La Regione siciliana mette in vendita i propri immobili? Figuccia: “Sarebbero già in vendita beni demaniali. E circola una lista…”

31 marzo 2016

La Regione siciliana di Rosario Crocetta deve fare ‘cassa’. Dopo aver consentito al Governo Renzi di ‘depredare’ le finanze regionali – e dopo aver rinunciato agli effetti positivi di un contenzioso vinto in Corte Costituzionale (5 miliardi di Euro regalati a Roma!) – il Governo regionale cerca soldi. E da dove li vorrebbe trovare? Mettendo in vendita i beni dei Siciliani. L denuncia del vice capogruppo di Forza Italia all’Assemblea regionale siciliana, Vincenzo Figuccia

 

Sicilia in vendita a prezzi da saldi di fine stagione? Il dubbio – anzi, più di un dubbio – serpeggia nel mondo della politica siciliana. Da qualche tempo si parla con sempre più insistenza di mettere in vendita strutture rurali, terreni, abitazioni e persino costruzioni di grande valore storico della nostra Isola. Possibile?

Dal Governo degli ascari, si sa, c’è da aspettarsi di tutto. Le ex Province sono senza soldi. Dovrebbero aver pagato gli stipendi di Marzo ai circa 6 mila e 500 dipendenti (forse non tutt’e nove ci sono riuscite), ma già da Aprile potrebbero arrivare i problemi. Tanti Comuni sono in grandi difficoltà. I Forestali, come gli Asu, i precari e gli Ex Pip non sono ancora stati pagati.

Interi settori dell’Amministrazione regionale sono senza risorse. Semplificando, la manovra economica e finanziaria 2016 approvata dall’Ars, a causa dei tagli del Governo Renzi, quando è arrivata in Assemblea regionale, presentava un ‘buco’ di circa 3 miliardi di Euro.

Di questi, un miliardo è stato fatto sparire con i tagli orizzontali.

Sala d’Ercole ha poi tagliato altri 400 milioni di Euro. E siamo a un miliardo e 400 milioni di Euro.

Il Governo Renzi, bontà sua, ha restituito alla Regione 900 milioni di Euro. Impegnandosi a restituirne altri 500 dopo l’approvazione della manovra.

La manovra 2016 è stata approvata dall’Ars, ma dei 500 milioni di Euro di Roma non c’è ancora traccia.

A nostro modesto avviso, il Governo Renzi non ha alcuna intenzione di erogare questi 500 milioni di Euro alla Regione siciliana. Ne consegue che nella legge regionale di stabilità 2016 non solo ci sono tagli per un miliardo e 400 milioni di Euro circa, ma ci sono capitoli della legge finanziati con soldi ‘falsi’: cioè con risorse finanziarie che non ci sono perché Roma non li ha erogate!

In questo scenario non siamo stupiti che il Governo regionale cerchi di fare ‘cassa’ svendendo i beni immobili della Sicilia.

Affrontiamo l’argomento con il vice capogruppo di Forza Italia all’Ars, Vincenzo Figuccia, un parlamentare che segue con attenzione questa storia.

“Premetto che non ho notizie di prima mano – ci dice -. Ma posso affermare con certezza che di questo argomento si stanno occupando gli uffici dell’assessorato regionale all’Economia”.

Ci sta dicendo che i beni immobili della Sicilia sono nelle mani dell’assessore-commissario, Alessandro Baccei, inviato da Renzi in Sicilia?

“A me risulta di sì”.

Ma che beni vorrebbero vendere?

“Di tutto. Ci sono siti di interesse turistico e siti d’interesse culturale. E anche ambientale. Del resto, siete stati voi i primi a sollevare il ‘caso’ del Resort che dovrebbe vedere la luce a Torre Salsa con la presenza di una società austriaca”.

Ci sta dicendo che i beni immobili della Sicilia verrebbero venduti a società estere?

“Questo non posso dirlo, anche se non posso escluderlo. Quello che mi risulta è che sarebbero già in vendita beni demaniali. E dico di più: da qualche tempo mi dicono che, addirittura, giri una lista di beni. Un elenco di immobili rurali, ma anche storici, che potrebbero essere venduti”.

Il discorso riguarda il patrimonio pubblico regionale?

“Sì, ma non solo”.

Noi abbiamo ipotizzato che le nove Province – o ex Province siciliane – oggi in gravi difficoltà finanziarie potrebbero mettere in vendita i propri beni immobili…

“E avete visto giusto. Anche se, sulle ex Province, andrebbe fatto un discorso a parte”.

Ovvero?

“Insomma, lì la politica c’entra fino a un certo punto. Ci sono, è vero, i commissari inviati dalla Regione. Ma il ruolo preponderante, su questa e su altre questioni, potrebbe essere esercitato dagli alti burocrati, che in alcuni casi si muovono al di là della politica”.

Non è un bel quadro quello che lei dipinge.

“Sia chiaro che a me non piace osservare quello che sta succedendo. Non mi piace vedere un personaggio, che nessuno ha eletto – mi riferisco all’assessore Baccei – che oggi controlla i beni immobili della Sicilia. Politicamente mi sembra un fatto grave. E lo denuncio. Non escludo, nei prossimi giorni, di presentare un’interrogazione al Governo”.

