Ci hanno trascinato in questa guerra, ma la Sicilia è per la pace

24 marzo 2016

Non può esserci guerra tra le persone civili. Sappiamo benissimo che, non essendo stati rispettati dallo Stato italiano, che non ha avuto difficoltà a destinare i nostri territori per l’installazione di strutture militari da parte di Paesi terzi – da Sigonella con i droni al Muos di Niscemi – proprio da questi Paesi terzi è difficile ottenere rispetto. Ma noi ce lo conquisteremo

Da che parte stiamo? Stiamo con l’Occidente? Qualcuno, forse non in perfetta buona fede, assistendo alle sollevazioni contro il Muos a Niscemi, i droni a Sigonella, o i caccia francesi a Birgi e quant’altro, potrebbe concludere che una parte di siciliani non condividerebbe la collocazione della Sicilia nell’Occidente.

Chiariamo. Noi non stiamo con l’Occidente, noi siamo l’Occidente, se è vero, come è vero, che la Sicilia, con i suoi poeti, i suoi tragici, i suoi matematici, i suoi storici, i suoi filosofi, i suoi scienziati ha dato un contributo elevatissimo alla formazione e all’affermazione della cultura, della bildung occidentale. Noi siamo Occidente, questo non è in discussione. In discussione sono ben altre cose.

Se qualcuno vuole coinvolgerci in uno scontro di civiltà, mettendo a repentaglio la sicurezza dei siciliani, sta  facendo un grosso errore. Anzi più di uno. Il primo errore è voler far credere che le civiltà siano portate a scontrarsi. Non è così, le civiltà si confrontano, se civiltà, prima di tutto è alla latina humanitas.

Non può esserci guerra tra le persone civili. Quello che noi siciliani chiediamo è rispetto. Capiamo benissimo che non essendo stati rispettati dallo Stato italiano, che non ha avuto difficoltà a destinare i nostri territori per l’installazione di strutture militari da parte di Paesi terzi, proprio da questi Paesi terzi è difficile ottenere rispetto. Ma noi ce lo conquisteremo, questo rispetto, pacificamente,  legittimamente. Così come lotteremo per la nostra sicurezza, nostra e dei nostri figli.

Per almeno due motivi; primo, perché in caso di tragedie  che ci colpiscano per rappresaglia nessuno potrà dire, come fu al tempo del fascismo per i bombardamenti alleati, che noi siamo stati complici, con la nostra acquiescenza e la nostra partecipazione alle “adunate oceaniche”; e in secondo luogo perché in tutto il mondo si sappia che, se sarà accaduto, non sarà accaduto in nostro nome.

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