L’Indipendentismo siciliano diventa un seminario dell’università di Palermo

4 aprile 2016

L’iniziativa è del Centro studi di documentazione delle lotte sociali in Sicilia Zabùt che promuove un ciclo di seminari sul tema: “La questione siciliana: identità e autonomie”. L’occasione per parlare dell’atteggiamento colonialista che lo Stato italiano tiene nei confronti della nostra Isola, dai ‘saccheggi’ finanziari e ambientali alle trivelle, dagli inceneritori di rifiuti alle industrie petrolchimiche. Per non parlare delle basi militari (Sigonella) e satellitari (Muos di Niscemi)

 

da Giulia Callari
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ogni anno, l’Università di Palermo, organizza dei seminari. Ma non solo l’Università lo fa: anche gli studenti si fanno carico di organizzarne dei propri seminari, autoprodotti. Anche quest’anno, infatti, il Collettivo Universitario Autonomo di Palermo, in collaborazione con il Centro studi di documentazione delle lotte sociali in Sicilia Zabùt, ha deciso di presentare (come avviene ormai da molti anni all’interno dell’Università di Palermo) un ciclo di seminari che, nello specifico questo secondo semestre del 2016, verte sul tema della questione siciliana. Titolo: “La questione siciliana: identità e autonomie”.

La partecipazione al seminario permette agli studenti della Scuola delle Scienze umane e del patrimonio culturale di aver attribuiti 3 crediti formativi inerenti al completamento dei crediti a scelta inseriti nel piano di studio.

Gli incontri si sono già svolti, e continueranno a farlo, ogni giovedì del mese di Marzo e Aprile, dalle 16.30 alle 19.00 locati tra l’Aula Magna e l’Aula Columba dell’edificio 12 (ex Facoltà di Lettere e Filosofia), siti all’interno della cittadella universitaria in Viale delle Scienze.

La necessità di dar vita a questo seminario, oltre alla possibilità di offrire un servizio agli studenti, è nata dal bisogno di porre in essere l’obiettivo di riscrivere e ribaltare le narrazioni di potere di una Sicilia sottosviluppata e arretrata a partire dallo studio e dall’approfondimento di cultura, tradizioni, lingua, storia e radici della Sicilia che risalgono a tempi lontani.

Riscrivere, quindi, la storia della nostra terra a partire da quel patrimonio di lotte per un’autodeterminazione sociale e identitaria spesso declinata sulla questione indipendentista.

Ora più che mai, sembra fondamentale recuperare tutte queste nozioni, spesso raccontateci soltanto attraverso i filtri del dominio sistemico, sempre teso a non studiare, celare, occultare e spesso negare la vera identità storica della Sicilia.

Che ci sia una storia da recuperare, è saputo; come può avvenire ciò? Decostruendo la stessa interiorizzazione di inferiorità generica e andando a sfatare tutte quelle letture che individuano il Sud come terra di sottosviluppo, socialmente ed economicamente inferiore rispetto al Nord che viene da essa continuamente rallentato economicamente.

Il ruolo che ha giocato nella storia il Sud è stato funzionale a quello dell’Italia industriale: funzionale è stata, appunto, l’immagine oppositivo/negativa del Sud arretrato, povero ed immobile, non ancora collocato all’interno delle dinamiche e dei processi della modernità, in contrapposizione al Nord.

In quella sede, quello che si è voluto, si vuole e si continuerà a voler fare è invertire totalmente i piani di lettura della realtà. Non si deve parlare di sottosviluppo, tanto prodigato, bensì di sfruttamento e di sperimentazione capitalistica di questa nostra terra.

Il primo esempio è possibile andarlo ad individuare nella centralità che ha il colonialismo, fatto di leggi speciali, di estrazione di risorse e di massimo sfruttamento territoriale ed umano.

Basti pensare a cosa sia diventata la Sicilia, soprattutto in questi ultimi anni di crisi: una terra di estrazione, di speculazione, distrutta, depredata, saccheggiata, financo militarizzata. Un’isola attraversata nella sua interezza (da nord a sud, da est ad ovest) da inceneritori, trivelle, industrie petrolchimiche, basi militari, termovalorizzatori, sistemi satellitari.

Insomma, scenari all’interno dei quali è sempre la Sicilia a prefigurarsi in linea rispetto ad un preciso progetto sistemico, come terra di conquista ed espropriazione territoriale e, adesso, anche come luogo di sperimentazione bellica da parte di tutte quelle superpotenze mondiali che continueranno a perpetuare guerre imperialiste che uccideranno e distruggeranno popoli e territori.

E’ per tutti questi motivi, e per tanti altri ancora, che i siciliani hanno spesso acquisito e manifestato una certa sensibilità alla tematica indipendentista. Spesso, però, tale sentimento è stato oggetto di strumentalizzazione elettorale, soprattutto da parte di quella destra partitica autonomista. L’obiettivo del ciclo di seminari è, invece, ricollocare e ricondurre il sentimento indipendentista alle resistenze dal basso, a quelle che si sono date ieri, a quelle che si stanno dando oggi e a quelle che si daranno in futuro.

Dalle occupazioni contadine delle terre al brigantaggio, fino ad arrivare a tutti quei movimenti che all’oggi lottano per l’autodeterminazione dei loro territori. Un’immagine da restituire alla Sicilia e ai siciliani, dove l’indipendentismo è stato percepito ed identificato come strumento di emancipazione e miglioramento delle condizioni sociali di un popolo che ha sempre lottato, nell’interezza della sua storia, contro il potere dominante.

E’ per questo che il Collettivo Universitario Autonomo ha deciso di impostare il ciclo di seminari sviluppando l’argomentazione e il dibattito lungo una serie di temi inerenti a lingua, cultura, tradizioni, storia, comunicazione sulla questione siciliana.

I sei incontri si volgeranno tutti i giovedì di Marzo e Aprile, all’interno di un arco di tempo bimensile.

– Il 10 marzo: presentazione di “La Sicilia tra autonomia e indipendenza” dai quaderni di Zabut, con Elio Di Piazza e Salvatore Giampino.

-Il 17 marzo: “Indagare la lingua siciliana” con il professore Giovanni Ruffino, docente di linguistica presso l’Università di Palermo.

-Il 31 marzo: presentazione del libro “L’invenzione della Sicilia”del professore Matteo Di Gesù, ricercatore presso l’Università di Palermo.

-Il 7 aprile: “Storie di Indipendenza in Sicilia” con Deborah Paci dell’Università “Ca’ Foscari di Venezia”, docente del dipartimento di studi linguistici e culturali comparati.

-Il 14 aprile: “Tradizioni popolari”con il professore Ignazio Buttitta, docente di storia delle tradizioni popolari presso l’Università di Palermo.

-Il 21 aprile: “Media e potere coloniale. La costruzione mediatica della subalternità e della inferiorità di un popolo”, con la partecipazione dei giornalisti Antonella Sferlazza e Giulio Ambrosetti de “I nuovi Vespri”, e Vincenzo Barbagallo collaboratore de “Il corriere del Mezzogiorno”.

La partecipazione ai seminari è libera e aperta a chiunque sia interessato ai temi trattati.

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