I terroristi dell’ISIS? Sono fantasmi che camminano pronti a immolarsi per la loro causa. E chi li può fermare?

23 marzo 2016

Chi è pronto a sacrificare la propria vita per eliminare i propri nemici ha un grande vantaggio su chi non ha alcuna intenzione di morire. Si sono mai chiesti Hollande e un’Unione Europea di pugili suonati perché questa gente ha maturato un odio così profondo verso l’Occidente, così profondo da togliere a queste persone persino l’istinto per la vita? 

 

La reazione del pugile suonato, quando squilla il campanello di casa, è sempre la stessa. Credendo che si tratti della campanella che annuncia la ripresa dell’incontro di boxe dove lo stanno massacrando, si alza faticosamente in piedi e comincia a boxare contro il nulla.

Chi gli somiglia? Vediamo.

Chi volesse conoscere la mia reazione alle stragi di Bruxelles può rileggere, o leggere ex novo, il pezzo che scrissi  per la strage del Bataclan a Parigi pubblicato su questo blog (lo trovate qui). A identiche circostanze, identiche reazioni, ma con l’ovvia e scontata aggravante che sono passati mesi e niente è cambiato, se non il luogo degli attentati.

Cinismo? Forse, ma che altro è il cinismo se non realismo corroborato dalla reiterazione?

Chi poi volesse sapere perché gli Stati europei non fanno nulla per risolvere il problema alla radice può risentire le interviste ai passeggeri negli aeroporti sottoposti a vessanti e stringenti controlli di sicurezza. Sono comprensivi, pazienti, sono sereni perché dicono, tutto viene fatto per assicurare e favorire la loro maggiore sicurezza possibile. Un altro giro di vite. Devo andare avanti?

Ma sì, avanti, avanti. Lo scopo dei governi non solo europei è di stringere gli attribuiti dei propri cittadini in una morsa sempre più  atroce, sicurezza in cambio della cessione di quote di libertà. Ma poi, è vera sicurezza? Stando a quello che succede direi proprio di no.

Perché gli Stati e i governi, tutti, dolosamente, trascurano alcune cose. La cosa, decisiva, che hanno di fronte persone che non tengono in alcun conto la propria vita. Per cui, in qualunque momento, in qualunque punto delle città, chiunque, all’apparenza uno qualunque, può farsi saltare in aria.

E’ un salto in avanti sconvolgente: come si può contrastare? Chi dice che siamo in guerra o è stupido o in mala fede. In guerra si fronteggiano soldati che tengono in conto nella stessa misura la propria vita. Qui il nemico è composto di morti che camminano, di fantasmi che, quando si materializzano, è già troppo tardi. Non c’è prevenzione, non c’è sicurezza che bastino. I rimedi sono altri, si trovano lontano dall’Europa e politici e governanti lo sanno bene. Non sono tutti scemi.

Si è mai chiesto Hollande o chi per lui perché una persona riesce a vincere il suo istinto di sopravvivenza, il più potente istinto dell’animale umano e si fa saltare in aria? Io credo di no, anzi sono convinto che se qualcuno ha cercato di spiegarglielo, quegli lo avrà allontanato con fastidio. Meglio ascoltare la lusinghiera, concreta voce dei generali e dei servizi segreti che, giocando sporco e in malafede gli promettono di  consegnarli una popolazione sottomesse e  impaurita.

Se lo è chiesto la politica europea quanta dose di disperazione e di odio, di umiliazioni e di sofferenze è necessaria per diventare preda di una predicazione intrisa di odio e violenza e farsi saltare in aria? Lo sanno Hollande e i suoi simili che la quasi totalità dei terroristi è fatta di cittadini europei, che i migranti non c’entrano niente?

Lo sanno, lo sanno, ma per i loro obbiettivi la cosa è irrilevante, così come non contano le vite di quei disgraziati a cui tocca di morire. Sono un prezzo fisiologico, sono vite sacrificabili all’altare di una politica che fa più orrore delle bombe e dei lacerti umani sparpagliati sui marciapiedi della nostra civile Europa.

Parigi brucia, ma l’Occidente non farà nulla di serio

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