Cambiamo discorso. Parliamo un po’ di Forza Italia in Sicilia. Secondo molti osservatori la recente due giorni di Berlusconi a Palermo non avrebbe sortito gli effetti sperati.

“Non mi sembra che le cose stiano così. Berlusconi rappresenta indubbiamente la nostalgia, ma anche la speranza di un rilancio del centrodestra in Sicilia. Del resto, le condizioni politiche ci sono: i fallimenti del Governo Crocetta sono sotto gli occhi di tutti. Per il centrodestra della nostra Isola si tratta solo di riconquistare la fiducia del nostro elettorato”.

Ha detto niente…

“Noi ci stiamo provando. E sono certo  che ci stiamo anche riuscendo; da qui al giorno delle prossime elezioni regionali l’obiettivo sarà già stato pienamente centrato. Berlusconi ha coinvolto l’area popolare, Musumeci e gli altri soggetti. Io sono ottimista”.

Nell’UDC ci sono movimenti. Sembra che a Giampiero D’Alia il centrosinistra stia un po’ stretto.

“L’alleanza tra UDC e centrosinistra è innaturale. E non ha portato fortuna allo stesso partito di D’Alia. Detto questo, mi auguro che l’UDC non decida di mettere in atto la vecchia politica dei due forni, pronto a scegliere l’opzione più conveniente. Mi auguro che partecipi con convinzione al rilancio del centrodestra per fare un vero Governo alla Sicilia”.

Quello di Crocetta non le sembra un vero Governo?

“Sono i Siciliani, oggi, in grandissima maggioranza, a pensare che Crocetta sia inadeguato. Tant’è vero che i primi a non volerlo ricandidare sono i suoi alleati”.

E di Gianfranco Miccichè che ci dice?

“Senza offesa per nessuno, bisogna ammettere che ha più autorevolezza di altri. Ha più capacità di aggregazione. E tra i dirigenti dei partiti gode di credibilità”.

Nello Musumeci a parte…

“I problemi tra Nello Musumeci e Miccichè sono ormai superati. Del resto, le persone intelligenti utilizzano gli errori del passato per costruire meglio il futuro. Miccichè è un grande organizzatore. Ed è dotato di grande intuito politico. Lui il lavoro lo sta facendo bene. Poi, è chiaro, dovranno essere coloro i quali sono impegnati nei territori a rispondere”.

Cioè ad impegnarsi per trovare il consenso tra la gente.

“Per l’appunto”.

E degli alfaniani che ci dice?

“Che debbo dire? In politica il perdono è complicato, ma possibile. C’è un bel ‘pezzo’ del nostro elettorato che non ha certo dimenticato la slealtà di Alfano”.

Ma la rottura tra Berlusconi e Alfano c’è stata, o è stata una sceneggiata?

“La rottura c’è stata, eccome se c’è stata! Alfano non ha avuto la capacità di aspettare. E’ ambizioso, forse un po’ troppo ambizioso”.

Dicono che Alfano e i suoi potrebbero rientrare dentro Forza Italia. E’ così?

“E perché no? Con chiarezza di intenti non ci dovrebbero essere problemi”.

Lei chi vede come possibili candidati del centrodestra alla guida della Sicilia?

“I nomi possibili non mancano. Serve un candidato competente, equilibrato, autorevole.”

Ad esempio?

“l tema non è il nome, ma il programma di una coalizione che parli di sburocratizzazione per i cittadini e le imprese, di progetti per creare lavoro e sviluppo e che restituisca al popolo siciliano la speranza per il futuro proprio e dei suoi figli.

Ma un nome potrebbe farcelo?

“Ripeto che non è questo il punto, potrei farne tanti, vediamo chi sarà più bravo a fare sintesi e a mettere d’accordo tutti, ma che soprattutto possa davvero lavorare per il bene dei siciliani. Nello Musumeci, Salvo Pogliese, Renato Schifani, Roberto La Galla potrebbero essere tutti dei buoni candidati. Se poi si dovesse decidere di valorizzare l’autonomismo e, perché no, anche le istanze indipendentiste che oggi tornano a vivere in Sicilia, farei una riflessione anche su Gaetano Armao”.

Voi di Forza Italia siete sempre in buoni rapporti con Armao?

“Ottimi rapporti. Di recente Miccichè gli ha anche chiesto di approfondire alcuni temi legati al Bilancio della Regione. Armao, in materia, è un grande esperto”.

Secondo lei chi candiderà il centrosinistra?

“Un renziano. Che sarebbe chiamato a recitare la parte dell’anticrocettiano. Sa, da quella parte hanno il grosso problema di far dimenticare ai siciliani i disastri combinati dall’attuale presidente della Regione e dalla sua Giunta. Insomma, metteranno qualcuno che dovrà manifestare la sua distanza da Crocetta”.

Lei ha tratteggiato il ritratto di Fabrizio Ferrandelli, vero e proprio artista della finzione scenica in politica…

“Guardi, se i dirigenti del centrosinistra fossero intelligenti dovrebbero candidare proprio Fabrizio Ferrandelli, ma non li faccio così intelligenti”.

 

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