ importante che nessuno ricordi a Faraone e ai suoi accoliti che, negli ultimi due anni, alla Regione, hanno fatto tutto loro.

Così come è importante ‘selezionare’ il personale che va ad assistere alla recita della Faraona. E chi sono le persone che vanno alla Faraona?

Ci sono quelli che di tutto questo non sanno nulla. Non sono pochi. Del resto, chi è che va a studiare il Bilancio della Regione? Chi è che si va a leggere gli articoli noiosi sui conti pubblici? Chi è che sa che il signor Baccei, con la sua faccia d’angelo, ha lasciato i Comuni e le Province dell’Isola con il culo a terra?

Del resto, non sono quasi tutti del PD, i sindaci siciliani? Non hanno forse ricevuto l’ordine di tenere buoni ci cittadini, a cominciare dagli agricoltori, ai quali la politica ha rubato più della metà dei fondi europei 2007-2013 (la metà e forse più di 5 miliardi di Euro, tanto per gradire)? E non sono tutti del PD i commissari delle Province?

E non è il PD che comincerà ad alienare, nel silenzio generale (fa pure rima) i beni immobili di Comuni, Province e Regione?

Insomma, alla Faraona ci sono quelli che queste cose non le seguono. Ma ci sono anche quelli che queste cose le sanno. I parlamentari ascari che, in cambio delle briciole, consentono a Baccei di fare tutto quello che vuole.

Nulla di nuovo sotto il sole: nei primi anni del 2000 i parlamentari siciliani di centrodestra hanno consentito a Cesare Geronzi e a Gianfranco Imperatori di prendersi tutto il sistema creditizio dell’Isola. In cambio delle briciole. Oggi Baccei sta completando l’opera di spoliazione della Sicilia. 

I Siciliani, a questo punto, chiederanno: per quale motivo Faraone pensa di vincere le prossime elezioni regionali? Davvero i Siciliani non capiranno gli inganni perpetrati in questi anni?

La risposta è abbastanza semplice. Intanto Faraone pensa veramente di poter vincere. E, in ogni caso, se non vincerà lui con il suo PD, si augura che vinca il centrodestra che Gianfranco Miccichè. Alleati a Roma, Berlusconi e Renzi, in caso di ‘pericolo’, troverebbero anche un accordo per la Sicilia.

Già, il pericolo. Che in Sicilia, per ora, è rappresentato dai grillini. Che avranno difficoltà a battere due schieramenti – centrodestra e centrosinistra – pronti a collaborare per di non morire.

Su cosa si fonda il potere di centrodestra e centrosinistra, in Sicilia? Su una parola: lo schifo: lo schifo della politica.

Più fa schifo la politica, più i Siciliani si allontanano dalla politica disertando le urne.

Fino ad oggi il gioco ha funzionato. Dopo quattro anni di pessimo Governo Lombardo, alle elezioni regionali del 2012, è andato a votare meno del 50 per cento dei siciliani aventi diritto al voto.

Dopo la disastrosa esperienza di Crocetta, centrodestra e centrosinistra sperano che a votare vada meno del 40 per cento del corpo elettorale siciliano.

Questo concetto l’ha spiegato più volte il dottore Franco Busalacchi: al peggiorare del quadro politico siciliano aumenta la nausea degli elettori siciliani che non vanno a votare. E la vecchia politica, con pochi voti, si prende tutto.

Crocetta, nel 2012, è stato eletto con meno di 700 mila voti. Meno della metà di quanto ne dovrebbe prendere un presidente della Regione siciliana in condizioni ordinarie.

Attenzione: la vittoria dei grillini alle elezioni regionali del 2012 – vittoria nel senso che sono diventati il primo partito in Sicilia – è andato in scena con meno del 50 per cento di elettori siciliani aventi diritto recatisi nei seggi.

Che significa questo? Che se i Siciliani si svegliano – se cominciano a riflettere sulle bugie in scena alla Leopolda sicula – se si recheranno alle urne, insomma, centrodestra e centrosinistra verranno travolti.

Se raffrontiamo le elezioni regionali del 2008 con quelle del 2012 ci accorgiamo che, dal passaggio da un’elezione all’altra, il 20% circa di elettori siciliani non è andato a votare. Siciliani giustamente nauseati dal Governo Lombardo che si sono rifiutati di votare nel 2012. Parliamo di 600-700 mila elettori.

Basterebbe recuperare questi elettori – e provare a convincere i giovani che votare è importante, se si vuole liberare la Sicilia dai vari Renzi, Berlusconi, Faraone, Crocetta, Cracolici, Miccichè – per cambiare il corso delle cose.

I segnali positivi ci sono. La manifestazione del 30 Marzo, anche se non oceanica e con qualche sbavatura (i sicilianisti che hanno impedito la presenza di altre bandiere: sbagliato, ad esempio, avere imposto al movimento Insieme si può di non esporre il proprio simbolo), è stata importante.

Perché vedere i giovani – tanti giovani – parlare di una nuova Sicilia, senza ascari al Governo regionale e contro le prepotenze del Governo Renzi, è un fatto culturale di grande rilevanza politica e culturale.

Positivo anche il segnale di Palermo, dove la città si è ribellata all’imbroglio della ZTL.

Ricordiamoci che il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, fa parte della vecchia politica: infilare le mani nelle tasche dei cittadini per fargli pagare i tagli romani e della Regione (a propria volta ‘alleggerita’ da Roma) è un imperativo categorico del Governo Renzi.

La sconfitta della ZTL di Orlando è, indirettamente, una sconfitta del Governo Renzi, del quale Orlando è un paladino occulto.

Un altro segnale importante arriva dalla Magistratura.

I Siciliani possono contare su una Magistratura che li difende e li tutela. Ricordiamoci che il Muos di Niscemi, oggi, non è stato fermato da una politica che aveva venduto 5 milioni di Siciliani ai campi magnetici americani: il Muos è stato bloccato dalla Magistratura a tutela della salute di noi Siciliani.

E la Magistratura ha evitato ai palermitani la Ztl: un balzello odioso e illegittimo.

Anche questo è un messaggio importante. Anzi importantissimo, perché la salute pubblica e la legalità sono le precondizioni della vita civile.

Oggi ci sono le condizioni per un risveglio della Sicilia. Tocca a noi capire in chi credere e cosa fare. Cominciando con l’andare a votare in massa il 17 Aprile per il referendum contro le trivelle e poi di nuovo a votare in massa per cacciare la vecchia politica.

Foto tratta da ilnapoletano.org

 

 

 

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